Analisi on board Hamilton – Monaco 2021: Pessime qualifiche e strategia suicida per un opaco settimo posto

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Analisi on board Hamilton – Monaco 2021: Pessime qualifiche e strategia suicida per un opaco settimo posto

Monaco doveva essere, sulla carta, un Gran Premio difficile. Le iniziali premesse sono state confermate dai fatti. Lewis Hamilton ha sofferto sul budello del Principato sin dal sabato, quando ha preso, insieme al suo team, delle decisioni che l’hanno portato ad avere un assetto piuttosto instabile. La W12 n°44 ha “ballato” parecchio sui cordoli monegaschi e si è differenziata nel comportamento rispetto alla vettura gemella che, tutto sommato, almeno in qualifica, ha mostrato di potersela giocare per il bottino grosso.

Con queste premesse – e con un Verstappen in prima fila – il Campione del Mondo in carica ha disputato una gara che si è dipanata tra la voglia di recuperare lo svantaggio in griglia e la necessità di limitare i danni in attesa di tracciati più favorevoli. Cosa nella quale gli uomini di Brackely non sono riusciti andando incontro ad un GP sciagurato e nel quale sono stati commessi troppi errori strategici che, de facto, hanno consegnato su un piatto d’argento la testa di entrambe le classifiche ai rivali designati della Red Bull.

Come sempre diamo uno sguardo quadro generale delle condizioni ambientali si svolgono le operazioni. Il cielo è sereno, con temperature in linea con i valori medi del periodo: 20°C circa l’aria, 42 per l’asfalto. Il vento è un leggera brezza che soffia placidamente a 1 km/h. Hamilton monta penumatici a mescola morbida, così come gli avversari che occupano le prime dieci piazzole. Montecarlo, su questo aspetto, è poco esigente. Ecco perchè nessuno dei top 10 ha provato a passare la tagliola della Q2 con gomme medie.

Il primo colpo di scena di un GP sicuramente non esaltate in termini di azione e di spettacolo lo si ha prima che la pit lane venisse chiuse: la vettura di Leclerc lamenta problemi alla trasmissione. Si tratta dei postumi del botto alla Piscine del sabato. La Ferrari n°16 non potrà essere della partita. Hamilton scala dunque in sesta piazza. Un piccolo segnale di speranza che non sarà concretizzato nei 78 giri di gara. L’analisi, come da tradizione, s’avvia con il countdown imposto da Peter Bonnington prima del giro di schieramento. Ai 45 secondi vengono tolte le termocoperte. Ai quindici secondi s’innesta la prima marcia e salgono leggermente i giri motore.

Hamilton effettua il giro adeguandosi al ritmo di chi lo precede non essendo stavolta il battistrada del gruppo. Sul rettilineo di partenza arrivano le solite frenate-accelerazioni per mettere nella giusta finestra le coperture posteriori. Quando è nella sua piazzola, a sinistra della griglia, Bono annuncia da prassi: “Last car approaching the grid“. E’ il segnale che la procedura dello start è imminente. Al via Lewis deve difendersi da Sebastian Vettel e, contestualmente, cercare di avere subito la meglio su Pierre Gasly che lo procede. Questo sempre restando attenti a non fare ulteriori danni in un GP che nasce sotto una stella non proprio luminescente.

Lo scatto è pulito, tanto da dare la sensazione che possa determinare il sorpasso ai danni della Alpha Tauri del francese. Ma poco prima di impostare Santa Devota, Hamilton alza leggermente il piede per evitare di avvicinarsi troppo alla McLaren di Lando Norris. Il tentativo resta un’intenzione appena abbozzata: Hamilton sulla salita che porta al Casinò non può che accodarsi alla vettura bianco-blu per iniziare i suoi 78 giri in cui imparerà a conoscere nel minimo dettaglio il retrotreno della AT02.

Al terzo passaggio Peter Bonnington avvisa, tra un distacco e l’altro, che il DRS è abilitato. Nel dipanarsi della gara, l’ingegnere avverte costantemente del gap da Verstappen, segno che il team è concentrato sulla gara dell’olandese. E, ad un certo punto, la cosa è chiara:

Al decimo passaggio è già palese il ritornello del GP: cercare di superare, magari con un undercut, la vettura di Faenza. Nel frattempo il gap sulla settima posizione occupata da Vettel cresce. Ma i fatti, più tardi, diranno che il team ha sottovalutato il tedesco che befferà sia Hamilton che Gasly.

