Il passaggio di Hamilton alla Ferrari in F1 continua a sollevare interrogativi. Dopo 17 GP, il britannico ha accumulato uno dei peggiori record nella storia recente della Rossa: è il pilota con più gare senza salire sul podio. Una situazione che porta a domandarsi se la scelta di sostituire Sainz con Lewis fosse realmente la più giusta, e se l’investimento economico fatto dal team per portarlo a Maranello stia effettivamente ripagando.
Record negativo e adattamento complicato
A fornire uno sguardo lucido alla situazione è Guenther Steiner, ex team principal della Haas che ha commentato senza filtri la stagione travagliata del britannico. Nonostante non abbia ruoli diretti in Formula 1, Steiner osserva con attenzione il “Gran Circus” e non ha esitato a parlare della difficoltà dell’inglese nell’adattarsi alla SF-25. L’ex Mercedes, alla guida della Rossa, continua a vivere un periodo di difficoltà.
La Rossa, vettura con caratteristiche tecniche diverse dalle monoposto a cui il britannico era abituato, non sembra facilitare la sua guida, e il campione del mondo sta attraversando quella che rischia di diventare la sua peggior stagione dal debutto nella massima categoria. La mancanza di continuità nei risultati e la difficoltà ad adattarsi alle specificità della monoposto di Maranello hanno generato una crescente frustrazione.

Il britannico Lewis Hamilton a bordo della Ferrari SF-25 nel GP di Baku 2025
Steiner non ha dubbi: alcuni all’interno della Rossa, seppur silenziosamente, si stanno pentendo della scelta di ingaggiare Hamilton. Secondo l’alto atesino la dirigenza non lo ammetterà mai, perché farlo significherebbe riconoscere un errore. Sua opinioni rispettabile, sulla quale si potrebbe discutere mesi interi senza arrivare ad una conclusione che possa soddisfare tutti
Era meglio Sainz, senza contare l’aspetto economico
Secondo Steiner, Il team italiano non ha preso la decisione giusta sostituendo Carlos con Lewis. Il madrileño stava lavorando bene e garantiva stabilità all’interno del team. Con lui, il team italiano non avrebbe affrontato le interferenze esterne generate dalle difficoltà patite dal Re Nero, potendo così concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo della monoposto e sulla performance in pista.
Con al voltante Carlos il rapporto era omnia considerato consolidato: un pilota che poteva garantire risultati costanti. Se fosse restato l’iberico tanti problemi dovuti al basso rendimento di Lewis non sarebbero emersi. Situazione che, secondo Gunther, ha reso più complicato un mondiale focalizzato meno sul miglioramento delle prestazioni per capire perché a Lewis non piace la macchina.

Oltre agli aspetti sportivi, emerge un tema economico non trascurabile. L’ingaggio dell’inglese comporta un investimento rilevante, non solo in termini di stipendio, ma anche per tutto il pacchetto legato alla gestione di un pilota di fama mondiale, con tutte le implicazioni commerciali e organizzative. Steiner osserva che, al momento, questo investimento non sembra ripagare.
Lewis l’ultimo dei problemi
Oltre alle difficoltà in pista e ai costi economici, l’arrivo di Lewis ha generato tensioni all’interno del team, secondo Steiner. La gestione di un campione del suo calibro richiede risorse extra, tempo e attenzione da parte degli ingegneri e della dirigenza, che si aggiungono alla normale pressione di sviluppo dell’auto. Una complessità nella gestione del pilota rischia di destabilizzare l’intero ambiente tecnico e sportivo del team.

Per quanto ci riguarda, non siamo affatto d’accordo su tutto quello che l’ex boss della Haas ha detto. Il discorso è diverso. Il team italiano ha sì delle colpe, che riassumendo la questione sono principalmente due. La prima è piuttosto semplice: promettere al britannico una super vettura con la quale poteva giocarsi il mondiale, facile da guidare e molto competitiva. Esattamente l’opposto di quello che è successo.
La seconda ragione è relativa all’incapacità dei tecnici di adattare l’auto all’inglese, di seguirlo nella maniera corretta e fornirgli tutti gli strumenti per dare il massimo. Fattore che si è visto solamente a sprazzi. Lo stesso Vasseur, non più tardi di qualche settimana fa, ha parlato di quanto il team abbia sottovalutato l’ingresso di Lewis in squadra. Anche per questo stonano parecchio le parole di Guenther.
Come detto, è solo una sua opinione, ma dall’alto della sua esperienza suona strano non considerare che qualsiasi pilota che non ha feeling con una vettura diventa in automatico molto lento, sebbene possa avere tutto il talento del mondo. A Lewis serve un progetto serio dove si senta parte del programma a 360 gradi, situazione lontanissima da quella attuale. Per la questione soldi, è l’ultimo dei problemi del Cavallino Rampante.

Una scuderia che ogni campionato declina proposte economiche, perché gli sponsor, al di là dei risultati in pista, fanno a gara per un posticino sulle vetture italiane. Lewis è l’ultimo dei problemi della Rossa. Se, al contrario, la macchina fosse super e l’inglese un paracarro, allora potremmo parlare della questione in maniera differente. Sino ad allora, è meglio concentrarsi sulle diverse incapacità del team modenese che sono davvero troppe…
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – F1TV
