Ferrari delude ancora se stessa. Nella F1 attuale il tema pneumatici ricopre un ruolo fondamentale. Non saper usare alla perfezione le coperture porta a forti limiti di rendimento e, nella prima qualifica del fine settimana qatariota, il Cavallino Rampante ha mostrato tutti i suoi limiti sotto questo aspetto. Un problema congenito alimentato da temperature più basse di quelle attese in Arabia, alle quali il team di Maranello non è stata in grado di reagire. La Q3 è alquanto emblematica in tal senso, con i ferraristi che basicamente non sapevano che fare con una supporto del muretto insufficiente.
Durante le uniche prove libere a disposizione dei team, in Ferrari hanno lavorato molto sul bilanciamento della monoposto. Hanno girato a lungo con la gomma Hard, in modo da ottenere una performance consistente. Per il Qatar è stata scelta l’ala da medio-alto carico, una scelta in linea con gli altri team. Il livello ottimale non è il massimo possibile, ma leggermente inferiore. Si è lavorato molto anche per validare l’upgrade del fondo, aggiornato nella zona del bordo tagliente. A Las Vegas lo aveva testato Sainz, solo nelle prime libere, mentre a Losail è toccato a Leclerc.
A margine delle buone sensazioni sulla numero 16, si è deciso di tenerlo anche per qualifica e mini gara, considerano che si poteva eventualmente sostituire con la vecchia specifica nella giornata odierna. Durante i soli sessanta minuti a disposizione per verificare l’assetto delle vetture, è stato chiesto al monegasco di effettuare alcuni out-in con la gomma Medium, per testare il fondo a velocità controllata. Non c’erano rastrelli o flow-viz, ma solamente le tipiche celle di carico. La Soft, invece, è stata usata poco, rimanendo un’incognita in vista della Qualifica Sprint.
Durante la sessione classificatoria, i “due Carlo” si sono lamentati di una importante carenza di rotazione, identificata come il principale limite per raggiungere la performance. Un sottosterzo che si trasformava in sovrasterzo nella fase d’uscita dalle curve. Il carico puro in realtà c’era eccome, ed questo è l’aspetto positivo che la Ferrari può portarsi dietro. Tuttavia, l’incapacità di mantenere la corretta temperatura target delle gomme ha tolto l’aderenza necessaria alle vetture. Un problema inatteso per la rossa, che aveva studiato una warm-up strategy che pareva funzionare.
F1, Ferrari non sa usare le gomme in Qatar
Ad inficiare sul risultato anche una messa a punto che non ha funzionato alla perfezione con le temperature più basse. La rossa è stata colta di sorpresa e non ha pensato alle regolazione sul set-up per prevenire la carenza di rotazione. Ha preferito seguire i dati raccolti nelle Fp1, convinta che utilizzato la giusta tattica per amministrare le gomme poteva estrarre performance. Così non è stato, ovviamente, e ancora una volta le due SF-24 hanno mostrato tanto potenziale inespresso. Prestazione che avrebbero potuto fare la differenza se gestite bene.
La McLaren, invece, ha mostrato proprio quello che che mancava alla Ferrari: un ottimo bilanciamento dato da un controllo delle coperture ottimale. Un front-end preciso e ben accordato con il retrotreno, che seguiva stabilmente l’altro asse. Le due MCL38 hanno dominato i primi due settori, mentre nel terzo è stato Verstappen il pilota più rapido. L’attivazione delle mescole sulla McLaren era più rapida, un tratto tipico della vettura papaya, mentre Ferrari preferiva tardare l’accensione delle gomme, per poi godere di più grip nel resto del tracciato.
Con le mescole Soft, però, il team modenese ha cercato di variare la temperatura iniziale per migliorare il rendimento del primo settore. Mossa che ha mandato in overheating il front-end, accentuando la carenza di rotazione di cui sopra. Per McLaren non è stata una passeggiata stabilizzare le temperature, ma ci è comunque riuscita. Mentre per la rossa questo obiettivo si è trasformato in una sorta di incubo che ha sballato completamente tutti i piani della storica scuderia proprio nel momento topico della sessione. Reagire a quel punto non era più possibile, con poco tempo a disposizione e le stesse mescole usate.
Ancora una volta la Mercedes ha ottenuto una prestazione sorprendente con George Russell. Lo ha fatto supportata dalle temperatura dell’asfalto, più bassa di quanto attesa, di soli 21,5°C. Contesto che senza dubbio ha offerto un ottimo beneficio alla W15 nel contenere il surriscaldamento. L’attivazione più rapida durante l’outlap ha permesso di trovare maggiore grip sul giro secco, situazione che ha concesso alla vettura del direttore della GPDA di trovare un’ottima performance, superiore rispetto a quella della SF-24. Inoltre, lo stesso George ha fatto la differenza tramite l’handling.
Infine Red Bull. L’olandese sostiene che non è stato abbastanza rapido. Il problema principale della RB20 riguardava il bilanciamento. Nell’unica sessione di libere non sono riusciti a trovare una finestra operativa ottimale per la vettura. Verstappen non ha identificato un singolo limite, ma ha sottolineato che in alcune curve soffriva di sottosterzo, mentre in altre il problema era l’eccesso di rotazione, con i due assi sconnessi, un problema già emerso nelle scorse settimane. In generale, il compromesso trovato si è rivelato meno efficace rispetto a Ferrari e McLaren.
Autori: Zander Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv