Formula 1

Red Bull RB20, scevra da pregiudizi tecnici: soluzioni inefficienti rese operative

La Red Bull RB20 resta l’auto da battere. Ciononostante per la scuderia campione del mondo si è trattato di un inverno dalle due facce. Da un lato i timori legati all’indagine interna su Christian Horner che rischia di lacerare la struttura organizzativa del team austriaco e dall’altra l’orgoglio di aver sviluppato una monoposto rivoluzionaria che ha lasciato a bocca aperta gli addetti ai lavori. Gli ingegneri di Milton Keynes, sotto la supervisione di Adrian Newey hanno introdotto alcune novità che potrebbero essere clonate dalla concorrenza.

Tuttavia la avveniristica veste aerodinamica della RB20 è frutto del lavoro congiunto dell’area tecnica che si occupa delle componenti interne e della divisione che indirizza il modello aerodinamico della vettura. Come spesso accaduto nella lunga carriera del genio di Stratford-Upon-Avon, la disposizione degli organi interni della monoposto si è dovuto adeguare alle ardite soluzioni aerodinamiche ideate dall’ingegnere britannico.

Una certa discontinuità progettuale rispetto alla monoposto RB19 non dev’essere intesa come una superflua ricerca di limiti inesplorati. Secondo le stime degli ingegneri della Red Bull, infatti, il concept aerodinamico della monoposto 2023 aveva pochi margini d sviluppo e si correva il serio rischio di essere raggiunti dalla concorrenza. Oltre che una scelta coraggiosa, quindi, l’impostazione di una filosofia progettuale accostata in un certo senso all’estremizzazione del concetto zero-pod è molto indicativa.

L’equipe non si mai adagiata sugli allori e non ha mai disdegnato di attingere alle idee dalla concorrenza. Del resto la storia del geniale progettista inglese è spesso narrata in maniera erronea. L’influenza di Newey sul design delle sue monoposto è meno innovativa di quanto molte persone potrebbero pensare. Piuttosto dovremmo definirla come un’incredibile gamma di concetti che l’ingegnere sessantacinquenne ha vissuto e studiato nel corso della sua lunga carriera.

In particolare la capacità di saper riconoscere quali concetti differenziano le prestazioni in relazione al quadro normativo vigente. Questa è la vera forza di Adrian. Un’abilità che gli ha consentito di attingere da un bagaglio di soluzioni già collaudate e meno rischiose. I designer più giovani non hanno familiarità ed esperienza con tali concetti, mentre Newey li ha già utilizzati in una certa misura.

Se non lo ha fatto li ha comunque ponderati e messi da parte nel suo bagaglio tecnico, potendoli testare in galleria del vento e CFD. Per questo ne conosce con esattezza efficacia e vantaggi. Un know how che fa la differenza tra il numero uno dei progettisti e gli altri designer che si specializzano in determinate aree della vettura ma non posseggono una visione d’insieme dell’intera monoposto.


Red Bull RB20, nessuna dimostrazione di forza. Solo tanta voglia di studiare la concorrenza per fare centro

Uno dei collaboratori storici di Newey è Pierre Waché, membro del gruppo tecnico senior della Red Bull a partire dal 2013. Quando la RB20 è stata presentata, in molti hanno notato il design estremo dei sidepod che ha ricordato l’approccio ancor più avveniristico della Mercedes con la soluzione “slim” proposta a inizio 2022. L’ingegnere francese ha spiegato un fatto: in fase di design, è più semplice impostare un progetto partendo esclusivamente dalle proprie idee.

Ciononostante il meglio si può anche ottenere attraverso lo studio di ciò che è stato implementato dalla concorrenza, anche se il risultato, come nel caso di Mercedes, è stato poco convincente. Waché ha confermato che la discontinuità verso la RB19 è stato un rischio ponderato per non essere raggiunti dai competitor. La nuova aerodinamica può consentire un piano di sviluppo più ampio sulla carta.

Pierre Waché membro del gruppo tecnico senior della Red Bull

Lo fa rispetto al modello anteriore da cui, con ogni probabilità, estrarre un potenziale sostanzioso non era possibile. Red Bull non ha mai considerato le sue scelte progettuali aggressive come una scommessa, ma piuttosto come un “azzardo consapevole” che può fornire un vantaggio maggiore in termini di prestazioni. Quando viene chiesto sulla somiglianza relativa alle Mercedes W13 e W14, Waché lascia intendere che i due concept non sono esattamente uguali.

Almeno da quanto abbiamo potuto osservare durante i pre-season test svolti in Bahrain durante la settimana scorsa, il cronometro conferma che non c’è alcuna familiarità tra la sfortunata veste aerodinamica delle monoposto tedesche dell’ultimo biennio rispetto al nuovo missile progettato da Red Bull. Un paio di giorni e capiremo se la decisione del team campione del mondo in carica sarà ancora una volta quella corretta.


Autore e grafiche: Roberto Cecere –@robertofunoat

Immagini: Oracle Red Bull Racing

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Roberto Cecere