I dubbi sulla visita dei delegati FIA in Ferrari sono fugati. Grazie a ulteriori conferme ricevute in giornata, possiamo asserire che l’esame della Federazione Internazionale nella sede di Maranello è effettivamente avvenuto. Come d’altronde abbiamo anticipato durante i giorni scorsi. Sebbene le vetture non fossero presenti per via dell’imminente fine settimana di gara, oltre ai controlli alle sorgenti CAD, è piuttosto semplice immaginare che altre specifiche fossero presenti nella factory.
Una prassi assai comune in Formula Uno. Se poi fa comodo raccontare altro va bene, ne prendiamo atto senza patema alcuno. Ciò malgrado, le smentite perentorie con tanto di scherno gratuito e borioso fanno acqua da tutte le parti. Totalmente infondate, con il chiaro obiettivo di rendere l’immagine altrui (la nostra) mendace, per affossare il valore di un gruppo di lavoro. Ma come dicevamo in precedenza non fa nulla, pazienza, chi se ne frega.
È già successo in diverse occasioni, in questi ultimi anni. Non abbiamo alcun interesse a discutere su stile e modalità della falsa smentita, assai triviale tra l’altro. Come detto, ce ne faremo una ragione, con la stessa indifferenza di chi tenta di abbatterci, non attraverso analisi di vetture o sessioni – quelle che tutti vediamo e che, peraltro, non esitiamo a criticare anche noi quando capita di imbattersi in sciocchezze sui social – ma bensì tentando di danneggiarci su informazioni esclusive.
Ferrari, la FIA era a Maranello: ala posteriore regolare
Ci sono ulteriori riflessioni da fare. Anche se la stessa Ferrari avesse smentito ufficialmente la notizia (e non lo ha fatto), non è mica detto che la verità poi fosse quella. Quante volte è accaduto che diverse scuderie si siano prodigate per confutare notizie poi effettivamente reali? Figuriamoci se la smentita arriva dai “ben informati” che a volte ci azzeccano, sì, ma di cantonate ne hanno prese tante, esattamente come è successo anche a noi. Fa parte del gioco. Tornando al tema principale, ripetiamo: non sarebbe certo la prima volta che in F1 arrivano smentite poi non corroborate dai fatti.
Pensiamo ad esempio alle grandi perculate dell’allora Mercedes, intenta a smentire i famosi test illegali di Barcellona. Oppure, per citarne un’altra famosa, alle dichiarazioni di Mattia Binotto sulla power unit 2019, poi azzoppata nella stagione successiva tramite l’accordo interno e segreto con la FIA. Senza dubbio, partiamo dal presupposto che ognuno è libero di pensare e di agire come meglio crede. Non saremo certo noi a vietarlo. Per il resto, che la Ferrari non temesse nessun tipo di irregolarità, noi di FUnoAT lo abbiamo ribadito più volte, in questi ultimi giorni, prima di chi smentisce.
Lo abbiamo scritto a caratteri cubitali. E in effetti, dopo il controllo molto discreto, tramite la presenza di alcuni delegati della FIA spinti dalle continue lamentele di varie scuderie tra le quali quella di Milton Keynes, la Ferrari è stata dichiarata del tutto innocente. Questi esami non sono affatto strani. Rientrano nella consuetudine. Non è certo la prima volta che alcuni commissari dell’organo legislativo fanno visita alle fabbriche di alcune scuderie della massima categoria del motorsport, specie quando si parla di team che veleggiano nella parte alta della classifica.
Il modus operandi della FIA su Ferrari e il resto dei team
Al netto della faccenda c’è una precisazione doverosa che dobbiamo e vogliamo fare: risulta totalmente fuorviante la questione inerente al “legality check”, una settimana prima del lancio, che renderebbe superflue le ipotesi di ulteriori esami da parte della Federazione Internazionale. La Formula Uno è piena zeppa di queste storie. Non servirebbe nemmeno ricordarle, ma lo facciamo lo stesso. Praticamente succede in ogni campagna agonistica, oramai.
Malgrado le verifiche del caso realizzate dalla Federazione Internazionale siano già state realizzate con esito positivo, sennò le monoposto non potrebbero partecipare al mondiale, infatti, nelle ultime stagioni avviene con svizzera puntualità che lo stesso organo legislatore sia stato spesso costretto a tornare sui propri passi. Ragione? Prendere in esame soluzioni tecniche ambigue su pressioni continue di altre scuderie. L’ultimo esempio, tanto per farne uno? La McLaren dello scorso anno con la faccenda “mini DRS”.
Una situazione giudicata regolare ai check della FIA per poi, successivamente, nel tentativo goffo di non creare scompiglio e cambiare le sorti del mondiale, suggerire velatamente alla squadra di Woking di eliminare l’ala incriminata. Consiglio prontamente accolto, strano eh? Senza contare le diverse direttive tecniche a campionato in corso degli ultimi anni, per vietare ad alcune vetture di utilizzare specifiche non conformi alle norme. E allora… bè… l’anello al naso è meglio toglierlo, signori! Buon mondiale a tutti…
Autore: Redazione @FUnoAT
Immagini: Scuderia Ferrari – F1TV