La più grande delusione dei primi appuntamenti 2023 è stata la Ferrari SF-23, annunciata come la monoposto più veloce mai prodotto dal team di Maranello per ammissione del presidente Benedetto Vigna. E’ inutile girarci troppo intorno: trovare aspetti veramente, positivi al momento, risulta assai arduo.
In particolare, nella terza tappa della splendida cornice australiana di Melbourne, sono venute meno le poche certezze delle recedenti gare: la performance in qualifica e la condotta di guida dei piloti. Intendiamoci… anche senza le sbavature di Leclerc e Sainz la rossa non avrebbe avuto alcuna chance di lottare per la vittoria.
Tuttavia, la perentoria rimonta di Carlos nella fase centrale della gara è indicativa di un potenziale probabilmente paritetico a quello di Mercedes e Aston Martin. Questo se, a differenza di ieri, si massimizzano le prestazioni in funzione dei risultati. Cosa che purtroppo non avviene.
La sensazione descrive un certo malessere legato ai piloti che non riescano a digerire il downgrade prestazionale 2023, tornando a gestire i fine settimana in modus “conserva” come è stato fatto nel 2021. Le manovre azzardate degli alfieri della rossa svelano una chiara frustrazione nel dover lottare per le posizioni di rincalzo. Scenario che va in antitesi con le aspettative della vigilia.
Sin dai pre season test in Bahrain, la superiorità di Red Bull e Aston Martin è manifesta. Il ritardo prestazionale della SF-23 avrebbe dovuto suggerire una gestione efficiente del materiale tecnico a disposizione. La lunga pausa dovuta alla cancellazione del Gran Premio della Cina, sotto questo aspetto, consentirà di definire e deliberare i primi correttivi su una monoposto che non verrà rivoluzionata nelle linee guida.
Ovviamente il sentimento che anima Vasseur è avvolto anch’esso da frustrazione. Un disappunto per le infelici dinamiche della gara che in base all’opinione del dirigente francese hanno penalizzato oltremodo il risultato complessivo della scuderia modenese. Paragonare gli incontri ravvicinati tra Ferrari e Aston Martin di ieri, pare francamente una forzatura non necessaria.
In entrambe le occasioni, infatti, i ferraristi sono entrati in contatto con il posteriore delle AMR23. Manovre alquanto ottimistiche che, sebbene potevano essere viste entrambe come “incidenti di gara”, sottolineano un atteggiamento votato alla troppa foga dovuta alla necessità di approfittare di ogni piccola occasione, visto la scarsità di performance che non consente alle rosse di ottenere buoni risultati a prescindere.
Tuttavia, mentre nel caso di Charles ad avere la peggio è stato proprio il campione monegasco, per quanto riguarda Carlos il contatto con Alonso ha procurato un possibile danno alla gara del asturiano, successivamente neutralizzato dalla caotica gestione delle fasi finale della corsa da parte di una assai discutibile direzione gara.
L’analisi del team principal transalpino continua ad essere votata ad un ottimismo che non trova riscontri veritieri, né in termini di performance che di risultati. Affermare di non essere “troppo lontani dal vertice” rappresenta una strategia comunicativa davvero ardita. Se per Vasseur la Red Bull fa parte davvero dello stesso campionato in cui gareggiano le monoposto di Maranello, allora, sussiste un drammatico difetto di comunicazione visto la distanza siderale che divide le due squadre.
L’auspicio ipotizza un quadro a noi sconosciuto dove esistono alcuni elementi che possano supportare tale ottimismo sul medio periodo, in quanto il presente, purtroppo, considerando le attese, narra una superiorità imbarazzante della RB19.
Senza la presunzione di voler impartire lezioni di comunicazione, tenendo presente che cercare di vedere sempre gli aspetti positivi e non focalizzarsi su quelli negativi sia la strada corretta, l’universo Ferrari è molto più complesso delle altre realtà in cui ha operato Vasseur. Forse, questo fatto, ancora non è chiaro al francese?
Non essere lontani dal vertice legittima l’aspirazione di piloti e fan nella possibilità di chiudere il gap con la concorrenza in un tempo ragionevole. Con ogni probabilità il navigato dirigente francese sta cercando di infondere fiducia ad un team deluso dal progetto tecnico e, di conseguenza, scosso dalle diverse modifiche all’assetto organizzativo della gestione sportiva.
Il Cavallino Rampante ha disertato il podio nei primi tre Gran Premi stagionali. Per trovare un avvio così deprimente dobbiamo retrocedere sino al 2014 con l’avvento dell’era ibrida. Probabilmente resta prematuro alzare bandiera bianca. Ciononostante, riconoscere errori e sbagli cercando di chiamare sempre le cose con il proprio nome sarebbe decisamente più realistico e soprattutto necessario alla causa.
Continuare a puntare sulla luna (alias Red Bull, nda) a breve termine potrebbe diventare un boomerang mediatico che, a conti fatti, risulterebbe notevolmente nocivo. Elemento che, è ovvio, andrebbe ad affossare ancor più una scuderia in netta difficoltà su vari fronti.
Da quello che possiamo immaginare assisteremo all’ennesima annata di transizione se questi sono i veri obiettivi. Ecco perché, i supporter della rossa dovrebbero valutare l’operato degli ingegneri di Maranello in base a obiettivi realistici piuttosto che a slogan fittizi che con il passare del tempo risulteranno sempre più beffardi.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari
Vedi commenti
Troppi cassandra ci sono in giro aspettiamo qualche altra gara