giovedì, Marzo 28, 2024

Ferrari non farà mai la fine della Williams

Ferrari, come il resto dei team di F1, ha forzatamente tenuto spento la power unit per quello che è accaduto in Emilia Romagna. Pertanto succede che si parli di tutto ciò che è collaterale alla massima categoria del motorsport. Aria fritta, insomma. Tuttavia poniamoci questa domanda: “E’ possibile che il Cavallino Rampante diventi una nobile decaduta, addirittura marginale, ripercorrendo la recente e devastante storia della gloriosa Williams?”

Il quesito se l’è posto, in un articolo lungo e per certi versi ben argomentato, dove si ricorda che molte gloriose scuderie sono scomparse nella storia della F1, Dieter Rencken per Racingnews365. I punti fondamentali: Williams ha commesso un errore gigantesco, quando Franck Williams e Patrick Head hanno deciso di quotare il team in borsa (a Francoforte) con una IPO.

La IPO, offerta pubblica iniziale, è uno dei metodi che le società (e anche le scuderie lo sono) possono utilizzare per quotarsi in borsa, rendendo le proprie azioni disponibili agli operatori finanziari (trader) e agli investitori. Questa quotazione in borsa è stata quella da cui la Williams, almeno sino ad oggi non si è più ripresa.

E’ stato nominato un direttore finanziario che non c’entrava un tubo con la F1 e si è cercato di risparmiare ovunque, creando una discesa continua verso il baratro. Perché all’interno del Circus senza soldi (che si traducono in tecnologia e “capitale” umano di qualità), non vai da nessuna parte.

Ferrari
John Elkann, Sergio Marchionne – Ferrari si quota in borsa nell’ottobre del 2015

Anche Ferrari si è quotata in borsa nel 2015 a New York (con risultati però ampiamente positivi) e anche Ferrari ha in ruoli apicali persone come Vigna che non c’entrano molto con la F1 (anche se ci risulta ora sia pienamente coinvolto nell’aspetto sportivo). I problemi della rossa sono differenti, e anche i risultati sportivi non sono stati, in questi 15 anni, sempre con una tendenza negativa. Ci sono state annate brutte e altre meno brutte, altre discrete, altre competitive.


Ferrari: team economicamente sano

Ferrari non ha alcun problema finanziario. Se è pur vero, come afferma Rencken, che la squadra di Maranello ha visto ridursi gli sponsor dalla scorsa stagione, con una perdita che quantifica in 50 milioni di dollari (non abbiamo gli strumenti per verificarlo), è anche vero che la scuderia italiana, solo con la “paghetta” che riceve per stare nel paddock (leggasi “Patto della Concordia”) non ha particolari problemi nel gestire il suo reparto sportivo, tanto che ha pure diversificato ritornando alle gare di durata (dopo mezzo secolo) con la 499P e con risultati (sinora) tutt’altro che disprezzabili.

E’ anche vero che con il budget cap è più difficile se non impossibile ripercorrere il periodo precedente al quinquennio d’oro (2000-2004), cioè: prendere quasi in blocco le menti pensanti della Benetton comprando Schumacher, con spese enormi. In quegli anni la Ferrari stava subendo un appannamento nelle stradali (ne stava vendendo poche) e ci pensò la Fiat a fare gli acquisti.

Oggi non esiste alcun problema con le vetture stradali, ormai galline dalle uova d’oro. Paradossalmente (come afferma l’autore dell’articolo e come abbiamo notato anche noi tante volte) mentre Enzo Ferrari fece le stradali per finanziare la squadra nelle gare, ora la GES è quasi un appendice negativa dell’azienda, nel senso che è l’unica a non dare risultati positivi e non può usare i grandi introiti delle stradali proprio per il tetto di spesa imposto dalla FIA.

Ferrari
GES Scuderia Ferrari, base operativa della storica scuderia modenese

Visti questi punti, vediamo dove sono, a nostro parere, le grandi differenze. Le strutture Ferrari non sono lontanamente paragonabili a quelle Williams. Nel senso che sono di tutto rilievo e non hanno nulla da invidiare a Red Bull o Mercedes. Il problema non è, banalmente, che non ci sono soldi o mezzi, ma che al contrario non ci sono figure di vertice che sappiano fare bene il loro lavoro. E che è molto difficile strappare alla concorrenza, ora più che mai.

Ma questo non può presupporre certo una strada in continua discesa come accaduto con Williams. Ferrari ha ancora oggi un prestigio enorme, soprattutto per i piloti, checché se ne dica. Quindi, mentre la il team di Grove deve affrontare una strada lunga per ritornare almeno ad essere nei team di media classifica e non ci stupirebbe che chiudesse i battenti (non ce lo auguriamo per il bene della Formula 1), non può essere certo lo stesso per Ferrari.

Non solo, seppure corrisponda a verità che non è detto che importi ai nuovi tifosi (quelli che piacciono tanto a Domenicali) della Ferrari in F1, sarebbe comunque un deciso ridimensionamento per “Il vertice del motorsport” non averla più nei Gran Premi. Un’ipotesi per ora dell’irrealtà. No, non penso che la Ferrari rischi, dunque, di fare la fine della Williams.

Per dirla con gli inglesi: “to big to fail” (nel senso che è ben lungi da un pesante ridimensionamento). Nella peggiore delle ipotesi, non impossibile, potrebbe veleggiare per qualche tempo nella mediocrità. Cosa che, tra l’altro, in ogni caso, appartiene allo “storico” di Maranello. Gli appassionati e i tifosi che conoscono la storia della F1 e della Ferrari lo sanno bene. Purtroppo.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Scuderia Ferrari Williams

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