Formula 1

Sulayem contro Liberty Media: ridefinire gli equilibri economici della F1

L’universo della F1 è stato recentemente scosso dallo scontro tra Mohammed Ben Sulayem e Liberty Media. Per meglio comprendere la natura del “conflitto” è necessario ripercorrere le tappe della proposta avanzata dal fondo PIF per l’acquisto della Formula Uno.

The Public Investment Fund (PIF, nda) è il fondo di investimenti dell’Arabia Saudita con un patrimonio pari a 360 miliardi di dollari. E’ di fatto il motore finanziario per la realizzazione della strategia di sviluppo Saudi Vision 2030 che mira a trasformare lo stato arabo in una potenza finanziaria regionale, riducendo drasticamente la dipendenza dall’entrate petrolifere.

L’obiettivo dichiarato è quello di concentrare, in un unico fondo sovrano, un capitale di circa 2500 miliardi di dollari da utilizzare nell’acquisizione del 3% delle partecipazioni dei principali fondi di investimento internazionali.

Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA

Nell’ambito di tale business plan, un asset come quello della Formula 1 risulta appetibile sotto molti aspetti. Dal punto di vista strategico anche il Circus ha definito il proprio impegno nel progetto Net Zero Carbon, scenario che prevede la completa eliminazione dei combustibili fossili in favore di carburanti sostenibili al 100% entro il 2030 (dedaline analoga alla strategia Saudi Vision).

In secondo luogo si potrebbe replicare il modello di business relativo al mondo del calcio che ha consentito ai fondi sovrani dei paesi del Golfo di acquisire i club più prestigiosi della Premier League e della Ligue 1.


F1. L’offerta del fondo Arabo rispedita al mittente da Liberty Media

Nel corso degli ultimi mesi, il fondo PIF ha sottoposto una manifestazione di interesse per l’acquisto della Formula 1 sulla base di 20 miliardi di dollari. Liberty Media, in qualità di detentore dei diritti commerciali della massima categoria, ha “gentilmente” declinato la proposta. E’ innegabile che la Formula Uno abbia creato i presupposti per offrire un prodotto sempre più attrattivo, cercando di estendere il proprio bacino di popolarità a livello globale.

PIF e Liberty Media: obiettivi comuni ma l’accordo sfuma

E’ pertanto verosimile, quindi, che nel breve periodo il valore del prodotto F1 sia destinato ad aumentare in modo esponenziale. Secondo Bloomberg, colosso nel settore delle analisi finanziarie, il valore attuale del Circus è prossimo ai 15 milioni di dollari. A margine di questo dato, pertanto, l’offerta messa in moto dal fondo arabo pare del tutto in linea con il valore stimato dagli analisti.


F1: l’ingerenza di Mohammed Ben Sulayem

Attraverso l’account personale di Twitter, l’ex pilota di rally emiratino ha espresso la propria opinione in merito alla proposta del fondo arabo. Lo ha fatto in maniera dura in relazione alla carica di presidente della Federazione Internazionale. E’ necessario ricordare che Liberty Media detiene per i prossimi 90 anni i diritti commerciali della F1. Nei post della discordia, Sulayem autodefinendosi custode del motorsport in qualità di presidente di un’organizzazione no profit (FIA, nda), lancia un monito ai potenziali acquirenti chiedendo piani trasparenti e sostenibili, dando meno importanza alla generosità dell’offerta monetaria.

Tweet del presidente della FIA in merito al potenziale valore economico della F1.

Un’invasione di campo che ha suscitato l’ira di Liberty Media. Per fare un paragone con il calcio, è come se il presidente del CONI interferisse in una trattativa per la vendita dei diritti televisivi da parte della FIGC. La risposta della governance è stata tanto celere quanto dura: “Tali riflessioni oltrepassano i limiti di mandato della FIA così come qualsiasi diritto contrattuale. La federazione verrà considerata responsabile di eventuali danni subiti da Liberty Media.”

A differenza degli anni 80 i team non possono che compattarsi sulle posizioni della proprietà, attraverso l’operato che ha fatto lievitare gli introiti anno dopo anno. L’insofferenza dei team verso lo stile manageriale di Sulayem sembra molto diffuso. L’apertura all’ingresso di nuove scuderie, la gestione della spending review abbastanza approssimativa (“Budget Cap Gate” docet), ma soprattutto la sensazione di voler scardinare posizioni di potere precostituiti, sta creando parecchio malumore all’interno delle squadre.

Le modalità dell’intervento del sessantunenne arabo lasciano intendere che si tratti di opinioni personali che non necessariamente rappresentino le velleità dei membri della Federazione Internazionale. Se il futuro della F1 sarà effettivamente consegnato a un nuovo acquirente della medesima area geopolitica del fondo PIF, Sulayem potrebbe essere la figura più autorevole nel ridefinire gli equilibri economici più favorevoli all’organo federale.


Autore e illustrazioni: Roberto Cecere – @robertofunoat

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Roberto Cecere