C’è ben poco da raccontare dei giri che Hamilton effettua alla spalle di Gasly. Bono continua ad annunciare i distacchi dal francese e dalla Red Bull che guida la gara. Hamilton resta abbastanza silenzioso. AL giro 16 viene chiesto un Balance Check con susseguente comando DASH Postion 6. Si agisce sul differenziale per adeguare il comportamento della monoposto a serbatoi più scarichi e a gomme che vanno usurandosi.

Serve una scossa, un qualcosa che possa aiutare a sparigliare le carte e togliere il britannico dal tappo della Alpha Tauri. A Monaco c’è un sol modo per fare questo: fermarsi. Alla tornata 23 Bono si apre in radio con un messaggio tra il criptico e il premonitore e dice che qualcosa, di lì a poco, potrebbe accadere. Schermaglie verbali che solitamente preludono ad un cambio strategico. Inizia la fase chiave della gara di Hamilton:

Al passaggio 26 il gap da Gasly è di 1.4 secondi. Lewis fatica a restare in zona DRS. O forse lo fa di proposito perché, appurato di non avere il passo per sopravanzare il rivale, preferisce non stressare le coperture. Che appaiono ancora in ottimo stato. Poco prima della sosta, al giro 29, arriva un’indicazione sullo stato della gomma anteriore sinistra. Bono parla di graining da ripulire per ritrovare passo, ma le immagini smentiscono lo stato d’usura della gomma. Probabilmente è il solito messaggio cifrato per avvisare il pilota che il pit stop è imminente.

Passano poche curva e la chiamata arriva: “Box to opposite Gasly“. Si tenta l’undercut sul francese.

Bono comanda modalità endotermica STRAT 11 avvisando che il giro di uscita è critico. Evidentemente si dà meno potenza endotermica per gestire meglio il riscaldamento delle gomme che è sempre un momento difficile per la W12. Forse anche questo è alla base del mancato sorpasso sulla Alpha Tauri. Va sottolineato che sulla salita che porta al Casinò Hamilton zigzaga vistosamente per mandare nella giusta finestra gli penumatici a mescola dura. Altri decimi di secondo preziosissimi persi nel duello col francese.

Gasly “pitta” nella tornata succedanea ed esce, in maniera piuttosto beffarda, dinnanzi al 44. Che si apre in radio lamentandosi con forza:

Lewis non riesce a sfruttare le gomme fredde della AT02 e deve accodarsi suo malgrado. Ma il peggio deve ancora arrivare. Al giro 32 un sornione Vettel che si stava godendo il duello tra i due entra ai box e, alla ripartenza, forza la mano sul francese prendendosi la posizione. Hamilton, che nel frattempo viene avvisato dei problemi di Bottas, si trova sopravanzato anche dal rivale tedesco. Una beffa clamorosa che manda in bestia il campione del mondo:

La gara del britannico è diventata un incubo per una strategia oggettivamente del tutto sballata. L‘undercut a Montecarlo non paga e le due posizioni perse lo rammentano chiaramente. Hamilton è irritato e diventa particolarmente loquace lamentandosi della sosta anticipata:

Bono risponde rassegnato e impone STRAT 7. Ormai il GP è compromesso. E la situazione si fa ancora più drammatica quando Sergio Perez, che ha allungato a dismisura il suo primo stint, si piazza in quarta posizione dopo il pit stop al giro 35 relegando la W12 dell’inglese in un’anonima settima piazza che manterrà fino alla fine della gara. Hamilton, particolarmente agitato, chiede conto al suo ingegnere della strategia errata e, incredulo, domanda ancora se Perez è davanti:

A metà gara la situazione è la seguente:

Hamilton si ricorda del compango di squadra e chiede a Bono dove si trovi. Non c’è reazione quando apprende del ritiro. Sicuramente sapere di essere in P7 nonostante Valtteri non sia più della partita non avrà messo di buon umore il campione del mondo che, constata l’impossibilità di cambiare le sorti della gara, segue la AT02 di Pierre Gasly senza mai dare la sensazione di poterlo passare.

Passano lunghi giri senza una sola comunicazione radio finchè, al passaggio 40, Bono ammonisce che la gomma posteriore destra presenta qualche parametro anomalo. Si riscontra probabilmente una temperatura fuori finestra. Nulla di grave. Hamilton non accenna risposta ma nelle tornate successive alza leggermente il ritmo per far rientrare l’anomala condizione. Il distacco da Gasly, arrivato a superare i tre secondi, si ricuce immediatamente. Ma permane l’impossibilità di tentare una sortita.

