Red Bull è arrivata in Qatar con buone aspettative. Ma in F1, lo sappiamo bene, tutto è sempre molto complicato. Messo in ghiaccio il quarto titolo iridato di Verstappen, le ultime due prove in calendario sono fondamentali per comprendere il livello di competitività della RB20 rispetto alla concorrenza. Al netto del fantastico successo di Max nel Gran Premio del Brasile, la scuderia di Milton Keynes non è stata più in lotta per il successo dal Gran Premio d’Austria di inizio estate. Ciononostante, la matematica tiene viva la speranza di lottare per il titolo costruttori.
La pista qatariota, ha sentenziato che Sergio Perez è incapace di uscire dal tunnel della mediocrità, imboccato dopo il buon avvio di stagione. Il quattro volte campione del mondo fa ancora una enorme differenza, ma nelle qualifiche shootout non è bastata per essere in lotta per le prime posizioni. Il sesto posto nella qualifica sprint, alle spalle della coppia di piloti McLaren e Ferrari, e della Mercedes di Russell, riflette l’attuale valore della monoposto blu racing. Il messicano era già “sotto la doccia” dopo la SQ1. Un risultato complessivo che non alimenta speranze in ottica della Sprint Race.
Il format del weekend consente di modificare il set-up delle monoposto di F1 prima delle qualifiche del pomeriggio, perché, allo stato attuale, appare assai improbabile che il fresco vincitore del quarto mondiale piloti possa ottenere un risultato migliore della qualifica di ieri sera. La maggiore preoccupazione è lo stallo tecnico osservato in questa stagione. Senza la partenza a razzo nei primi cinque Gran Premi, a nulla sarebbero valse le prestazioni superbe di Verstappen da Imola in poi.
Con questi presupposti, l’ultimo anno di continuità regolamentare (la prossima stagione) rischia di diventare un’agonia, perché nessun team rivoluzionerà i rispettivi progetti tecnici, dato che buona parte delle risorse umane saranno allocate sul progetto 2026. Se i piazzamenti ottenuti dal figlio di Jos sono stati sufficienti a chiudere la pratica per la conquista del titolo piloti con due gare di anticipo, nel 2024, il prossimo anno i rapporti di forza in pista, ai nastri di partenza, potrebbero essere assai diversi. Per tale ragione, le prossime due gare sono un importante test per la Red Bull.
F1, Red Bull: la disconnessione termica tra i due assi mette nei guai la RB20
In un quadro tecnico complessivamente desolante, l’unica speranza è riposta nella possibilità offerta dal format Sprint: rivoltare come un calzino la RB20, apparsa competitiva nelle curve veloci ma in grossa difficoltà negli altri segmenti del circuito. Secondo il pilota originario di Hasselt, il risultato in qualifica è figlio della mancanza di passo dovuta allo scarso bilanciamento, che non gli ha offerto la possibilità di essere aggressivo in ingresso curva. Questa la sua analisi preliminare realizzare tramite i feedback ricevuti al voltante della monoposto.
Verstappen ha ammesso che la RB20 non era equilibrata e che il sesto posto fosse forse una posizione addirittura superiore alla reale competitività della sua vettura di F1. Ovviamente, il pilota olandese ha accolto con delusione la performance della numero 1, in quanto, almeno sulla carta, il tracciato di Losail non avrebbe dovuto mettere in evidenza i difetti dell’ultima creatura di Adrian Newey. Venute meno le certezze o quantomeno le speranze, Max ha spiegato che la Sprint Race sarà complicata e che il target è quello di raddrizzare il fine settimana attraverso modifiche alla messa a punto.
Bisogna farlo prima delle seconde qualifiche che si svolgeranno in serata. La necessità di trovare la finestra operativa ottimale delle vettura impera. Carenza di rotazione sommata al sovrasterzo, un po’ quello che è successo alle due Ferrari. Per questo, anche nel caso della Red Bull, possiamo dire che il punto di lavoro dell’auto con gli pneumatici è parso tutto tranne che buono. La RB20 non aveva una temperatura target sufficiente per estrapolare la giusta aderenza. Gli assi della macchina erano pertanto sconnessi, problematica già emerse in altri contesti competitivi.
Al netto delle correzioni che verranno apportate, il piota originario dei Paesi Bassi non si aspetta miracoli in un weekend sino ad davvero difficile. Dall’altro capo del box, la situazione è surreale. Perez, alla vigilia della tappa in Qatar, ha dichiarato di essere vicino alla svolta e di percepire buoni progressi. Cronometro alla mano, le buone sensazioni del pilota messicano sono sono propositi che non trovano alcun riscontro nella realtà. Secondo Checo, avrebbe potuto superare il taglio della SQ1 facilmente, se non fosse stato ingaggiato in un inutile testa a testa con Leclerc nel rettilineo principale.
Una motivazione oggettivamente debole, futile, dato che c’era tutto il tempo per stampare un ulteriore crono sufficiente per uscire dalle sabbie mobili delle ultime file. Nonostante l’ennesima imbarazzante qualifica, il trentaquattrenne di Guadalajara sembra non correre alcun rischio per il suo futuro in F1. Questo nonostante, parliamoci chiaro, stia risultato fortemente inutile alla causa della Red Bull. Prima di lui, la scuderia austriaca non aveva mai perso tempo per sbarazzarsi di piloti giudicato non all’altezza. Anche in maniera avventata. Evidentemente non è il suo caso…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull – F1Tv