Il calendario di F1 cresce sempre più: 24 gare e 6 Sprint Race. Se da un lato questa scelta risponde alla fame di spettacolo di Liberty Media, dall’altro emergono difficoltà logistiche ed economiche che mettono sotto pressione team e piloti. In questo scenario, Vowles, oggi team principal Williams, ha lanciato una proposta radicale: ridurre i weekend di gara a soli due giorni, sabato e domenica.
Meno giorni, stesso numero di gare: impatto economico e logistico
Secondo James, il problema non risiede nel numero di fine settimana, ma quanto piuttosto nella gestione del tempo. Oggi i tifosi sono chiamati a dedicare metà dei loro fine settimana davanti alla televisione, mentre le squadre devono affrontare trasferte infinite e giornate interminabili sui circuiti. Eliminando il venerdì, il monte ore effettivo di lavoro in pista sarebbe inferiore a quello attuale, anche se incrementano le corse.

I conti sono semplici: 24 GP con tre giorni di azione equivalgono a 72 giornate complessive. Portando a due giorni i weekend, anche con 26 Gran Premi, si scenderebbe a 52. E persino con 30 gare il totale sarebbe inferiore: 60 giornate. A questo punto il quesito è il seguente: cosa cambierebbe in concreto? Il nuovo format ipotizzato da Vowles ridurrebbe le prove libere a una sola sessione, oppure a due più brevi.
La qualifica verrebbe anticipata al sabato, mentre la domenica resterebbe dedicata unicamente alla gara. Le Sprint Race verrebbero eliminate. Con poco tempo a disposizione per il setup, gli errori sarebbero più frequenti, i valori in pista più mescolati e la variabilità tecnica maggiore lo stesso. Proprio quello che cerca di ottenere la Formula 1, adottando il particolare formato presente dalla stagione 2021.
Naturalmente, una simile riforma avrebbe conseguenze fuori dalla pista. Con un giorno in meno di attività, il ritorno economico per le città ospitanti sarebbe inferiore, visto che il venerdì oggi porta flussi di pubblico, sponsor e turismo. Tuttavia, i team beneficerebbero di meno giorni lontani da casa, e spenderebbero meno, aspetti che vanno senz’altro considerati in maniera positiva.

Sul fronte dei costi ci sarebbe un risparmio concreto. I chilometri percorsi in pista il venerdì superano di gran lunga quelli che si realizzano con un format ridotto. Meno chilometri, significa meno usura dei materiali e una riduzione dei budget operativi. Se la Formula 1 vuole abbracciare un approccio meno consumistico, questa potrebbe essere sicuramente una soluzione interessante.
Tradizione contro innovazione, ciao Sprint Race
Di certo non mancherebbero le resistenze. La Formula 1 ha costruito negli anni un’identità fortemente legata al weekend lungo, con il venerdì dedicato alle prove e alla preparazione tecnica. Molti puristi griderebbero al tradimento. Vowles non si lascia condizionare, però: le tradizioni, sostiene, devono sapersi adattare e anche Formula 1 deve evolversi, soprattutto in un contesto dove altri sport come il calcio dominano l’attenzione globale.
La proposta si pone come contraltare all’approccio di Liberty Media, che invece punta ad aumentare le Sprint Race e a moltiplicare i contenuti da offrire al pubblico. Ridurre i giorni di gara significa andare in direzione opposta: meno quantità, ma più qualità e imprevedibilità- Il ragionamento è semplice: meno prove equivalgono a più errori, più errori portano a classifiche inaspettate, e quindi a gare più movimentate.

L’idea di Vowles merita una riflessione approfondita, soprattutto se l’obiettivo è quello di duplicare le mini gare nel 2027. Da un lato la proposta rompe con decenni di abitudini consolidate; dall’altro è una risposta concreta alle follie di Liberty Media, vedi griglia invertita, che pensa di portare a termine. Il tutto, considerando che la proprietà americana avrebbe pur sempre il suo spettacolo.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Mercedes – FIA – F1Tv
