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F1 2022: la fabbrica di plastica

F1 – Una festa tanto attesa. A vuoto. Questa è la sensazione che permane dopo aver visto la “nuova” Red Bull RB18. Non che non fossimo preparati. Helmut Marko, uno che proprio non conosce l’arte della menzogna, l’aveva specificato a chiare lettere nei giorni addietro: “La vera RB18 la vedrete solo a Barcellona“. Così doveva essere, così è stato.

Nonostante ci aspettassimo che nessun particolare succulento venisse mostrato, non potevamo immaginare che l’happening fosse un contenitore vuoto preceduto da un’hype smodata e da una cerimonia oggettivamente inutile e pure troppo pomposa. Due presentatori ad introdurre Max Verstappen, Sergio Perez e Chris Horner per celebrare un festeggiato in contumacia.

La (probabile) livrea della Red Bull RB18

Le frasi di circostanza sull’epilogo del mondiale 2021 ve le risparmiamo perché le avrete già lette in ogni salsa. Così come evitiamo di riportare le parole, a questo punto imbarazzanti, del team principal inglese che, mostrando la creatura virtuale, ha spiegato per sommi capi quali fossero i nuovi principi tecnici che Adrian Newey aveva osservato per concepire la vettura. Peccato che il modello che campeggiava davanti ai cinque è la solita show car che la FIA ha introdotto ormai un paio d’anni fa e di cui, diciamolo senza filtri, ne abbiamo le scatole stracolme. Sarebbe pure giunto il momento di smetterla con questa stucchevole pantomima.

Ma gli uomini di Milton Keynes sembrano essere diventati dei grandi attori. Nella pausa invernale avranno appreso il metodo Stanislavskij vista l’empatia che provavano col modello farlocco che, dopo la cerimonia di cui sopra, ha avuto anche una “coda social” realizzatasi in una sorta di breve approfondimento col direttore tecnico ex Williams a girare intorno alla monoposto ferma per spiegarne i principi aerodinamici. Quando è giunto al retrotreno, per chi ha occhi attenti, si è trovato a disquisire dinnanzi ad un alettone che non era nemmeno dotato del DRS. Prova provata che là in mezzo c’era un manichino verniciato con i colori 2022. Null’altro. Che imbarazzo.

Onore, da questo punto di vista, alla Haas che, pur non svelando tutti i dettagli del proprio progetto 2022, si è almeno degnata di anticipare le macro-linee che costituiranno la base evolutiva della VF22 disegnata dall’ex Ferrari Simone Resta.

Haas VF22

Un unvealing che non ha svelato nulla sul fronte tecnico quindi. Le uniche novità di rilievo investono la sfera prettamente commerciale. A primo impatto notiamo l’assenza di ogni riferimento al motorista Honda il cui nome, l’anno scorso, occupava tutto il main plane dell’alettone posteriore. Spariti anche i loghi della Grande H che, come spiegato da Toyoharu Tanabe qualche settimana fa, potrebbero invece continuare a far capolino sui coperchi della testata del V6 che continuerà ad essere prodotto in quel di Sakura. Singolare che non ci sia alcun riferimento al reparto powertrains della stessa Red Bull. La cosa fa pensare che anche questa livrea possa essere temporanea. E dice, senza ombra di dubbio, che gli anglo-austriaci restano incatenati all’orbita HRC.

Ad occupare grande spazio è ora lo sponsor Oracle che da quest’anno dà “il titolo” al team. Infatti la trasformazione più evidente è quella relativa al naming: Red Bull Racing muta in Oracle Red Bull Racing. La multinazionale del settore informatico, con sede nella Silicon Valley a Redwood, California, specializzata nella creazione di software e nell’implementazione di tecnologia per database e sistemi di ingegneria cloud, pare che abbia sborsato una cifra mostruosa per anteporre il proprio marchio a quello delle famose lattine di sostanza energizzante dal dubbio sapore. Dovrebbero essere 500 i milioni di dollari che il colosso informatico offrirà alla compagine di Dietrich Mateschitz per i prossimi cinque anni.

Ecco che lo show messo su ieri sera è sembrato un enorme assist al munifico sponsor. Una necessità prettamente commerciale che nulla ha a che vedere con la tecnica e, siamo onesti, poco c’entra con la F1 a cui siamo abituati. Capiamo l’esigenza di non mostrarsi “nudi” ai rivali, ma basterebbe essere onesti su cosa si voleva e doveva fare. Ascoltare Verstappen disquisire di questioni relative al driving indicando un modellino fasullo è stato degradante. Per il pilota, per i tifosi, per noi che questo sport proviamo a raccontarlo.

Da quando Liberty Media ha acquisto la categoria sembra che sia partita una sorta di virtualizzazione forzata che investe sia la pista sia i momenti come questo che sono ritenuti dai tifosi, a giustissima causa, solenni. Ci hanno rubato la sana tensione. La più grande rivoluzione che la categoria abbia conosciuto nella sua storia svilita ad una rappresentazione vacante. E c’è il timore che oggi accada lo stesso con Aston Martin. E ancora domani con McLaren, il 17 con la Ferrari, il 18 con la Mercedes e via menzionando.

Anticipazioni social della Mercedes W13: ennesima show car?

E’ davvero questa la china che la F1 vuole continuare a percorrere? Liberty Media e quei team che a quanto pare ne sposano la visione strategica intendono ulteriormente allontanare il pubblico dai fatti reali per confinarlo in una patinata ed indefinita sfera virtuale inutile a rendere credibile lo spettacolo offerto? Sul sito ufficiale della Formula Uno hanno anche cercato di fare un’analisi seria su una presentazione definita “soft” e sul perché dovrebbe spaventare la concorrenza. L’unica cosa che ci intimorisce è che l’ente ufficiale abbia provato a cavare uno straccio di credibilità da un qualcosa che credibile non è.

Presentazioni ingannevoli, test a porte serratissime per meglio vendere i diritti a Paesi che sganciano sonante moneta, scelte impopolari come la qualifica sprint fatte passare per idee rivoluzionarie addirittura invocate dalla fa base che, invero, vorrebbe che il classico format del sabato rimanesse immacolato. Elementi, quelli su descritti, che stanno erodendo alla base la residua credibilità del carrozzone che già di suo traballa pericolosamente. Basterebbe fare cose semplici, aprirsi agli appassionati con onestà e magari spiegare alle squadre che chi osserva e commenta non ha l’anello al naso. Rispettateci…


F1-Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Oracle Red Bull Racing, Haas F1

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  • Concordo al 100%, assistere a queste buffonate di presentazioni è davvero imbarazzante.
    Che poi non si capisce cosa i concorrenti potrebbero recuperare in 20 giorni dopo anni di sviluppo, seppur senza rivoluzioni regolamentari il problema si è sempre posto, ma non mi pare che negli anni passati siano mai state presentate macchine farlocche per questo motivo.

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Pubblicato da
Diego Catalano