Red Bull Powertrains si trova davanti a una grande sfida. Il confine tra sogno e utopia è davvero molto sottile. La stagione 2026 rivelerà se la squadra di Milton Keynes potrà essere considerata, insieme a Ferrari e Mercedes, un team capace di produrre l’intera vettura in casa. Insomma, togliersi di dosso l’etichetta di “garagista” che il Drake coniò per le squadre anglosassoni che realizzavano il telaio motorizzando le rispettive monoposto con propulsori acquistati da terze parti. La divisione motori della squadra austriaca all’interno del plant, da alcuni anni si occupa della gestione operativa dei propulsori Honda.
Dal 2022 i propulsori sono congelati, ovvero non sono stati più sviluppati a meno di deroghe concesse dalla FIA a fronte di comprovati problemi di affidabilità. Di fatto, il reparto ricerca e sviluppo della divisione Powertrains del team pluri premiato non ha avuto grosso lavoro da svolgere, in quanto i “motoristi” hanno dovuto gestire la rotazione dei propulsori ed effettuare trouble shooting in caso di malfunzionamenti. Dal momento in cui la FIA ha diramato il quadro normativo sulle PU 2° generazione, gli ingegneri si sono trovati per la prima volta a concepire un motore partendo da un foglio bianco.
Certo, anche gli altri costruttori si trovano nella medesima situazione, non possiamo dire il contrario. Tuttavia, se facciamo una riflessione, diciamo che chi fa i motori da tempo può vantare un’esperienza ultra decennale nella realizzazione di unità di potenza molto diverse a livello tecnologico. Il ripensamento di Honda dopo l’addio al termine della stagione 2021 non ha consentito al team diretto da Christian Horner di ricevere alcun tipo di supporto in chiave 2026 dal loro attuale partner. Il colosso giapponese fornirà infatti le proprie unità in esclusiva ad Aston Martin.
F1, Red Bull Powertrains: Horner predica cautela
In questo scenario è evidente che il modo più immediato per comprendere lo stato di sviluppo dei nuovi motori della concorrenza non può prescindere dall’insourcing di ingegneri dai competitor. Certamente, la chiusura del programma F1 da parte di Renault rende molto più semplice attrarre i motoristi di Viry-Châtillon. Nello storico polo tecnologico della casa transalpina, la progettazione dei propulsori 2026 era in fase avanzata di sviluppo. Un know-how molto prezioso, anche se proveniente dal costruttore che più ha sofferto il passaggio dai motori atmosferici alle unità di potenza turbo-ibride.
L’outlook di Christian Horner, CEO e Team Principal della scuderia austriaca, in merito ai nuovi propulsori è votato alla prudenza. Il manager inglese è consapevole che la prima unità di potenza concepita e realizzata a Milton Keynes potrebbe pagare lo scotto nei confronti dei blasonati costruttori presenti da decenni in F1: “Il 2026 sarà un reset completo e, appena quattro anni fa, siamo partiti da un foglio bianco per produrre la nostra power unit“, commenta lo spice boy.
In questi 4 anni abbiamo costruito una fabbrica e sviluppato un motore, ma non ci facciamo illusioni: la Ferrari ha 75 anni di esperienza e la Mercedes 30”. Una visione molto realistica di quelli che potrebbero essere i rapporti di forza dei propulsori di prossima generazione. Red Bull rischia di rivivere l’incubo della scarsa competitività del propulsore Renault all’alba della rivoluzione turbo-ibrida di undici anni fa.
F1, Red Bull Powertrains: Racing Bulls alleato strategico
Insieme a Red Bull Racing, a rischiare grosso sarà anche Racing Bulls. Il team italiano inizialmente non potrà che utilizzare i propulsori della casa madre. Tuttavia, se la competitività dei motori prodotti a Milton Keynes dovesse essere inadeguata, lo Junior Team di Faenza potrebbe tornare utile alla causa del gruppo, sperimentando nuove alleanze con un altro costruttore di power unit, essendo libero da vincoli contrattuali con soggetti esterni alla galassia Red Bull.
La storia dei due team avvalora la tesi. Fu Toro Rosso a dotarsi dei propulsori Honda nel 2018, quando la scuderia sua prioritaria dei bibitari era ancora motorizzata Renault. Più indietro, se andiamo a scavare nel passato, in diverse occasioni le due squadre hanno utilizzato propulsori diversi. Un’ipotesi futura che Red Bull spera di non dover prendere in considerazione, in quanto certificherebbe il fallimento del progetto Powertrains mandando a molto l’ingente investimento effettuato nelle scorse annate.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull Racing