Formula 1

Una F1 “cittadina” rischia di soppiantare i valori tradizionali del motorsport

Il Circus si appresta a tornare in pista, dopo un weekend di pausa, per disputare la penultima gara prima della pausa; l’arrivo della F1 sul circuito del Paul Ricard in Francia ha però riportato l’attenzione su un argomento che tocca tutti i protagonisti di questo sport. Le decisioni da prendere in merito al calendario del 2023 sembrano, ad oggi, avere un’unica strada da percorrere; una direzione che però non tutti sono felici di intraprendere.

Guardando agli ultimi nuovi ingressi e a quello che potrebbe essere il futuro calendario, appare evidente un cambio drastico di quella che è la natura di questo sport. Oltre ad un allontanamento dal luogo di nascita, ovvero l’Europa, ciò che sta cambiando in F1 sono anche i tracciati. Meno autodromi, meno circuiti veri e proprio in calendario per poter fare spazio a quella che sembra essere la moda del momento. I circuiti cittadini sono infatti preferiti da Liberty Media; ma la natura della F1 non è certo fatta di strette vie e luci a non finire.

il monegasco Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) a bordo della sua F1-75 durante le FP1 a Miami

Dai circuiti alle strade: la F1 cambia natura

L’arrivo della F1 al Paul Ricard per il GP di Francia ha riportato alla luce un discorso in realtà mai davvero scomparso. Il tracciato francese è infatti uno di quelli a rischio per il 2023, insieme allo storico GP di Monaco e a quello del Belgio. Eventuali perdite che hanno fatto discutere non poco, portando team e piloti ad esprimere il loro pensiero in merito la cambiamento che la F1 sta subendo. Perdere un circuito come quello di Spa-Francorchamps sarebbe infatti una grave offesa per chi quel mondo lo vive in pista.

Ciò a cui si assiste è un evidente cambio di pensiero, tradotto anche in questa trasformazione delle gare di F1, o meglio dei luoghi in cui il Circus approda. Negli ultimi anni infatti si è spesso visto il passaggio da circuito a strada, rendendo la F1 sempre più cittadina; un aspetto che purtroppo non sembra trovare uno spazio comodo nella natura e nell’essenza di questo sport. Guardando agli ultimi ingressi si vedono posti come Las Vegas e Miami, città particolare ma non certo caratterizzate da una tradizione legata alla massima serie.

Nel futuro calendario si vede inoltre il Qatar, con il tracciato di Losail legato alla MotoGP, ma che Liberty Media vorrebbe spostare tra le strade; oppure si è vista l’Arabia Saudita, un Paese che non solo non sposa l’essenza dello sport, ma neanche quei valori che esso dovrebbe insegnare. Senza dimenticare, tra tutti i nuovi ingressi, il mancato GP del Vietnam, sempre cittadini e mai disputato per i problemi legati alla pandemia. Chi si candida per questa F1 non ha tracciati da proporre, ma strette vie da trasformare in piste ad alta velocità pur di poterle fare calcare dal Circus.

Il layout del Circuito di Las Vegas dove si correrà a partire dal 2023

Liberty Media trasforma la F1: sì allo spettacolo, no allo sport

La trasformazione a cui Liberty Media ha sottoposto la categoria ha come unico fondamento il denaro che ha un’importanza maggiore rispetto a tutto il resto. È una F1 che sembra andare alla ricerca dello spettacolo, del dramma; stratagemmi che attirano nuovo pubblico, trasformando così il Circus in un enorme prodotto da vendere e non da vivere. A questo evidente aspetto vanno poi aggiunte le tante regole stringenti che altro non fanno che limitare il vero lavoro di team e piloti.

L’evoluzione che avviene con il passare del tempo non è sempre un male; negli anni ovviamente la F1 è stata costretta a cambiare, sia dal punto di vista tecnologico che sul fronte della richiesta di mercato.

Lo spostamento dall’Europa al resto del mondo è anche dovuto a questo, ma come spesso accade bisogna anche capire quando le situazioni rischiano di sfuggire dalle mani. Avere dei cambiamenti a volte è necessario, ma se questi comportano una trasformazione reputata negativa, allora forse conviene fermarsi.

I tracciati cittadini che iniziano a popolare sempre più il calendario di F1, per quanto caratteristici possono apparire, non sono certo il tipo di pista su cui un pilota sogna di disputare l’intero campionato. Pericolosità a parte, come può essere definita avvincente e spettacolare una gara dove i sorpassi, se avvengono, avvengono a fatica e dove i piloti sono limitati nella loro natura?

SF21 in pista nelle condizioni avverse presenti a Spa-Francorchamps

Lo spettacolo che Liberty Media va cerando come fosse un bene di prima necessità non è però quello che spesso i piloti mettono in scena in pista; quello fatto di scontri ruota a ruota, piccole sportellate, sorpassi e controsorpassi da fiato sospeso. Uno spettacolo semplice, ma che caratterizza la natura dello sport.

Ciò che conta ora sembra invece essere tutto il resto, tutto quello che circonda una pista di F1. Circuiti cittadini che Liberty Media vuole quasi a volere creare tante piccole copie di Monte Carlo. Eventi sfarzosi, luci e finte piscine non però parte di quella F1 in grado di emozionare. E con questo Liberty Media prima o poi dovrà farci i conti.


Autore: Chiara Zambelli

Foto: F1, Scuderia Ferrari F1, Miami Circuit

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