Come funziona il giocattolo della F1? Cosa sono gli acronimi FIA, FOM, FOG, LM etc etc? Questo articolo non vuole e non può essere esaustivo, mi riprometto di ampliare determinate tematiche con altri approfondimenti, ma cominciamo a fare l’ “anatomia” del corpaccione della massima categoria del motorsport. Dire Formula 1, in realtà significa molto e significa nulla. Nel senso che nel corso degli anni questa competizione ha mutato tante volte pelle, talvolta adattandosi ai tempi, talaltra anticipandoli.
A partire dal primo Gran Premio che ha dato il via al campionato mondiale (Silverstone, 13 maggio 1950, vinto da Nino Farina per la Alfa Romeo) pomposamente autodefinito proprio dagli stessi “proprietari” del Circus (fra poco ci torniamo) “the pinnacle of motorsport”. Più o meno potremmo tradurlo con: il vertice, la punta di diamante, il “pinnacolo” del motorsport. E’ come se qualcuno, guardandosi allo specchio, dicesse: “Anvedi quanto sono figo e bello”; ma questa ovviamente è una mia considerazione.
Comunque, per farla breve, la F1 è un campionato mondiale che si svolge su piste con caratteristiche differenti fra di loro (non ovali attualmente, anche se nulla lo vieta, per quel che mi è dato sapere) e che vede gareggiare monoposto a ruote scoperte con diversi fornitori di motori e diverse scuderie che si costruiscono da sé i telai e tutte le parti che compongono la vettura.
Altra nota importante, non è mai stato un monomarca. Cioè non è mai capitato che ci siano state auto identiche a riempire la griglia di partenza. Semmai è capitato che la maggior parte dei concorrenti avessero una stessa motorizzazione. Stiamo parlando del famoso otto cilindri Cosworth della Ford (3000 di cilindrata) che, per costi, durata e prestazioni permetteva di avere in pista, con risorse relativamente limitate, una o due monoposto. Essere cioè proprietari di un team, una scuderia.
Il campionato del mondo di F1 è stato per molti decenni, sostanzialmente, una competizione europea a trazione anglosassone (anche se la Federazione internazionale dell’automobile era, e formalmente ancora è, un’istituzione francese). Solo con la crescita della popolarità delle gare e l’avvento di Bernie Ecclestone ha assunto quel valore che l’aggettivo “mondiale” suggeriva, ma che non era fattuale.
In realtà la F1 è come una chimera con due teste: FIA e FOG. La prima è acronimo di Fédération Internationale de l’Automobile (la denominazione francese è quella ufficiale), non credo sia necessario tradurlo, che ha sede a Parigi, al numero 8 di Place de la Concorde. La FIA è rappresenta circa 240 Automobile Club di 144 paesi del mondo, circa 80 milioni di automobilisti. E’, a livello mondiale, l’ente più grande, ma non l’unico, che regolamenta moltissimi (non tutti) sport motoristici sin dagli albori del motorismo, difatti la sua nascita (o per essere più precisi la nascita dei progenitori della Federazione) è datata 1904.
Negli Usa, ad esempio, la FIA viene riconosciuta, ma ci sono altri enti che “gestiscono” altri campionati, ad esempio quello di Formula Indy (la cui gara più rappresentativa è la 500 miglia di Indianapolis) campionato di vetture a ruote scoperte come la F1, con tappe solo in Usa ma che rispetto a questa ha telai uguali per tutti (attualmente Dallara) e due soli fornitori di propulsori (attualmente Honda e Chevrolet).
La FIA è l’ente regolatore della F1 e di moltissimi altri campionati (F2, F3, Campionato Endurance e prototipi, dove spicca la leggendaria 24 ore di Le Mans). E’ cioè l’ente che certifica la regolarità di gare, monoposto, campionati mondiali e relativi albi, stilando un regolamento sportivo e uno tecnico a cui i concorrenti devono ovviamente sottostare. Sempre la Federazione Internazionale stabilisce come e in quale modo i partecipanti possono appellarsi per le decisioni che si ritengono errate da parte del collegio dei commissari (per ogni gara di F1 il collegio cambia) o del direttore di gara.
