Formula 1

Ferrari sospesa tra volere e potere

Volere e potere. Chi non ha mai fatto i conti con questi due concetti che vengono associati con grande semplicità ma che spesso sono sconquassati da forze che tendono ad allontanarli? Questo genere di dinamica si alimenta e si rinnova anche in F1, soprattutto tra quei soggetti che rincorrono la loro natura senza riuscire a raggiungerla. La Ferrari, nella sua storia recente, è la plastica rappresentazione di questo meccanismo sempre acceso e che alla lunga rischia di logorare fatalmente i suoi ingranaggi. Che altro non sono che gli uomini che creano il movimento.

A Maranello, negli ultimi tempi, hanno imparato ad archiviare e a ripartire. Questa maniera di procedere, usualmente, si cuce addosso a chi non riesce a trovare stabilità nel proprio incedere. La Ferrari, dopo un campionato del 2023 chiuso senza raggiungere gli obiettivi minimi, deve superare ancora diversi problemi. 

Non si parla solo della sfera tecnica, a quell’ambito si sta lavorando in vista della prossima stagione avendo compreso che la SF-23 era caratterizzata da un concept incompatibile con la vittoria. Da qui la decisione di mandarlo in soffitta per aprire altri scenari tecnici che offrono possibilità ma che rischiano anche di portare nei classici vicoli ciechi. Serve grandissima attenzione nella fase di delibera del Progetto 676

Charles Leclerc, Scuderia Ferrari, Gp Abu Dhabi 2023

A Maranello, dicevamo, ci sono altre situazioni da normalizzare. Quando Frédéric Vasseur ha preso possesso dei suoi uffici, mancano pochi giorni per l’anniversario, ha messo mano ad una ristrutturazione che ha avuto pochi precedenti nella storia recente del Cavallino Rampante. Sin dai primi istanti, l’ex team principal della Sauber ha dovuto affrontare commiati autoimposti e riallocazioni necessarie. Prima gli addii di Gino Rosato e di Jonathan Giacobazzi e poi la rimodulazione dei ruoli operativi di Inaki Rueda spostato al remote garage di Maranello e sostituito da Ravin Jain al muretto.

Per non parlare del fulmine al ciel sereno rappresentato dal passaggio in McLaren di David Sanchez che probabilmente non è stato ben gestito nel timing. E il prosieguo della stagione rossa non ha fatto che confermarlo. Ma l’assestamento non si è fermato qui visto che, nel cuore dell’annata, Laurent Mekies ha salutato la ciurma e si è legato all’AlphaTauri. Il vuoto imposto dalla partenza del transalpino, che in Ferrari non ha lasciato il segno, è stato colmato da una risorse interna, quel Diego Ioverno che ricopre il ruolo di direttore sportivo.

Proprio quest’ultimo in un videomessaggio pubblicato dai canali social della Ferrari ha espresso parole che sintetizzano la lotta cui si faceva riferimento in apertura di questo scritto. Il tecnico italiano allude al DNA vincete del Cavallino Rampante, una natura che cozza con il pragmatismo di chi non ha ancora terminato l’opera di ristrutturazione. 

Chi – si parla ovviamente di Frédéric Vasseur – non vuole che la squadra cada nello stesso errore commesso l’anno scorso quando i vertici, in slanci tanto ottimistici quanto sbilenchi, se ne uscirono con proclami roboanti che hanno fatto diversi danni visto come si è dipanata l’annata.

Diego Ioverno, direttore sportivo della Ferrari in sostituzione di Laurent Mekies

Ferrari tra volere e potere

Il direttore sportivo in carica ufficialmente da pochi mesi ha insistito sul fatto che vincere fa parte del tessuto connettivo della Ferrari: “Ovviamente nel nostro DNA c’è la necessità di vincere. Siamo qui per provare a vincere il campionato. Non ci siamo riusciti, quindi non possiamo essere positivi nel complesso. A volte abbiamo mostrato buone prestazioni”. 

Penso che anche l’esecuzione e la gestione del fine settimana da parte dei ragazzi del team siano state positive in molte gare. Abbiamo ottenuto dei buoni punti, abbiamo vinto a Singapore. È un sentimento contrastante, un miscuglio”, ha chiuso Ioverno facendo riferimento a quella strana sensazione che resta nella testa di chi è programmato per fare qualcosa ma non ci riesce perché qualcuno è stato più bravo. Vedasi Red Bull.

Anche se la natura vincente non può essere sopita a lungo c’è chi ha l’ingrato compito di farlo. Vasseur, suo malgrado, deve vestire i panni del pompiere per evitare di dover dar conto dei mancati obiettivi. Non si tratta di un atteggiamento pavido, è la semplice necessità di riportare tutto nel normale processo di crescita che la scuderia cisalpina sta ancora compiendo. 

Ci sono ambiti che hanno ancora bisogno di un’importante messa a punto. Il comparto strategico, ad esempio, continua ad essere l’anello debole del team e gli interventi fatti in inverno sul personale di riferimento non hanno invertito la rotta. Ravin Jain non ha impresso la svolta auspicata, quel che accadeva con Inaki Rueda si verifica tuttora. L’unica differenza – e questo alimenta le speranze – è che oggi, a seguito degli errori commessi, non vi sono giustificazioni di sorta.

L’anno scorso, anche a fronte di scelte strategiche assai penalizzanti come accaduto a Monaco e a Silverstone (sempre ai danni di Leclerc), Mattia Binotto, forse con l’intento di proteggere i suoi, non fece mea culpa né ammise la topica. Oggi Vasseur non ha problemi a presentarsi dinanzi a telecamere e microfoni parlando di errori e di necessità di sistemare una volta e per tutte certe cose. Questo genere di trasparenza è uno dei marchi di fabbrica del nuovo corso ferrarista e serve proprio per mitigare le attese che, quando c’è il Cavallino Rampante di mezzo, superano le soglie del buon senso.

Frederic Vasseur, Team Principal della Scuderia Ferrari

E’ chiaro che serve del tempo al manager transalpino. Ed è ancora più evidente che altro ancora sia necessario per imporre sistemi operativi efficaci e che possano contrastare quelli messi in campo dalla corazzata Red Bull che si è dimostrata perfetta (o quasi) in ogni settore, da quello tecnico, a quello gestionale passando per quello strategico. 

In Ferrari, in certi ruoli, vanno introdotte regole e procedure, non semplicemente uomini nuovi. Anche il più virtuoso professionista  fallirebbe con modelli operativi fallaci. Su questo bisogna insistere. Ed è ciò che Frédéric Vasseur sta facendo tenendo a bada il DNA vincente che deve forse attendere ancora un po’ per liberarsi nuovamente in un futuro non troppo lontano.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano