Leclerc e Sainz la coppia di piloti Ferrari. Due individui che da anni stanno cercando di risollevare le sorti del Cavallino Rampante. Assieme a loro una miriade di altre persone, con tanti ruoli diversi, che all’unisono profondono il massimo sforzo per ottimizzare: verbo transitivo che abita le capacità cognitive della gestione sportiva. In fin dei conti il lavoro svolto dagli alfieri della rossa da quando condividono il garage va considerato molto buono. L’ultimo dei problemi del team di Maranello nel recente passato, infatti, era giusto il rendimento dei “dei due Carlo”.
Al contrario i grattacapi sofferti erano anzi tutto a livello tecnico, perché se in F1 la vettura non è altezza della situazione nemmeno il grande “Batman” può trasformarne il rendimento, specie al giorno d’oggi dove il contributo prestazionale di chi guida una monoposto presenta percentuali di incisività decisamente inferiore rispetto a decadi che furono. Ma per fortuna la rossa è rinsavita. Il mandato Binotto era stantio da tempo memore oramai e la ventata d’aria fresca che l’eforato della Ferrari per mano di John Elkann ha ha prodotto sta funzionando a dovere.
Provvedimenti concreti che hanno fornito una linfa vitale e quanto mai necessaria a un gruppo di lavoro avvitato su stesso, inerme e incapace di reagire con Mattia al di sopra di tutti. Con in manager di Draveil sul ponte di comando, invece, Ferrari è un’altra roba per descriverla con linguaggio gergale. La SF-24 funziona, non mente, e per quello che può fa il suo dovere. E se non è la vettura migliore pazienza, in quanto dopo il purgatorio 2023, messi da parte 4 round dell’attuale campagna agonistica 2024, le auto italiane sono sempre andata a podio, hanno vinto e sono pure riuscite a realizzare un doppietta storica a Melbourne.
Seconda forza del campionato che attende i rinforzi aero-meccanici di Imola per realizzare un ulteriore step evolutivo. Red Bull resta il benchmark. Non c’è dubbio al riguardo. Ciononostante la storica scuderia che trova sede in Via Abetone Inferiore 4 non ha la minima intenzione di mollare la presa sulle RB20 che sebbene per ora non facciano un piega, presto potrebbero subire un pressing decisamente più asfissiante di Leclerc e Sainz. Queste le bramosie della Ferrari che sebbene non si monti la testa conoscendo sin troppo bene le capacità della squadra di Milton Keynes, sta cucinando da mesi un piattino che potrebbe essere in parte indigesto per i campioni del mondo in carica.
In F1 esistono diverse variabili che concorrono alla prestazione. Una di queste è definibile da “un’equazione umana” che può incidere pesantemente sul rendimento. Un rapporto decisivo tra pilota e ingegnere che di fatto definisce la competitività della vettura. Una sinergia dove queste figure devono essere brave nel mettere in pratica alla perfezione i dettami forniti. Un interscambio bidirezionale dove un piccolo intoppo è in grado di sfalsare le attese. All’interno di tale equazione nasce il risultato che ovviamente può cambiare il valore del pacchetto che si presenta in un fine settimana di gara.
In fase di preparazione al week-end i parametri valutati da Ferrari sono molteplici. Parliamo di una serie di calcoli matematici studiati a tavolino. Abbiamo recentemente parlato delle scelte a livello di carico, dove si portano 2 o 3 soluzioni, non troppo distanti tra loro, che in pista vanno testate da Leclerc e Sainz. Medesimo discorso per le gomme, dove il modello matematico (tyre model) delle mescole viene definito e poi verificato in sella alle monoposto. Senza dimenticare le indicazioni degli scan relative alle altezze da terra anteriori e posteriori con relative rigidità degli schemi sospensivi, per andare a decidere su quale compromesso dare la priorità.
Stiamo parlando di aspetti eterogenei che però devono per forza di cose rientrare nel medesimo ragionamento. Proprio in tale contesto sta la capacità del team nell’ottimizzare il materiale a disposizione. Facciamo un esempio per comprendere meglio. Quando Leclerc o Sainz scendono in pista con il bagaglio di scelte e considerazioni condiviso con gli ingegneri, devono essere in grado di “spiegare” la vettura. Illustrare con precisione le sensazioni al volante per facilitare il ruolo dei tecnici che una volta compresa la percezione dei piloti offrono i possibili ritocchi al set-up. Chiaramente lo stesso pilota può chiedere ed ottenere facilmente tipo ed entità di modifica in base alla sua esperienza.
L’obiettivo è quello di andare più forte possibile e, a quanto pare, in questo primo stralcio di campionato Sainz risulta più concreto di Leclerc. C’è una sottile differenza che, arrivati a questo punto dello scritto, va tenuta presente. La messa a punto ideale e più veloce esiste solamente a livello teorico. Questo perché ogni singolo pilota è in grado di raggiungere il suo massimo di prestazione con determinate caratteristiche. Quello di Sainz pare un approccio pratico, mentre Leclerc potrebbe essere votato al raggiungimento della massima prestazione teorica che resta tale dal momento che ciò che è ottimo in linea teorica non si sposa alla perfezione con il suo stile di guida.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Charles Leclerc