Charlie Whiting ad esempio è stato direttore di gara per molte edizioni del campionato del mondo. Con la sua prematura scomparsa la direzione di gara ad interim è passata a Michael Masi. A seguito dei fatti di Abu Dhabi del 2021 l’australiano è stato esautorato e nel 2022 abbiamo avuto una diarchia. Attualmente abbiamo di nuovo un direttore unico, Niels Wittich. Proprio dopo il rocambolesco finale del 2021 sono stati in molti ad interrogarsi sul “chi controlla il controllore”, cioè sul fatto che la FIA “balli da sola”, cosa comunque assai comune per le federazioni sportive e su cui magari torneremo con un altro articolo.
Diciamo subito la nostra: sarebbe meglio avere enti terzi che deliberino autonomamente in caso di controversie, secondi i dettami di Montesquieu (noto illuminista francese vissuto nel diciottesimo secolo), teorizzatore della separazione dei tre “poteri” fondamentali di uno Stato liberale (esecutivo, legislativo, giudiziario) per un suo ottimale funzionamento. Poteri o funzioni fra di loro necessariamente indipendenti e autonomi. Separazioni che, almeno per il giudiziario non esistono in seno alla FIA, ma il discorso si potrebbe ben applicare in generale alle strutture/federazioni sportive.
Il regolamento sportivo è quella serie di norme che dicono come piloti e scuderie “devono comportarsi” e come l’evento in sé, dalle qualifiche alla gara, deve “funzionare”. Poiché tale regolamento prevede anche le eventuali sanzioni sia per il comportamento di piloti e scuderie, sia per il mancato rispetto del regolamento tecnico (dimensioni alettoni, particolari elettrici e elettronici, gestione PU etc etc), ha una parte in cui vengono richiamati i parametri a cui devono sottostare le monoposto, che poi troviamo dettagliati nel regolamento tecnico.
E, appunto, il regolamento tecnico è invece quella serie di norme che dicono come devono essere le monoposto per essere conformi in tutte le loro componenti e a quali norme di sicurezza devono sottostare Nel 2022 ad esempio, il regolamento sportivo resterà più o meno lo stesso, mentre quello tecnico, nelle parti relative alle monoposto, cambierà radicalmente, restando invariata la sua parte legata alla sicurezza.
Le omologazioni dei circuiti sono invece appannaggio di un’altra serie di regole sempre emanate dalla FIA. Che ruolo ha Stefano Domenicali in tutto ciò? Lui fa parte della seconda testa di cui parlavamo, la FOG. E’ il presidente della Formula Uno. Ma, se vogliamo essere più precisi, è il presidente e amministratore delegato del Formula One Group, l’ente che si occupa di tutto l’aspetto organizzativo riguardante la F1, compreso l’aspetto mediatico e gli introiti derivanti da dalla vendita dei diritti televisivi (e non solo quelli, ci arriviamo).
A questo punto è necessario citare il cosiddetto “patto della Concordia”, di cui forse avrete sentito parlare (l’ultimo è datato 2020 scadrà nel 2025, il primo è del 1981, anche cui potremmo dedicare un articolo specifico). Si chiama così perché il primo patto fu “ratificato” presso gli uffici della federazione (che allora si chiamava Fisa per volere del presidente Jean Marie Balestre), presso Place de la Concorde, a Parigi.
Il patto, come spiegano Luca Dal Monte e Umberto Zapelloni (“Il grande libro della F1”, Baldini+Castoldi) in realtà fu deciso a Modena, il 19 gennaio, nell’antica sede della Scuderia Ferrari in Viale Trento e Trieste. Ben 13 ore di riunione con i rappresentanti di tutte le scuderie di F1. Raggiunto l’accordo, alla FIA non resterà altro da fare che accettarlo.
Il Patto è, fondamentalmente, un accordo commerciale tramite il quale viene regolata la partecipazione delle squadre al Campionato Mondiale di Formula 1 e il trattamento economico delle stesse all’interno della competizione, secondo quanto organizzato dalla Formula One Management, società facente parte del Formula One Group. In pratica, tramite questo patto si decide quanti soldi restano alla FOG, quanti alla FIA, e quanti vengono distribuiti fra i vari team che partecipano al mondiale di F1, in base alla classifica finale (sia nelle classifiche piloti e costruttori) alle gare vinte, al palmares etc etc. Non si conoscono tutti i dettagli di questo patto.