C’è ben poco da narrare in questa fase ormai sedimentata: Verstappen ha la gara in pugno col bottino di 25 punti, gli altri cinque piloti davanti hanno effettuato la loro sosta. L’unica cosa da poter provare, se il distacco lo consente, è aggiudicarsi il giro veloce fermandosi e montando una gomma soft. La condizione si matura verso la fase finale di un GP particolarmente stanco. Alla tornata 60 Lance Stroll effettua una sosta. Quindi il vantaggio di Hamilton passa dai due secondi agli oltre 20 al giro 61.

E’ il preludio all’ultimo fatto meritevole di essere riportato. A dodici giri dal termini Bono spiega che esiste il margine per organizzare l’operazione giro veloce. Hamilton risponde quasi infastidito sottolineando poi che ha bisogno del punto. Ecco il passaggio:

La chiamata arriva a fine giro 68.

Bono comunica che il giro veloce deve essere fatto immediatamente e che non ci sarà tempo necessario, a meno di dieci giri dal termine, di chiudere il gap da Gasly. Nessuna replica da parte di Hamilton che pizza il fastest lap al passaggio 70 in 1’12”909 che è anche il record della pista in gara per il tracciato monegasco. Da notare che Lewis non sfrutta alcun particolare settaggio né dell’endotermico né della parte ibrida. Il giro veloce arriva grazie a gomme fresche e pilotaggio.

Bonnington avvisa dell’avvenuto giro rapido in una serie di comunicazioni molto disturbate dalla quali non si riesce ad evincere la risposta del pilota che, nei toni, appare comunque stizzita. Non può che essere così visto che ha subito la perdente strategia imposta dal team e che vede la testa della classifica sfuggirgli dalle mani.

Gli ultimi giri vengono effettuati in controllo. Il ritmo si abbassa poiché è chiaro che nessun altra vettura tra le prime dieci può provare a prendersi il punto suppletivo considerando i distacchi. Infatti Hamilton chiede se c’è il rischio che qualcuno faccia il “FL” e Bono lo rassicura: “We don’t think so” la risposta del tecnico. La gara si avvia alla conclusione. Passata la linea del traguardo al termine dell’ultimo giro Bonnington commenta un GP di Monaco condotto al di sotto delle aspettative e per il quale si scusa

La risposta di Hamilton non arriva. Il giro di rientro è condotto alla solita velocità limitata ed in un silenzio tombale. Non mancano i cenni di saluto al pubblico, ma la totale assenza di commenti da parte del campione del mondo fa rumore.

Lewis Hamilton arrivava nel Principato con un vantaggio abbastanza pingue: erano 14 le lunghezze che lo distanziavano da Max Verstappen. Dopo una domenica passata a dannarsi in auto senza cavare il proverbiale ragno dal buco, la situazione si è del tutto ribaltata: ora l’olandese guida la classifica con gap di quattro punti. Nulla che possa far ritenere che i giochi siano chiusi, ci sono ancora 17 gare da disputare e di anomale come Monaco se ne vedono ben poche all’orizzonte. Ma ciò che è cambiato è l’inerzia del campionato che ora spinge la Red Bull che tenta la fuga sulle ali dell’entusiasmo.

Questo abbrivio di mondiale ha chiaramente detto che Mercedes sotto pressione ha perso lucidità. Strategie non sempre convincenti ed errori ripetuti ai box (con quello di domenica è il terzo episodio dopo Bahrain e Imola che un dado fa le bizze, nda) stanno mettendo a nudo un aspetto mai visto nelle sette precedenti stagioni. La tensione è altissima nel motorhome AMG e una pronto riscatto è richiesto sin da Baku, GP che si disputerà domenica 6 giugno.

Attenzione anche alla vicenda felexi-wing che potrebbe prepotentemente entrare in ballo nella lotta per il titolo. Toto Wolff ha praticamente preannunciato proteste formali ai commissari guidati da Nicholas Tombazis se già dovessero rivedersi strane flessioni delle ali posteriori della RB16B. Un mondiale si vince anche con queste sottigliezze e dopo una serie di errori tecnici e strategici, Mercedes non è più disposta a lasciare nulla al caso. La lotta continua. In ogni sede.

Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1TV