martedì, Aprile 23, 2024

Ferrari: è l’insieme a non funzionare, non il singolo

Quello di Abu Dhabi è stato un Gran Premio di F1 che, prevedibilmente, non aveva molto da dire. D’altronde a monte dell’ultimo weekend avevano già trovato compimento i principali temi della stagione, dalla direttiva tecnica TD039 al budget cap, fino al record di vittorie di Verstappen. Pro e contro di avere stagioni da 22 gare, dove il rischio di arrivare a fine campionato con i giochi già chiusi da un pezzo è sempre notevolmente alto.

Si tratta infatti pur sempre di motorsport, dove a prevalere è il valore della macchina prima ancora del talento del pilota, e nonostante gli sforzi di americanizzare la F1 quest’ultima resta regno incontrastato degli ingegneri e dell’aerodinamica.

Carlos Sainz, al netto della vittoria di Silverstone, è chiamato ad uno step nel 2023 se non vuole fare da “secondo pilota”

Riflessioni meta sportive a parte, sempre senza voler nulla togliere al talento straripante di un Max Verstappen nel suo massimo splendore sportivo, l’occasione della fine del campionato è in primis quello di tirare le somme su quanto visto in questi 12 mesi. Che, diciamolo chiaramente, è tema ben più interessante rispetto alle questioni relative al secondo posto della classifica piloti.


F1. Bicchiere mezzo vuoto per la Ferrari nel 2022, sguardo al 2023

Perché è vero che è stata la stagione della tanto attesa rivoluzione regolamentare, ma è stata anche l’annata in cui i valori in campo si sono stravolti molto meno del previsto, specie se il metro di paragone nella testa degli appassionati era quel pazzo 2009. Per fortuna non è quasi mai mancato lo spettacolo in pista, con le singole gare che hanno spesso prodotto situazioni tali da giustificare ampiamente il prezzo del biglietto.

Viceversa, purtroppo, la battaglia per il titolo si è presto rivelata non essere tale: se la Ferrari sembrava essere la favorita assoluta dopo le prime quattro gare, una serie di motivi hanno portato la scuderia di Maranello al “suicidio sportivo perfetto”. Se infatti la F1-75 è sembrata essere la macchina da battere nelle primissime fasi del mondiale, nel corso dell’anno sono emersi tutti i limiti della squadra e della monoposto.

I problemi di affidabilità hanno fatto il paio con le incertezze al muretto, con gli errori dei piloti, fino alla performance stessa azzoppata dai mancati sviluppi (specie in stagioni così lunghe) e dalla TD039 che è a sua volta figlia di uno scarso esercizio del potere politico.

Il pit stop di Sainz ad Abu Dhabi: le strategie e le soste ai box sono una delle aree di miglioramento per il 2023

Abbiamo avuto l’ennesima conferma del fatto che per vincere un mondiale di F1 tutto deve allinearsi perfettamente, ciò che quest’anno non è riuscito alla Ferrari. Ed è per questo che reputo il 2022 un fallimento di fatto, nonostante il punto di partenza del biennio 2020-2021 fosse tutt’altro che roseo. Ci siamo illusi che con un top driver come Charles Leclerc fosse sufficiente avere una vettura vincente per puntare al massimo alloro: ci sbagliavamo. È su questo che a Maranello dovranno lavorare durante l’inverno ed è ciò che, credo, costerà a Mattia Binotto il ruolo di team principal a fine stagione.

Lo abbiamo detto più volte all’interno di Spit Stop e vale la pena ripeterlo: non c’è alcun biasimo nei confronti di Binotto e non è mai stata in discussione la sua competenza in area tecnica. Ma era suo preciso compito arrivare al 2022, stagione su cui a conti fatti sono state investite tutte le energie in Ferrari da almeno due anni, con ben altra preparazione in termini di squadra a 360 gradi. Ciò che invece, come abbiamo detto, è mancato terribilmente.

Binotto risulta essere il facile capro espiatorio per via del suo ruolo, ma è chiaro che non sia l’unico sul banco degli imputati: vale ad esempio per Inaki Rueda e per Laurent Mekies: al netto delle competenze dei singoli, è l’insieme delle stesse ad aver terribilmente peccato ed a meritare una forte insufficienza nelle pagelle di fine anno. Non dico che non arriveranno a mangiare il panettone ancora a Maranello, ma al netto di Vasseur credo che almeno un rimpasto sia quanto mai necessario.


Autore: Marco Santini – @santinifunoat

Foto: Scuderia Ferrari

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