giovedì, Aprile 25, 2024

Toto Wolff CEO di Liberty Media? Ferrari si oppone

Manca poco più di un mese e mezzo al primo atto della stagione 2020 di Formula Uno. Con la prima giornata di test spagnoli (19 febbraio, nda) vedremo finalmente in azione le dieci vetture che si daranno battaglia sulle 22 piste del prossimo campionato. In questa fase, coi motori silenti e con i tecnici alla frenetica definizione degli ultimi dettagli delle creature che inizieranno ad essere svelate a febbraio, tengono banco questioni relative alla sfera politico-organizzativa. Se la partita sui regolamenti 2021 è ancora aperta (leggi qua), c’è una altro tema che da caldo potrebbe farsi, nei mesi prossimi, bollente. La questione è grossa perchè coinvolge direttamente i vertici di chi il brand F1 lo detiene, ossia Liberty Media.

Chase Carey, fino a questo momento, ha fatto un buon lavoro per conto della proprietà americana visto che ha centrato gli obiettivi richiesti: espansione dei mercati coinvolti e definizione di regole tecniche che favoriscano lo spettacolo. Ma c’è chi pensa e ritiene che un ruolo così delicato debba essere occupato da un personaggio nato e cresciuto nella massima categoria del motosport. Un dirigente, insomma, che abbia memoria storica del settore e, contestualmente, che abbia contezza delle dinamiche, dei problemi e delle sfide che la Formula Uno si trova ad affrontare. Il nome caldo in tal senso è quello di Toto Wolff. Più di una fonte, infatti, ha fatto riferimento al team principal austriaco che è stato uno degli artefici del dominio Mercedes degli ultimi sei anni. Ma è proprio la provenienza da una scuderia così importante che fa storcere il naso a qualcuno. Il timore è che si possa imporre un serio conflitto di interessi che possa minare il normale svolgimento della vita del Circus iridato.

Toto Wolff CEO di Liberty Media? Ferrari si oppone
Chase Carey, ceo Liberty Media

E chi, più di ogni altro, allontana con forza l’idea di vedere un uomo-chiave della Stella a Tre Punte guidare la Formula Uno nella sua interezza? La risposta è scontata: la Ferrari. A prendere parola sull’argomento è stato nientepopodimeno che Louis Camilleri, amministratore delegato dell’azienda modenese. “Credo che chiunque sia stato un membro attivo di un team importante come la Mercedes – ha esordito il manager nativo di Alessandria d’Egitto – non possa diventare avere un ruolo di così grande responsabilità in F1. Si creerebbe un evidente conflitto d’interesse. Ecco perchè, personalmente, non credo che sia una cosa buona“.

Camilleri, pur non facendo esplicitamente il nome di Wolff, proprio a quest’ultimo si riferisce. Pur ammettendo che al vertice di Liberty Media servirebbe un uomo che conosca il motorsport, loda comunque l’opera sin qui svolta da Carey e allontana l’idea di eleggere un candidato troppo legato ad una squadra in particolare: “Chase ha fatto un ottimo lavoro anche se non proviene dal settore automobilistico. Per quanto riguarda il futuro mi rendo conto che LM abbia bisogno ancora di un CEO. Anche se sarà Greg Maffei (il proprietario del colosso americano) a decidere l’eventuale successore di Carey credo che penserà ad un uomo non legato ad un team. Se fosse nominato, ad esempio, Binotto non credo che le altre squadre sarebbero troppo felici“.

La questione è quindi delicata e per tal ragione la decisione va presa con giudizio ed equilibrio. Potrebbe la Ferrari usare il diritto di veto su questo decisivo argomento? La risposta è no perchè si tratta di un istituto adoperabile su questioni meramente tecniche. Ancora Camilleri: “Il veto è uno strumento di ultima istanza. Siamo per il confronto e spiegheremo la nostra posizione a Liberty Media. Avremo una conversazione costruttiva con Greg Maffei“.

Tutta questa vicenda potrebbe rivelarsi la proverbiale tempesta nel bicchier d’acqua. Per tre ragione, a mio modo di vedere. La prima è la più elementare: visto che a decidere è Maffei e considerato che il lavoro di Carey pare particolarmente apprezzato, non è detto che il baffuto dirigente statunitense venga rimosso al termine della stagione 2020. Per ora siamo al chiacchiericcio, ma non v’è alcuna certezza che gli americani abbiano deciso di procedere al rimpasto. L’idea secondo cui debba essere un uomo di pista a mettere le mani su Liberty Media è una concezione molto europea e tradizionalista che la nuova proprietà ha dimostrato, sin dal primo giorno in cui si è insediata dopo l’acquisto dalla mani di Bernie Ecclestone, di sposare mal volentieri. Carey, dunque, potrebbe addirittura rappresentare una linea di continuità che sarebbe la garanzia del proseguimento dell’ondata rivoluzionaria che dal 2021 prenderà ufficialmente piede.

Seconda motivazione che dovrebbe suggerire alle squadre di dormire sonni tranquilli è quella che scaturisce dalla storia recente. Jean Todt, in Formula Uno, ha legato il suo nome alla Ferrari: oltre dieci anni di permanenza nel team di Maranello, una serie spaventosa di vittorie. Eppure, da quando il francese è diventato numero uno della FIA, nessuno ha percepito il soffiare di un “vento ferrarista”. Il motorsport, evidentemente, ha sviluppato una serie di pesi e contrappesi regolamentari che evitano che un dato uomo possa spostare l’ago della bilancia verso una squadra piuttosto che un’altra. Lo stesso succederebbe se Wolff, Binotto o chicchessia si sedesse sulla scranno di CEO di Liberty Media.

L’ultima evidenza da sottolineare è di carattere amministrativo. Toto Wolff, candidato in pectore al trono di LM, non è un semplice team principal. Di Mercedes, infatti, è anche azionario. E non di un piccola parte visto che detiene il 30% del pacchetto Mercedes AMG F1. Un’eventuale commiato al proprio team comporterebbe innanzitutto la cessione delle sue quote. Cosa che al momento pare abbastanza improbabile anche perchè la firma del Patto della Concordia da parte del team anglo-tedesco è molto vicina dopo le schermaglie autunnali (leggi qui per approfondire). Non solo: Ola Kallenius, amministratore delegato di Daimler AG, ha lasciato intendere che l’impegno di Stoccarda sarà garantito almeno fino al 2025 compreso. Elementi che fanno ritenere che Wolff possa restare incollato al suo ruolo in seno alla squadra.

Toto Wolff CEO di Liberty Media? Ferrari si oppone
Mattia Binotto e Toto Wolff

Quelle di Camilleri, dunque, sono parole che suonano come un naturale monito in un processo decisionale che potrebbe addirittura non avviarsi. Nel caso in cui, invece, Liberty Media decidesse di giubilare Chase Carey ecco che la Ferrari, agitando mediaticamente le acque, avrebbe già ottenuto il risultato di bruciare il nome di Toto Wolff. Una mossa sagace quella del dirigenei ferrarista che però potrebbe avere una controindicazione: inimicarsi uno dei team più forti e politicamente influenti che, a mezzo forniture power unit, controllerà di fatto quattro squadre dal 2021. Una buona assicurazione quando servirà spostare voti.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Arcari Alessandro, Mercedes, F1

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