Formula 1

Carey cuore d’oro: dona un milione di dollari al progetto “We race as one”

Durante i mesi di lockdown la Formula Uno ha navigato in acque tempestose: la crisi finanziaria che ha colpito diverse scuderie, il tortuoso processo che ha condotto alla definizione del budget cap e la riscrittura delle regole tecniche per gli anni a venire hanno creato continue tensioni che, fortunatamente, stanno stemperandosi con l’appropinquarsi dell’inizio del Mondiale (il conto alla rovescia dice -7 giorni al primo semaforo verde). Ma non sono stati questi i soli argomenti caldi. Nelle ultime settimane, difatti, il mondo del motorsport ha iniziato a spaziare sui più disparati temi di attualità. Imbeccato da un Lewis Hamilton che incitava il suo ambiente di lavoro a prendere posizione sui fatti di cronaca nera americani e, più in generale, sulla questione inerente al razzismo, colleghi e dirigenti hanno reagito all’assist del Campione del Mondo in carica con una serie di messaggi solidali e con azioni concrete il cui prodotto più evidente è la campagna “We race as one” che pare stia particolarmente a cuore al grande boss Chase Carey. Come vedremo in seguito.

Molteplici gli scopi che l’iniziativa si propone. Tra questi quello di creare un ambiente più aperto e democratico nel quale cadano definitivamente argini e barriere – a partire dalle categorie propedeutiche – col fine di annullare la discriminazione e consentire la massima mobilità sociale all’interno dei campionati organizzati sotto il segno della FIA. Un target parecchio ambizioso che per essere raggiunto ha bisogno di una puntuale e sistematica organizzazione. Che i vertici della FIA e di Liberty Media stanno costruendo con certosina e maniacale cura. Sarà creata, a tale scopo, una vera e propria task force che dovrà studiare e approntare le più efficaci strategie per aumentare la diversità e l’inclusione nella varie serie. Non sono tra i piloti, ma anche e soprattutto tra tecnici e meccanici. Un qualcosa che incontra i propositi della Lewis Hamilton Commission, un’associazione lanciata dal pilota anglo-caraibioco che, col supporto della Royal Academy of Engineering, si occuperà di aiutare i giovani studenti di colore di facoltà matematiche e ingegneristiche ad entrare nel mondo della Formula Uno. L’iniziativa è rivolta a coloro i quali non hanno alle spalle una famiglia in grado di supportare le spese necessarie alla loro formazione.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG

Questi lodevoli progetti, per funzionare, hanno bisogno di fondi. E’ stato Chase Carey in persona a sbloccare la situazione con una donazione di sua tasca di ben un milione di dollari per dare il La ad un ingranaggio che altrimenti non avrebbe iniziato a girare. “Sappiamo perfettamente che la F1 deve essere più inclusiva e diversificata ha detto il baffuto dirigente – E’ nostro obbligo fare di più e per questa ragione istituiremo un gruppo di lavoro per fare in modo che vengano trovate tutte le necessarie e corrette iniziative per raggiungere gli scopi che ci siamo prefissati. Vogliamo assicurarci di dare alle donne e agli uomini di qualsiasi provenienza le più ampie possibilità di lavorare nella Formula Uno. Sesso, etnia, orientamenti sessuali e abilità fisiche – ha chiuso Careynon devono essere una discriminante per far accedere qualcuno nel nostro mondo”.

E’ positivo che dall’area statunitense arrivino queste indicazioni. Proprio perché è quello il Paese dal quale, a causa dell’assassinio di George Floyd avvenuto lo scorso 26 maggio, è partita una più che legittima ondata di indignazione che ha portato un mondo essenzialmente conservatore a destarsi e a reagire. Anche se c’è una base che, negli ultimi tempi, mostra un certo spirito reazionario che si oppone a questa nuova veste più aperta che la F1 intende darsi. Lo stesso Hamilton è stato oggetto di accuse ed è stato messo al centro di polemiche create ad arte da chi reifica lo status quo e sostiene che né un pilota, né la categoria che lo ospita, dovrebbero occuparsi di questioni così grandi. Un modo di vedere le cose molto riduttivo e che lascia onestamente perplessi. Ogni iniziativa, da chiunque venga intrapresa, atta a limitare fenomeni beceri come il razzismo, il sessismo, l’omofobia e ogni altra forma di discriminazione è da prendere con favore. Per fortuna queste spinte a mantenere lo status quo sono limitate. Si spera che negli anni siano sempre più flebili. Fino a sparire del tutto per trasformarsi in un brutto ricordo.

Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes

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Diego Catalano