lunedì, Ottobre 14, 2024

Red Bull più forte della sindrome da accerchiamento 

Se esistesse un mondiale del mettere le mani avanti, probabilmente, Red Bull vincerebbe anche quello in maniera schiacciante. Se i campionati veri vengono dominati grazie al più bravo degli ingegneri, Adrian Newey, e a uno dei piloti più forti ad aver calcato i tracciati del Circus, Max Verstappen, questa ipotetica tenzone verbale sarebbe territorio di caccia di Chris Horner, che ha inculcato il metodo ai suoi dipendenti, e soprattutto di Helmut Marko, il riferimento supremo dell’ars mediatica, il retore per eccellenza, il maestro di eloquenza per definizione.

La contea di Milton Keynes, un territorio di circa 90 km quadrati che sorge nel sudest dell’Inghilterra ed è abitata da poco più di duecentomila anime, è diventata il fulcro della Formula Uno odierna. Tutti volgono lo sguardo a quell’area nella quale la Red Bull ha impiantato la sua base operativa e nella quale sta ulteriormente investendo con una galleria del vento nuova, col reparto powertrains che cresce di giorno in giorno e pure provando a portare l’AlphaTauri via da Faenza

Red Bull
Vista posteriore dell’AlphaTauri

Red Bull è “vittima” di sguardi morbosi

Le eccellenze, per caratteristiche, sono catalizzatrici di attenzioni e non è un mistero che molti team principal abbiano puntato ai tecnici della franchigia che guida le operazioni nelle classifiche iridate. Viene da sé che qualcuno cominci a subire una vera e propria sindrome da accerchiamento sentendosi quasi indebitamente oggetto di attenzioni morbose.

Il corteggiamento degli altri team sui nostri ingegneri non è mai stato così massiccio come in questo momento. Per noi è ancora più sorprendente come gli altri lo stiano facendo nonostante il budget cap, offrendo più del doppio di noi. A quanto pare stanno risparmiando altrove”. Queste le considerazioni di Marko che, se proprio vogliamo dirla tutta, sono velatamente insinuanti visto che c’è l’allusione al cost cap che, forse è inutile ricordarlo, è stato infranto proprio dal suo team. E non da chi prova a strappare professionalità in normalissime trattative di un mercato dei tecnici sempre in fermento. 

Red Bull, al di là di certi toni allarmistici, ha la possibilità non solo di resistere agli attacchi ma anche di promuovere risorse interne per assestare il colpo. Prendiamo il caso di Dan Fallows e degli altri professionisti che lo hanno seguito nel cammino da Milton Keynes a Silverstone. Qualcuno di voi ha percepito l’indebolimento della franchigia fondata da Mateschitz? No, appunto. 

Possiamo far fronte alle partenze – ha infatti spiegato Marko che quando ci si mette ha il dono dell’onestà intellettuale – Abbiamo una solida struttura di giovani. Siamo ben posizionati in tutti i settori. Non tutto dipende da una sola persona. Questa continuità ci distingue dagli altri: Newey è con noi da 17 anni, Horner da 19 e io da ancora più tempo. Oltre a questo c’è un personale tecnico di alto livello”. 

Red Bull
Helmut Marko (Oracle Red Bull Racing) – Gp Canada 2023

Tra l’altro, volendo essere altrettanto provocatori, ricordate quando quelli della Red Bull andavano a far man bassa a in Mercedes, precisamente all’High Performance Powertrains di Brixworth, per creare il proprio reparto motori? All’epoca erano gli austriaci a fare gli squali in una dinamica normalissima che vede gli inseguitori andare a corteggiare con pacchi di grana i più bravi per ottenere in cambio servigi esclusivi. Leggi di mercato vecchie come la storia dell’umanità che oggi sembrano degli inediti procedurali a chi sa maneggiare l’eloquio. 

Ma il punto di vista di quelli della Red Bull è comprensibile. Per sette anni hanno visto un solo team dominare. Tanta fatica è costata a Horner e soci per ribaltare i valori e diventare il carro trainante della categoria. Ora c’è il timore che questa comoda posizione possa essere oggetto di attacchi incrociati. Dei competitor sicuramente, ma anche degli organi dirigenziali della F1 che di certo, dopo l’introduzione delle nuove regole tecniche, tutto s’aspettavano fuorché vedere una sola scuderia godere. 


Red Bull: la penalità per l’infrazione del cost cap è davvero un problema?

Non è solo la fuga dei tecnici ad agitare i sonni dei campioni in carica. C’è anche il discorso che riporta alla penalità ricevuta per il superamento del cost cap. Ma anche su questo frangente si registra una discrasia netta tra le paure e i fatti. Per mesi, dopo la sentenza, li abbiamo sentiti  dire che sarebbero andati in crisi. Poi hanno presentato la RB19, una delle monoposto più dominanti di sempre al di là di certi giudizi che si leggono in giro e che vogliono imporre la narrazione di una vettura non poi così superiore. Certo, otto gare su otto con distacchi bulgari si vincono per caso…

Ora, nel giochetto che abbiamo imparato per bene, si sposta di un anno l’arco temporale degli effetti della sanzione. Pierre Waché, direttore tecnico della scuderia, non ha nascosto che sono rimasti molto sorpresi ne verificare d’essere in possesso di un vantaggio sulla concorrenza più grande di quanto si aspettassero. Ma, contemporaneamente, ha affermato che insistono preoccupazioni per il futuro di medio periodo. 

Non è tutto più facile perché siamo in testa al campionato. Stiamo andando al limite. Penso che le penalità potrebbero influire sull’attuale sviluppo della vettura e influiranno anche in modo sensibile sulla macchina del prossimo anno”.

Red Bull
Pierre Wachè, Ingegnere Francese della Red Bull

Bisogna ricordare che gli effetti della pena decadono ad ottobre e nello stesso mese dell’anno scorso erano iniziati. La RB19, quindi, sarebbe dovuta nascere con un grave handicap che non si è rivelato essere tale. Se il vantaggio in campionato è così grande, gli ingegneri possono già lavorare in chiave 2024 nonostante il minor monte ore a disposizione. A ottobre, ancora, il 10% della quota ATR tornerà in possesso di Newey che potrà così operare nel regime normale che, in ogni caso, penalizza i vincitori del campionato. 

Ecco perché, tirando le somme e giungendo alla conclusione di questo scritto, certe esternazioni sembrano più votate al sensazionalismo che alla spiegazione dei fatti nudi e crudi. Red Bull è un esempio di efficienza senza eguali, il loro schema continuerà a funzionare anche se dovessero perdere qualche tecnico. La loro forza, come la storia dimostra, è tale anche da superare i fastidi di una penalità. Stia sereno il Dottor Marko


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Scuderia AlphaTauri, Oracle Red Bull Racing

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