sabato, Aprile 20, 2024

F1, generazioni a confronto: l’evoluzione della categoria

La sfida che la F1 mette in pista non riguarda sempre le sole battaglie per i titoli in palio. Spesso infatti ci sono altre lotte che non restano così nascoste come sembra, come ad esempio quella tra le diverse generazioni. La differenza tra le nuove leve e i piloti più esperti non è data dal solo numero che indica l’età. Ad essere cambiata, e ad aver reso le situazioni diverse, è infatti la mentalità.

Il tempo ha così portato ad una chiusura da parte dei protagonisti del Circus; un aspetto forse indotto da una Formula Uno che indubbiamente ha messo al centro dell’attenzione il puro scontro. La rivalità e la competizione hanno sempre fatto giustamente parte del gioco. Ma se prima esisteva anche la ricerca di un confronto, oggi questo aspetto sembra mancare del tutto. Piloti come Hamilton e Alonso, ad esempio, non possono essere definiti amici.

I trascorsi tra i due esistono, ma la mentalità della generazione di cui fanno parte li ha portati ad un rispetto ben diverso da quel conflitto che la F1, ogni tanto, prova a riportare in scena. Un approccio che ha di conseguenza portato le nuove generazioni a “non credere” in ciò che va oltre la pista.

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Fernando Alonso (Aston Martin nel 2023) e Lewis Hamilton (Mercedes) si scambiano a fine stagione 2022

F1. Hamilton, Alonso e Vettel: una generazione diversa che oggi fatica a capire il Circus?

Il passare del tempo ha inevitabilmente portato il mondo a cambiare, non solo dal punto di vista tecnologico. A mutare è stata infatti anche la mentalità con cui le persone si approcciano nei diversi ambiti, sport compreso. La F1 non risulta esente da questa evoluzioni; le nuove generazioni giunte in pista hanno infatti dimostrato di avere comportamenti ben diverse dai piloti “attempati”. A fare la differenza non è dunque la sola età, ma soprattutto il mondo diverso in cui i giovani sono cresciuti.

A notare questa diversità sono così stati quei piloti che in F1 hanno visto passare le diverse generazioni. Un cambiamento che non ha sorpreso ma che forse ha messo in difficoltà chi era abituato a comportarsi in un modo meno difensivo, più aperto. Lewis Hamilton, affrontando l’argomento, ha esposto le difficoltà che possono esserci nella F1 moderna. La competizione appare infatti come l’unica padrona di un gioco psicologico che non sembra poter andare oltre alla pista.

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Sebastian Vettel (Aston Martin Cognizant F1 Team) saluta i fan

Una chiusura mentale che ha portato le nuove generazioni a volersi esporre meno. I commenti pungenti o l’esposizione di argomenti delicati, infatti, spesso giungono dalle bocche di quella vecchia scuola che ormai sembra essere quasi scomparsa. Vettel ha già mollato la massima categoria, mentre Alonso e Hamilton non sono certo all’inizio delle loro carriere. Piloti che hanno provato e stanno provando ad essere un esempio per i futuri protagonisti non solo in pista, ma anche e soprattutto fuori.

Ciò che sembra mancare è però un’apertura dentro la quale può inserirsi quel confronto che in passato ha anche aiutato a crescere e che oggi invece sembra non poter esistere; i giovani piloti appaiono quasi come marionette “schiave” di una F1 che è cambiata imponendo la ricerca del solo scontro.


F1. Generazioni diverse: e se la colpa fosse anche della categoria?

Gli anni di differenza tra i conducenti possono forse rappresentare un ostacolo. Come detto dallo stesso Hamilton esistono però dei punti in comune pur non essendo cresciuti nello stesso periodo. A mettere pressione psicologica alle nuove generazioni non è solo un mondo diverso. La stessa F1 sembra infatti aver contribuito a questo cambio di mentalità. I giovani, proprio come accade nella vita di tutti i giorni, sono giunti nel Circus accompagnati dalla tecnologia e dai social; un mondo virtuale che la Formula 1 è riuscita a sfruttare per allontanare i piloti dalla realtà, per portarli a nascondersi, a esporsi meno se non tramite un video divertente o una giusta immagine.

Con il tempo, inoltre, ciò che ha preso il centro della scena in uno sport come la F1 è stata la sola competizione; lo scontro tra compagni di scuderia o quello tra eventuali rivali per il titolo è infatti un aspetto che cattura l’attenzione. Una sorta di “chiusura” che si è poi rispecchiata anche fuori dalle piste, portando i piloti a distanziarsi, a confrontarsi ed esporsi meno, a sembrare un gruppo solo nelle foto di rito pregara.

Questo cambio di mentalità ha portato di conseguenza ad un approccio diverso anche per ciò che accompagna la F1. Racconti come “Drive to Survive” col tempo hanno compreso l’esigenza di porre l’accento sui soli drammi e sui litigi, cercando a forza quella rivalità forse neanche così vera. Il mondo si è di conseguenza adeguato andando alla ricerca dell’agonismo e trasformandolo in uno scontro tra due persone; un aspetto che forse giova allo spettacolo che la F1 vuole essere ma che di certo bene non fa a chi il motorsport lo vive da protagonista.

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Il poleman di Austin Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) insieme al suo compagno di squadra Charles Leclerc e Max Verstappen (Oracle Red Bull F1)

Le antipatie hanno così acquisito più importanza delle possibili amicizie; una mentalità che col tempo ha contribuito ad aumentare quello che appare come un gioco psicologico non pulito, quasi indotto. Un giovane pilota giunge così in F1 erigendo un muro intorno a sé, con la paura di dire la cosa sbagliata e soprattutto con l’idea che non può esistere altro se non la battaglia in pista.

La competizione ovviamente non è una cosa sbagliata in uno sport; al contrario è ciò che appassiona, è ciò che porta a vivere i weekend con quell’adrenalina che solo uno sport può regalare. Ciò che diventa sbagliato è far nascere per forza un dualismo e portarlo a crescere fino a sfondare i confini dello sport. I piloti non possono essere amici. E forse questo approccio al Circus porta anche una visibilità maggiore; uno scopo, quest’ultimo, che a volte una disciplina dovrebbe saper mettere da parte.


Autore: Chiara Zambelli@chiarafunoat

Foto: F1, Aston Martin, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG

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