lunedì, Dicembre 9, 2024

F1, caso Mayer: ennesima prova della sottomissione FIA

FIA e F1, ci ridiamo. Per indole, non mi limito a prendere atto delle notizie, ma cerco sempre di analizzare le dinamiche all’interno del contesto di riferimento. Una notizia interessante riguarda la Federazione Internazionale che ha “fatto rotolare un’altra testa”, quella di Tim Mayer, storico commissario di gara in diverse discipline afferenti l’organo legislatore della categoria. Cerchiamo per un momento di astrarci dalla notizia. Mai come in questa stagione, l’organo federale ha dimostrato di non essere all’altezza di gestire sportivamente e tecnicamente la classe regina del motorsport.

Mini DRSMcLaren, “T-Tray Red Bull, “Skid BlockFerrari e per ultimo le questioni legate al volante retrattile Mercedes, hanno dimostrato che l’organizzazione presieduta da Ben Sulayem non è in grado di espletare la governance dal punto di vista tecnico. I suddetti casi, alcuni accertati, altri ancora presunti, sono stati esaminati dalla divisione tecnica della FIA a valle di reclami da parte dei competitor. Per non parlare dell’esecuzione del regolamento sportivo, che ha lasciato molto a desiderare, specie nell’applicazione di sanzioni difformi a fronte di azioni illecite pressoché simili.

F1 FIA
storico commissario di gara della F1

Insomma, la credibilità dell’orano legislativo è ai minimi termini non solo agli occhi dei fan, ma soprattutto da parte delle scuderie. L’istituzione di riferimento della F1 è ormai sopraffatta dalle richieste dei team, perché è consapevole che rispetto a FIA e FOA rappresenta l’elemento debole del movimento. Mai come in questa stagione ogni illegalità tecnica è stata abbonata, così come le decisioni sportive che sono apparse goffamente figlie di forti pressioni da parte delle squadre. In questo contesto, la Federazione Internazionale deve fare buon viso a cattivo gioco, anche se si tratta di licenziare manager di rilievo.

F1: l’ennesima testa che rotola rappresenta l’evidenza della sottomissione della FIA

In meno di tre anni si sono susseguiti quattro direttori di gara. Wittich è stata l’ultima “vittima”, messo alla porta in modo apparentemente misterioso. In un primo momento si era parlato di dimissioni, ma la verità alla fine è venuta a galla: si è trattato di un licenziamento bello e buono. Si apprende che anche Tim Mayer non farà più parte della FIA. Il manager di 58 anni, figlio di Teddy, figura di spicco della McLaren negli anni ’70, nel corso della sua carriera ha maturato un’enorme conoscenza del panorama del motorsport a stelle e strisce.

Grazie a un curriculum invidiabile, è stato il responsabile dell’organizzazione degli eventi sul suolo americano. Da una valutazione approssimativa, il licenziamento di Mayer potrebbe essere dovuto alla multa comminata ai promotori della gara di Austin in relazione all’innocua invasione di pista a fine gara. La Federazione Internazionale ha sanzionato gli organizzatori con una multa di 500.000 €, ridotta a 350.000, se entro il 2026 non si verificheranno altre violazioni dell’International Sporting Code. L’investigazione e la successiva ammenda ai promotori del GP di Austin sono state davvero un’azione ridicola.

È davvero difficile credere che il licenziamento di Mayer sia dovuto a questa maxi multa. Molto più credibile che, per l’ennesima volta, la FIA abbia dovuto soccombere a una precisa richiesta di un team. Al termine del Gran Premio del Messico, in cui Verstappen venne penalizzato di 20 secondi, la presenza del figlio di una delle leggende della McLaren tra i commissari di gara diede adito a diverse speculazioni. Papà Jos, come sempre senza peli sulla lingua, parlò di un chiaro conflitto di interessi in seno alla direzione gara. E ancora una volta la casualità da presenza.

Che si tratti di verità o di una semplice boutade, la Formula Uno tramite l’ente regolatore non ha tutelato uno dei suoi manager più esperti, nonché referente della FIA per il mercato americano. L’ennesimo segno di debolezza dell’ente che ì, sino a prova contraria, dovrebbe essere garante dell’equità e della regolarità della categoria. Valori ormai riposti nel cassetto durante il mandato di Ben Sulayem, in virtù della necessità di non essere escluso da un movimento che forse potrebbe fare anche a meno di un’organizzazione inefficiente e non all’altezza della situazione.

Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Immagini: McLaren – F1Tv  

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