venerdì, Aprile 19, 2024

Red Bull: Max Verstappen è una pedina di uno scacchiere strategico più ampio

F1 – Esiste sempre una via d’uscita. C’è sempre una scappatoia da poter percorrere, anche nel rapporto più solido. Perfino nel legame continuativo più lungo della storia della Formula Uno. Esattamente un mese, era il tre di marzo, Max Verstappen e la Red Bull hanno annunciato un prolungamento contrattuale mostruoso in termini di durata e, ovviamente, sul fronte remunerativo.

Mi diverto davvero a far parte del team, scegliere di restare fino alla stagione 2028 è stata una decisione facile da prendere. Amo questa squadra e la scorsa stagione è stata semplicemente incredibile. Il nostro obiettivo, sin da quando ci siamo uniti nel 2016, è stato quello di vincere il campionato e ce l’abbiamo fatta“. Così aveva parlato l’olandese che dovrebbe percepire oltre 40 milioni di euro ad annata.

Nella prima frase delle affermazioni su riportante c’è il possibile escamotage. Finché il campione del mondo si divertirà, ossia fin quando avrà una macchina veramente all’altezza della situazione, il legame è libero di proseguire. Nel caso in cui la Red Bull dovesse offrire un mezzo non all’altezza a causa di determinate circostanze allora c’è la possibilità di mettere in discussione il matrimonio. Fino ad arrivare all’annullamento.

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Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing)

E’ il sempre schietto e sincero Helmut Marko a confermare la presenza di una “exit strategy” che Verstappen potrebbe attivare se il team dovesse precipitare, in qualsiasi momento, in un baratro tecnico come quello in cui cadde nel 2014 quando le nuove regole sui propulsori turbo-ibridi spezzarono l’imperio degli uomini di Milton Keynes che venivano da quattro titoli costruttori consecutivi e da altrettanti campionati piloti vinti con Sebastian Vettel.

Una clausola di salvaguardia i cui dettagli, ovviamente, non sono stati svelati dal super-consulente di Dietrich Mateschitz, il riservato proprietario del team e del brand che gli dà il nome. La stagione in corso, la prima in cui la Honda inizia il suo graduale processo di disimpegno, non vede il team aver accusato il colpo dopo lo stravolgimento normativo.

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Vista frontale del propulsore giapponese (Honda RA620H) montato sulle vetture Red Bull Racing austriache durante la stagione 2021.

I timori che hanno portato Max alla richiesta di introdurre una nota legale di protezione sono relativi al 2026, ossia quando ci sarà l’ennesima modifica normativa che stavolta toccherà le power unit. Per quella data HRC sarà totalmente fuori dal progetto F1 e il testimone passerà del tutto al reparto powertrains che sta crescendo a Milton Keynes. E’ lo switch motoristico il momento che l’olandese ha sottolineato e che potrebbe stravolgere i rapporti di forza che si stanno profilando all’alba di questa nuova era tecnica.

Anche perché c’è la possibilità che il reparto motori in cui sono stati inglobati tantissimi tecnici provenienti da Sakura, oltre ad una cinquantina “strappati” alla Mercedes High Performance Powertrains diretta da Hywel Thomas, passi sotto il controllo della Volkswagen che sta per entrare in F1 con investimenti importanti e soprattutto con la voglia di vincere sin da subito (leggi qui).

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Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) e Checo Perez (Oracle Red Bull Racing) appaiati dopo la sosta ai box del ferrarista

Ma la realtà può essere piuttosto diversa e lo sa quella Honda che ha impiegato più di un lustro per salire sul tetto del mondo. Verstappen è una pedina importante per la Red Bull e i produttori di power unit saranno interessati ad avere un pilota così forte e riconoscibile in un’ottica di marketing. Marko ha sottolineato che il rinnovo va letto anche in questa chiave. Ossia far capire a chi è persuaso di fornire propulsori che in squadra c’è un pilota di alto rango fino al 2028.

In Red Bull, quindi, si sta operando su un doppio binario. Da un lato su quello tecnico nello sviluppo e nella necessità, ve ne abbiamo dato con in questo approfondimento (leggi qui), di far dimagrire la RB18 per conferirle un handling migliore, dall’altro su quello politico-strategico che serve a definire accordi di lungo periodo per dare stabilità ad una scuderia che ha sempre saputo cavalcare l’onda adattandosi alle diverse ere regolamentari senza sprofondare negli inferi sportivi come accaduto a compagini più nobili e blasonate come, ad esempio, Williams e McLaren che faticano ancora a ritrovare una dimensione dopo lunghi anni di semi-oblio.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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