Formula 1

L’eredità nel vento: Mateschitz con Red Bull fra passato, presente e futuro

Nella stagione di F1 2022, Red Bull ha avuto un ritorno sulla scena prepotentemente vincente. Il team di base a Milton Keynes, infatti, si è assicurato con largo anticipo sia la vittoria del Campionato Piloti – per il secondo anno consecutivo con Max Verstappen – che di quello Costruttori arrivato dopo un digiuno iniziato nel 2014, quando Milton Keynes ha abdicato alla Mercedes.

Nella vita, si sa, spesso gioia e dolore si mescolano. Il fondatore di Red Bull Dietrich Mateschitz, infatti, è scomparso lo scorso ottobre. Prima del triste evento, però, il magnate austriaco aveva pensato ancora una volta alla sua creatura.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing F1) e Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1)

F1. Passato: Il lascito di Mateschitz alla F1

La F1 sarà per sempre debitrice a Mateschitz per avere creato una squadra forte ed indipendente. Red Bull, infatti, è basata su una conformazione completamente diversa dalle altre compagini. In un mondo in cui sempre più team sono anche costruttori e hanno alle spalle delle grandi potenze, Red Bull è una sorta di anomalia.

Ferrari può contare sul sostegno del gruppo FCA, Mercedes su quello di Daimler AG e Alpine di Renault. Al contrario, Red Bull rimane da sola, contando sul sostegno di Honda senza però che quest’ultima possa esprimere posizione di potere in seno alla franchigia.

E’ proprio la gestione del potere ad avere fatto saltare un accordo quasi concluso con Porsche, poiché quest’ultima ne avrebbe limitato l’indipendenza e quindi la libertà di scelta (per saperne di più leggi qui). Il risultato è stato quello di mantenere il paradigma di indipendenza di una scuderia estremamente fiera ed eccezionalmente vincente. Una squadra che si è assicurata in pochissimo tempo 5 campionati costruttori e sei piloti. Un team che è una sorta di stella polare per il Circus.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) esulta dopo aver ottenuto la pole position nel Gp Messico 2022

F1. Presente: Fondi sbloccati per la nuova galleria del vento

L’amore di Mateschitz per la sua creatura lo ha accompagnato per tutta la vita, sino all’ultimo momento. Non a caso il team principal di Red Bull, Christian Horner, ha rivelato che uno dei suoi ultimi pensieri, prima di scomparire, è stato dedicato proprio al team austriaco.

Prima di andarsene, infatti, Mateschitz ha approvato l’erogazione di fondi per la nuova galleria del vento di proprietà della Red Bull. Proprio quella galleria che, indirettamente, è stata in prima pagina su tutti i giornali essendo uno dei segreti del team che ha dominato la stagione.

Ma era proprio necessaria la costruzione di una nuova struttura, considerando che sinora il team ne ha sempre usata un’altra? Secondo il team principal britannico, la risposta è convintamente affermativa. Red Bull attualmente utilizza quella acquisita nel 2004, quando comprò Jaguar. L’impianto in questione non è mai stato un modello di efficienza e praticità. Si tratta di una galleria del vento riadattata alla F1, i cui elementi principali provengono addirittura dal RAE Bedford, uno stabilimento per costruzioni di aerei da guerra.

Il wind tunnel di Red Bull non è che un riadattamento di gallerie costruite per testare gli aerei dell’era post-bellica inglese: “E’ un relitto della Guerra Fredda”, lo descrive poco simpaticamente Christian Horner. L’edificio in cui si testano le monoposto che vincono, dominando, il Mondiale è stato costruito nel 1946. Un po’ vecchiotto considerando che la galleria del vento ha proprio il compito di testare l’effettiva utilità delle auto. Inoltre, per via della costruzione e dell’età dell’edificio, Red Bull deve osservare limitazioni per il controllo delle temperature ed attendere un periodo di tempo maggiore prima di portare l’impianto alla massima potenza. Prezioso tempo sprecato in un’era di contingentamento delle operazioni.

F1. Futuro: un 2030 senza wind tunnel?

Ne deriva che la costruzione della galleria del vento a Milton Keynes sia per Red Bull una necessità. Ci vorranno approssimativamente due anni affinché sia ultimata. La sua realizzazione è iniziata ma, di fatto, non siamo a conoscenza dell’attuale stato dei lavori.

Il progetto va dunque avanti anche perché è slegato dalla violazione del Budget Cap. Red Bull, lo ricordiamo, dovrà scontare una riduzione pari al 10% delle ore permesse per lo sviluppo proprio in galleria del vento per i prossimi dodici mesi. Una punizione che “è stata troppo dura“, nelle parole di Horner.

l’olandese Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) durante il Gran Premio del Messico edizione 2022

Si tratta ancora di più di un investimento che dimostra la fiducia che Mateschitz nutriva nel programma F1 in considerazione del futuro. Sembrerebbe, infatti, che si stia andando sempre più incontro ad una categoria con vetture costruite solo grazie all’analisi computazionale.

Secondo alcune indicazioni, la F1 conterebbe di abolire completamente le gallerie del vento entro il 2030. Red Bull, tolti i due anni necessari alla realizzazione del progetto, avrebbe solo circa 6-7 anni a disposizione per mettere in atto l’utilizzo delle nuove tecnologie. Se, nonostante ciò, Mateschitz ha tenuto a deliberare i nuovi fondi per questo progetto e Red Bull si sta adoperando per definirlo, vuol dire che c’è un’assoluta volontà, unita ad una quasi certezza, che questo sia utile per continuare a dominare e a vincere (almeno) fino al 2030.


Autore: Silvia Giorgi silvia_giorgi5

Fonte Immagini: Oracle Red Bull Racing

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