Un importante organismo definito dal Patto della Concordia è la Formula One Commission, che si dovrebbe riunire regolarmente per tutti gli aspetti organizzativi, ma non solo, della F1. Le decisioni vengono poi ratificate dagli organi della FIA, il World Motor Sport Council e l’Assemblea Generale. La Federazione può decidere autonomamente solo per necessità legate alla sicurezza.
La commissione è composta da: detentore dei diritti commerciali, Stefano Domenicali, per Formula One Management (arriviamo fra poco anche a questa struttura); il presidente della FIA; i “Team Principal” dei 10 team firmatari; 4 organizzatori di Gran Premi europei; 4 organizzatori di Gran Premi extra-europei; 2 rappresentanti degli sponsor, 1 rappresentante fornitori pneumatici (attualmente Pirelli); un rappresentante fornitori motori (Mercedes, Ferrari, Renault, Honda)
Il sistema di ripartizione del denaro alle scuderie prevede una parte derivata dalla classifica costruttori e un’altra legata ai bonus storici. A questi, solo la Ferrari può sommare un “extra” (stabilito alla firma del Patto della Concordia) come riconoscimento per la sua partecipazione a tutte le edizioni del campionato.
Questa somma viene quantificata in base al denaro da suddividere ai team: se resta sotto il miliardo di dollari si attesta al 5%, sale al 6% tra 1 e 1,05 miliardi, poi all’8% tra 1,05 e 1,1 miliardi, sino al 10% oltre gli 1,1 miliardi. La Ferrari, sempre per il patto della Concordia, ha il diritto di veto. Vale a dire che può opporsi a tutte le decisioni prese nel mondo della F1, a meno che non si tratti di decisioni prese in materia di sicurezza.
Piccolo esempio: pur essendo arrivata terza nel mondiale costruttori 2021, grazie al bonus la scuderia di Maranello è rimasta quella che ha ricevuto più denaro da Liberty Media, sopravanzando di 5 milioni di dollari i campioni del mondo della Mercedes, al top per i premi stagionali e storici.
Ritorniamo alla FOG, Formula One Group. Ha diverse controllate, diverse società che sono sue emanazioni: la Formula One Promotions and Administration, Formula One Management (nota con l’acronimo Fom), Formula One Licensing BV. La FOM provvede agli investimenti parziali su circuiti e scuderie (se queste ultime ad esempio sono in difficoltà economiche) per portare la F1 ad essere sempre più popolare. La stessa Fom mantiene i diritti commerciali sui nomi delle scuderie, il logo ufficiale della F1 e tutti i contenuti dei media che riguardano la massima serie automobilistica.
Inevitabilmente tutto ciò che riguarda gli eventi della Formula 1 deve essere concordato con la FIA. Attualmente il Formula One Group, che ha in pancia tutte queste controllate, appartiene a Liberty Media. Che cosa è Liberty Media? E’ un’azienda di mass media statunitense (presidente John C. Malone, che ne detiene la maggioranza delle azioni nel consiglio di amministrazione).
Oltre alla Formula 1, acquistata ufficialmente il 7 settembre 2016, Liberty Media è proprietaria del gruppo di stazioni radiofoniche SiriusXM e della squadra di baseball Atlanta Braves. Prima di Liberty Media, si può dire, semplificando molto: tutto ciò che riguardava l’aspetto organizzativo e gli sponsor, lo sfruttamento del marchio F1 e i rapporti con i media era sotto il controllo di Bernie Ecclestone.
Lo stesso Bernie è stato il vero e proprio ideatore di questa parte della F1. E magari in futuro scriveremo di questa storia, che è molto interessante, non solo per il discorso “segui i soldi” ma anche per il duro scontro che oppose Federazione Internazionale e enti controllati da Ecclestone, passato alla storia come guerra FISA–FOCA.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: F1