Formula 1

La F1 rischia di diventare una scatola vuota

Natale è passato da poco e un po’ tutti ci siamo prodotti nel rituale dello scartamento dei regali protetti in imballaggi che in talune circostanze sono più attraenti del loro contenuto. Questa immagine può adeguarsi a ciò che è la F1 attuale? Il Circus è davvero una scatola finemente ornata al cui interno c’è poco? Qualcuno la pensa proprio così. Ci arriviamo gradualmente.  

Il 2023 è stato l’anno dei record. Nel 1988, la McLaren Mp4/4 guidata da due fuoriclasse assoluti come Alain Prost e Ayrton Senna fu in grado di vincere 15 gare su sedici e di contornarle con 15 pole position e 10 giri veloci in gara. Risultato che non si pensava di poter replicare e che nemmeno la Mercedes dei 15 titoli in 8 stagioni era riuscita a toccare anche se ci era andata vicina, nel 2016, quando lasciò solo due vittorie alla Red Bull: una per Max Verstappen, l’altra per Daniel Ricciardo.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) precede le Ferrari di Carlos Sainz e Charles Leclerc prima di involarsi verso la vittoria del Gp d’Italia 2023

Proprio la vettura anglo-austriaca ha spazzato via quei numeri in un mondiale in cui ha lasciato per strada solo la gara di Singapore. Allargando il punto di osservazione alle ultime due annate, quelle della F1 di nuova generazione, la scuderia di Milton Keynes ha portato a casa 37 gran premi sui 41 disputati. 33 quelli vinti dal solo Max Verstappen. Questi indicatori danno la misura del fallimento di Liberty Media e della FIA che avevano lavorato, non sempre con comunione d’intenti, per creare una categoria equilibrata e imprevedibile.

Nonostante il dominio da sbadigli compulsivi e sebbene i pilastri della rivoluzione (budget cap, Aerodynamic Test Regulation e vetture a effetto suolo) non abbiano inciso avendo in realtà favorito il mantenimento della posizione di vantaggio dell’unico soggetto emerso, la Formula 1 ottiene consensi a livello globale. Un incremento dell’audience media registrato negli anni scorsi che ora, è obbligo evidenziarlo, ha iniziato a conoscere qualche battuta d’arresto.


F1: il marketing vince sulla sfera tecnico-sportiva

Se il sistema creato per livellare la categoria ha fallito e se c’è un solo pilota a dettar legge allora cos’è che attira tanti tifosi, il contenuto del pacco o come questo viene infiocchettato e offerto al pubblico? Secondo Alexander Wurz, presidente della Grand Prix Driver Association, è tutta questione di marketing: “La grande popolarità della F1 è dovuta al marketing, non alla modifica dei regolamenti sportivi” ha tuonato l’austriaco a Motorsport Magazin

Durante il Covid la gente è dovuta rimanere a casa e l’abbiamo raggiunta con Netflix e i social. Liberty Media deve fare attenzione a non mettere troppo sotto pressione il sistema. Il numero degli spettatori è in calo per tutti gli sport, anche se la F1 stia registrando un calo minore rispetto agli altri”, ha sottolineato Wurz a conferma che dopo la grande ascesa è iniziata la fase calante del ciclo. 

Alex Wurz, Presidente della GPDA

Le conclusioni dell’ex Benetton sono un sunto di lucidità che andrebbe analizzato a Englewood, sede di Liberty Media Corporation: “Il successo non è stato dato dallo sport o dai regolamenti sportivi, ma dal modo in cui abbiamo attirato nuovi fan. Tutti concordiamo che è fantastico vedere tre piloti in lotta per un GP a pochi giri dal termine, ma non dobbiamo enfatizzare forzatamente la parte Hollywood delle gare. Dobbiamo presentare il nostro sport in maniera autentica ed adeguata”. Boom!

Le preoccupazioni di Wurz sono lecite, non si tratta di allarmismo fine a se stesso. Il sistema, così come è configurato, non può reggere a lungo se non si riempie di contenuti tecnici. La grande attrattiva rappresentata dai palcoscenici tutti lustrini e luci accecanti come Las Vegas ha un effetto di breve periodo, ma rischia di non creare fedeltà strutturale da parte del “cliente” della F1, come oggi il tifoso viene immaginato da chi detiene il pacchetto azionario del Circus

Il progressivo svuotamento tradizionale che allontana sempre più le piste storiche in favore di circuiti semipermanenti replicati alla noia rischia di generare l’effetto opposto di quello desiderato: disaffezione e generalizzato calo d’interessi. Anche per questa ragione la Formula Uno si appresta a vivere un’altra rivoluzione tecnica che deve evitare gli errori – ormai palesi – commessi due anni fa.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing

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Diego Catalano