mercoledì, Aprile 24, 2024

UFFICIALE: Mattia Binotto sveste il rosso dopo una vita spesa in Ferrari

Indiscrezioni, smentite, conferme, contro-smentite, ammissioni a denti stretti, spifferi sono cresciuti sino a diventare impetuoso vento di maestrale: Mattia Binotto, dopo ventisette anni di onorata carriera prima da motorista e poi da direttore della attività della Gestione Sportiva, non è più il team principal della Ferrari F1.

Il rapporto si è chiuso sulla base di una decisione volontaria. Parliamo difatti di dimissioni che sono giunte senza troppe soprese dopo un anno in cui la Ferrari ha patito una regressione prestazionale fortissima. La F1-75, partita come vettura da battere, è caduta in una catatonia tecnica figlia di errori strategici, mancanza di sviluppi scientificamente rinviati all’anno venturo e da una fragilità motoristica che ha imposto mappature troppo conservative per sublimare il potenziale della creature di David Sanchez.

Binotto, con ogni probabilità, sconta la mancanza di fiducia dei vertici del Cavallino Rampante che hanno accettato le dimissioni e che ora si trovano a programmare il futuro che dovrebbe ricondurre a Draveil, cittadina francese allocata alla porte di Parigi che ha dato i natali a Frédéric Vasseur, l’uomo che potrebbe prendere il timone della GES lasciando il suo incarico presso la Sauber.

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Il comunicato delle Ferrari circa le dimissioni di Matia Binotto

F1. Mattia Binotto: una vita spesa per la Ferrari

Si chiude così una storia iniziata nel 1995, quando un giovane laureato in ingegneria meccanica all’università di Losanna entra nella franchigia modenese come ingegnere motorista, nella squadra test. Due anni dopo la promozione, con la medesima mansione, nella Squadra Corse Formula Uno. Ruolo che ricoprirà sino al 2003. Binotto sarà quindi parte attiva dell’epopea “schumacherina” rispondendo direttamente a Luca Cordero di Montezemolo e a quel Jaen Todt il cui figlio, stando a qualche voce, in qualità di manager di Charles Leclerc, sia uno che abbia sponsorizzato il cambio di dirigenza di cui stiamo parlando.

Nel 2004 inizia ad occuparsi dei motori da gara e nel 2007 viene promosso a capo ingegnere fino a diventare uno stretto e fondamentale collaboratore con Paolo Martinelli prima e Luca Maromorini poi. Da queste esperienze esce rafforzato e la Ferrari, all’alba delle rivolzione tecnica che porta in F1 le power unit, lo nomina responsabile. Siamo nel 2014 e la firma sotto l’ennesimo scatto di carriera è apposta direttamente da Sergio Marchionne.

Il 27 luglio 2016 viene nominato direttore tecnico della Ferrari, in luogo di James Allison. Il 7 gennaio 2019, dopo uno scossone inatteso, subentra a Maurizio Arrivabene nel ruolo di team principal che ha mantenuto fino ad oggi 25 novembre 2022.

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Un giovane Mattia Binotto (Scuderia Ferrari) al lavoro

In Ferrari, dunque, si chiude un’era. Binotto è stato tecnico fedele e uomo di spicco di una scuderia che è alla ricerca spasmodica di un titolo mondiale che manca da troppo tempo (2007 l’ultimo piloti, 2008 il Costruttori). Lo switch di queste ore è un segnale che da solo non può bastare.

Abbiamo visto molte teste rotolare dalla ghigliottina modenese senza sensibili cambi di rotta. È nelle procedure che Ferrari dovrà crescere. In tal senso, il sostituto di Mattia Binotto ha dinnanzi a sé un compito assai difficile. Anche perché la concorrenza non se ne sta con le mani in mano.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Scuderia Ferrari

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