venerdì, Aprile 19, 2024

In una F1 “cinica” lo spazio per Monza è sempre più ristretto

Era fine agosto del 2020 quando Angelo Sticchi Damiani, nel presentare l’imminente Gran Premio d’Italia, annunciò che l’autodromo di Monza e la F1 avevano trovato l’accordo per continuare la partnership fino al 2025. La notizia fu tonificante per il movimento sportivo nazionale visto che sul tracciato brianzolo si addensavano scure e minacciose nuvole.

Servì l’intervento della politica regionale e nazionale per sbloccare un’impasse che si protraeva da troppo tempo e che aveva fatto seriamente considerare a Liberty Media – e all’allora CEO Chase Carey – soluzioni alternative. Il colosso americano chiedeva, oltre a quel pacco di danaro a fatica raggranellato, una serie di interventi che, dopo tre edizioni includendo anche quella imminente, non si sono ancora fattivamente visti.

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Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI

F1. Liberty Media esige circuiti che offrano servizi e spettacolo

I detentori della Formula Uno hanno una maniera di vedere le cose molto netta: la gara è il main event di uno spettacolo più grosso. Monza, come molti circuiti della vecchia generazione, ha la “pretesa” di offrire l’azione in pista e poco altro. Qualcosa che cozza che l’idea di produrre show ad ogni costo col fine di generare danaro. Per perseguire questi introiti ad alto voltaggio chi governa la categoria è disposto a tutto.

Stefano Domenicali, uomo del colosso a stelle e strisce, si è fatto messaggero di un certo cinismo capitalistico che fagocita ogni cosa. A partire dalla storia e dai sentimenti. Poco importa che la questione Monza sia stata sollevata proprio nelle imminenze della festa del centenario della pista. Il manager imolese (provocatoriamente verrebbe da pensare che forse vuole più o meno direttamente perorare la causa della sua cittadina) non ha avuto peli sulla lingua quando ha dovuto bacchettare, alla tv italiana che detiene i diritti di trasmissione della F1, gli organizzatori della storica gara cisalpina.

Lo lo dico sempre – ha esordito l’ex Ferrari e Lamborghini – Monza fa parte della storia della F1. Ma questo non è un elemento sufficiente per dire che farà sempre parte di questo campionato. E lo dico da italiano. Immaginate quanto mi pesi affermare certe cose, però c’è bisogno che tutto il sistema capisca che il GP ha bisogno di investimenti perché la gente e le squadre possano usufruirne al meglio anche sotto altri profili. L’abbiamo visto domenica scorsa in Belgio: la questione di mettere giusta pressione sul fatto che non è solo la storia che permette ai promotori di rimanere deve far sì che tutti quanti si diano una mossa“.

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Stefano Domenicali, CEO Formula One Group

F1. Monza: ristrutturazione o epurazione

Domenicali, mentre intonava questa sinfonia, aveva lo sguardo sereno di chi è risoluto e determinato. Non una minaccia la sua, bensì una semplice constatazione: o si fa come dice Liberty Media o addio. E il paragone col Belgio è servito proprio a questo. Chi scrive ha vissuto l’evento di Spa Francorchamps dall’interno essendo accreditato dalla FIA. L’organizzazione è stata impeccabile, il piano traffico straordinario nonostante l’afflusso mostruoso di tifosi. Gli eventi a corredo sono cresciuti in quantità e qualità. Spa, nonostante sorga nei boschi della Ardenne, si è saputa adeguare al contesto richiesto dalla proprietà. Così ha ottenuto un rinnovo annuale che sa tanto di test per la ratifica di un legame più lungo.

Monza, al di là dei desiderata di Liberty Media, deve parametrarsi al tempo che scorre veloce. Lo straordinario parco nel quale giace è al contempo fiore all’occhiello e freno dello sviluppo. Vincoli paesaggistici e storici rallentano il necessario processo di ammodernamento di un impianto obsoleto. Ma probabilmente sono anche gli organizzatori che debbono operare meglio e spingere di più, magari con l’avallo e il supporto della politica locale e nazionale. L’Italia è un Paese spesso fermo per veti incrociati e assurde pastoie burocratiche. Tra queste rischia di affondare Monza.

A poco serviranno i sentimentalismi e le romanticherie. Monza, uno dei tracciati più antichi della terra, deve guardare al futuro se vuole continuare a scrivere la sua storia. Alle porte della F1 ci sono Paesi e circuiti pronti a ricoprire di soldi Liberty Media e a mettere in atto la sua visone strategica. Non ci sarà spazio per chi intende vivere di una nobiltà che via via diventa più sbiadita. Spa rischia ancora, non ci si è fatto scrupolo ad eliminare lo status di pista privilegiata a Montecarlo. Gli americani, se necessario, non avranno pietà con la pista italiana.


Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Autodromo di Monza

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