Formula 1

La forza della F1-75 consente “giochi” mediatici

F1 – I mondiali si vincono in pista. Un concetto di un banalità disarmante afflitto da un altro problema: è falso. Arrivare in cima al mondo contempla la gestione pressoché perfetta di una serie più lunga e complessa di dettagli. La Formula Uno è la disciplina più complicata che esista e bisogna primeggiare in ogni ambito per definire quel modello che si impone alla concorrenza.

Politica, sfera manageriale, tecnica, strutture all’avanguardia, know-how specifici sono ambiti di specializzazione che vengono ancor prima di quello strettamente sportivo. Elementi, questi, in cui Maranello ha mostrato innegabili deficit nel corso delle stagioni. Avvicendamenti al vertice, rimozioni forzate di figure chiave che altrove hanno reso al massimo, cambi operativi repentini: un continuo processo di mescolamento che non ha offerto punti di riferimento agli ingegneri, ai piloti ed alle maestranze.

Uno dei momenti più difficile della Ferrari degli ultimi anni

Poi il necessario cambio di passo: Mattia Binotto che viene messo in condizione di diventare vero leader grazie all’incondizionata protezione – da alcune fonti messa misteriosamente in discussione – da parte di una proprietà meno interventista anche nei momenti difficili. E ce ne sono stati nel regno dell’ingegnere svizzero di nascita.

Il 2020, inutile scendere nei dettagli, è stato l’annus horribilis della Ferrari. In altri tempi teste sarebbero rotolate. Stavolta no. Stavolta Maranello ha tenuto la barra dritta ed ha dato fiducia e poteri pieni al suo timoniere che non sta deludendo le attese riposte da Torino. ll 2022 doveva essere l’anno buono. Le premesse ci sono tutte.

C’è un altro aspetto che dà la cifra della svolta drastica impressa dagli “uomini in rosso”: le modalità comunicative. Dal 17 febbraio, data della presentazione della F1-75, si è registrata una mutazione piuttosto netta nel modo di porsi rispetto ai media. Binotto ha rotto gli indugi mentre osservava la nuova creatura di Sanchez. Ha iniziato a parlare apertamente di titolo, un argomento che per troppo tempo ha rappresentato un tabù in quel di Modena.

Luca Colajanni, ex n°1 della comunicazione Ferrari

Una strategia più aggressiva alla quale, alla bisogna, corrisponde una diplomazia di facciata che cela a fatica una sicurezza nei propri mezzi ormai incontenibile. A inizio anno le strade di Luca Colajanni e della Ferrari si sono divise. Un modo più istituzionale e freddo di comunicare ha lasciato spazio ad interazioni più costanti e fresche. Più adeguate al contesto dei social network. Un processo di “svecchiamento” che va incontro a quelli già operati da altri team, Mercedes su tutti.

E in questo procedere, Ferrari ha preso a far sue strategie tipiche degli otto volte campioni del mondo: spostare la pressione in campo avversario “Trovarci là davanti a lottare era il nostro obiettivo per l’inizio della stagione e possiamo essere soddisfatti. Mantenere alto il livello in un campionato così lungo sarà una sfida per tutte le squadre. Personalmente credo che la Red Bull sia la più forte e la favorita“. Parole e musiche di Mattia Binotto.

Lo “storico” selfie di Mattia Binotto (Scuderia Ferrari) con Toto Wolff (Mercedes AMG F1 Team)

Lo stesso manager che ha detto, a margine della medesima intervista rilasciata a Sky Sports UK, che la Ferrari ha il potenziale per vincere ogni gran premio che il calendario presenta. Ecco i “giochi mediatici” cui si fa riferimento nel titolo. Quando c’è la consapevolezza di avere una base solida a mezzo della quale sfidare i rivali ci si può permettere di tradire il senso di dichiarazioni precedentemente rese. C’è il rischio di risultare incoerenti? Poco male, nell’era dell’informazione in real time il lettore tende ad avere memoria più corta. Dimentica in fretta.

In questo modo di agire Ferrari ricorda molto Mercedes e Binotto Toto Wolff. Gli anglo-tedeschi avevano costruito un modello vincente fondato su molti elementi. E la comunicazione era uno di questi. A Maranello hanno studiato, appreso, metabolizzato e ora sono in grado di operare più o meno alla stessa maniera. Perché per trionfare, in F1, non basta essere solo i più veloci in pista. Bisogna essere anche veloci di pensiero e di lingua…


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1TV, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano