venerdì, Aprile 19, 2024

Il rimpianto di Horner: non aver ingaggiato Piastri, il prossimo talento della generazione “Z”

Uno dei principali successi della esperienza Red Bull in F1 è sicuramente il programma sportivo dello junior team, nato nel 2001 con il preciso obiettivo di supportare e selezionare i giovani di talento nel percorso verso la Formula 1. Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo, Carlos Sainz e Max Verstappen rappresentano le punte di diamante di questo progetto successivamente replicato dai principali competitor.

Le prossime stagioni saranno caratterizzate dalle battaglie in pista della generazione di fenomeni a cui i quasi la totalità dei team hanno affidato i propri destini sportivi. Merito anche dell’elevato livello di competitività delle categorie propedeutiche che forgiano ragazzi pronti al salto nella classe regina ad un’età molto precoce. In passato i top team preferivano optare su driver affermati dal sicuro rendimento.

In tal senso sono le scelte effettuate dal Cavallino Rampante dagli anni 90 sono emblematiche. Le speranze di resurrezione sportiva del team di Maranello sono state riposte nelle stelle più brillanti del firmamento della Formula 1 come Nigel Mansell, Alain Prost, Michael Schumacher, Kimi Raikkonen, Fernando Alonso, Kimi Raikkonen, Fernando Alonso e, ultimo in ordine di tempo, Sebastian Vettel.

Strategia onerosa in termini di ingaggi, non altrettanto fruttuosa al netto dell’era Schumacher.

F1
Alonso (Alpine) e Vettel (Aston Martin) uniti nel destino avverso nella loro esperienza sotto le insegne del Cavallino Rampante

F1. l “Pionieri dello scouting”

Sono lontani i tempi in cui Ken Tyrrell, Peter Sauber o Giancarlo Minardi, facevano scouting in cerca di giovani promettenti da far debuttare in Formula 1. Giovani piloti del calibro di Alesi (Tyrrell), Raikkonen (Sauber) o Alonso (Minardi) solo per citare qualche nome. Le ambizioni dei giovani talenti fino a pochi anni fa erano riposte nella lungimiranza dei proprietari di team dalle limitate disponibilità economiche ma dalla smisurata competenza. Intuito di grandi personaggi piuttosto che il risultato finale di specifici programmi di crescita di giovani driver.

Il primo vero programma giovani fu ideato nel 1989 dalla McLaren, la cui bontà è sotto gli occhi di tutti grazie alla strepitosa carriera di Lewis Hamilton. Un giovane accolto sotto l’ala protettrice di Ron Dennis alla tenera età di 10 anni quando correva con i kart e fatto debuttare in Formula 1 con risultati lusinghieri (9 podi consecutivi e titolo all’esordio sfumato di un punto, nda).

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Primo test di Fernando Alonso su Minardi a Jerez de la Frontera nell’autunno del 1999

F1. Ferrari e Mercedes si adeguano alla nuova tendenza

Come menzionato nello scritto, la Red Bull è da tempo il modello di riferimento per la crescita di giovani da supportare nel cammino verso la Formula 1. L’acquisizione proprio dell’ex team Minardi ha consentito di creare una piattaforma ideale per valutare le reali potenzialità dei giovani del proprio vivaio.

Solo nel 2011 la Scuderia Ferrari ha seguito le orme del team di Milton Keynes creando la FDA (Ferrari Driver Accademy, nda). A otto anni di distanza finalmente un prodotto del vivaio ha potuto realizzare il sogno di indossare la tuta della storica scuderia italiana: Charles Leclerc. In base ad una differente strategia, il team di Maranello ha stretto una sorta di diritto di prelazione sulla scelta di una delle guide dei team Haas e Alfa Romeo (clienti delle PU Ferrari, nda).

Solamente quest’anno Mercedes ha affidato un sedile delle proprie monoposto ad uno dei più grandi talenti della new generation. George Russell dopo aver dominato le categorie propedeutiche, al pari di Leclerc, ha affinato la propria guida in tre lunghissimi anni di “apprendistato” in Williams. I risultati finora colti dal campione di King’s Lynn dimostrano che probabilmente il ragazzo era già pronto da tempo al grande salto nel team campione del mondo.

F1. L’abilità della generazione “Z”

Esistono ragioni generazionali che spiegano, in parte, la presenza di un numero così elevato di giovanissimi talenti sulla griglia di partenza.

Le nuove leve appartengono alla generazione “Z “, detti anche Centennials perché nati a cavallo del nuovo secolo. Ragazzi dalla innata dimestichezza con le tecnologie digitali capaci di apprendere conoscenze e maturare abilità nel contesto virtuale e riprodurle nel contesto reale. Quante volte lo stile di guida dell’allora minorenne Verstappen era ferocemente criticato perché figlio della esperienza di guida fornita da un videogioco, dove si aggredisce, si sbatte, si continua, pensando di essere invincibili e inviolabili?

In realtà Parallelamente allo spregiudicato approccio alla guida di Max, anche la Formula 1 aveva cambiato pelle conferendo sempre più importanza alle nuove tecnologie digitali attraverso strumenti di simulazione sempre più realistici. Da anni il setup base delle monoposto prima dei weekend di gara viene definito dopo lunghe sessioni di lavoro al simulatore in assenza di test in pista.

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Christian Horner (Oracle Red Bull Racing) ospite del podcast Beyond the grid
F1. Oscar Piastri: Il rimpianto di Horner per l’ultimo enfant prodige della generazione “Z”

Nell’attuale contesto di riferimento, non sorprende il rammarco di Christian Horner esternato nell’ultimo episodio del podcast ufficiale della Formula 1, Beyond The Grid.

Il team principal della Red Bull ha rivelato il suo disappunto per non aver ingaggiato Piastri nel programma junior di Red Bull quando se ne presentò l’occasione. “Ha guidato per il team Arden in Formula 4 e in Formula Renault, ed era ovviamente un talento importante. All’epoca c’era l’opportunità per la Red Bull di prenderlo in considerazione, ma non abbiamo sfruttato questa possibilità, cosa di cui mi rammarico. Ma i risultati che ha ottenuto in Formula 2 e Formula 3 sono fenomenali“.

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Oscar Piastri in divisa McLaren per la quale correrà nella stagione 2023

La semplice constatazione che uno dei più influenti team principal del circus nutra rammarico per non aver ingaggiato un pilota che non ha percorso nemmeno un chilometro in gara nella massima categoria, rende l’idea delle aspettative riposte nelle qualità del giovane australiano.

Sensazione già evidente in relazione alla dura contesa tra Alpine e McLaren arrivata fino alla Commissione di riconoscimento dei contratti della FIA. Ulteriore conferma che quasi tutti i team conferiscono maggiore importanza alla innata abilità della generazione “Z” in luogo dell’esperienza sul campo.


Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Foto: F1, McLaren, Alpine, Minardi

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