Red Bull, F1: il linguaggio del corpo di Max Verstappen al termine termine dell’estenuante Gran Premio di Singapore non era quello di un pilota soddisfatto. Qualcosa di differente non si può raccontare. Se le tappe di Monza e Baku erano sulla carta più congeniali alla RB21, il toboga di Marina Bay doveva fornire la risposta definitiva sul recupero prestazionale della vettura di Milton Keynes. E in parte lo ha fatto.
La delusione di Max non è in chiave mondiale
Analizzando lo scorso round del mondiale, è innegabile che lo sviluppo sulla vettura della squadra di Milton Keynes è stato efficace. Un approccio che ha consentito al campione del mondo in carica di precedere le McLaren, sia in qualifica che in gara. Un risultato imprevedibile se solo si pensa che, nella scorsa edizione, Lando Norris ha rifilato oltre 20 secondi proprio al fuoriclasse olandese.
La variabile impazzita a Singapore è stata la super Mercedes: a una performance sontuosa di George Russell, che ha conquistato la pole position per poi gestire in scioltezza i 62 giri della gara. La resurrezione delle frecce d’argento, certificata anche dalla buona prestazione di Kimi Antonelli, ha in parte rovinato i piani del figlio di Jos. Dal punto di vista numerico, se Max avesse vinto e Piastri fosse arrivato alla piazza d’onore, non sarebbe cambiato poi molto nell’economia della classifica piloti.

Con ogni probabilità, l’asso dei Paesi Bassi credeva di poter finalmente vincere l’unico Gran Premio di F1 in calendario, dove il suo nome non compare ancora nell’albo d’oro. Non è andata così, anche perché in qualifica non è risuscito a ottimizzare il rendimento della RB21. A sei gare dal termine, con 3 sprint weekend che forniranno un totale di 24 punti, il talento di Hasselt e la Red Bull gettano la spugna? Niente affatto, signore e signori.
L’esperienza ai massimi livelli
Ci sono almeno quattro ragioni per poter considerare Max ancora iscritto alla lotta per la corona iridata. In primis, il figlio di Jos è ormai abituato a lottare per il titolo mondiale. Nel 2021, al netto del controverso atto finale al Gran Premio di Abu Dhabi, dove Michael Masi ha preso la scena da protagonista, il quattro campione del mondo ha lottato, colpo su colpo, contro Lewis Hamilton e una Mercedes che rappresenta ancora il top della categoria.

Senza mancare di rispetto alla coppia dei pioti McLaren, non è certo questo il caso, Verstappen, per talento ed esperienza, oggi come oggi porta a spasso sia Oscar Piastri che Lando Norris. Come e quando vuole. Ne ha dato prova in diverse occasioni, quando il suo mezzo non era minimamente all’altezza della McL39. O della MCl38 della scorsa annata. Figuriamoci se Red Bull riesce a fornirgli un’auto per lottare ad armi pari o quasi.
Papaya Rules indispensabili finché Max sarà una minaccia
Un altro motivo per credere ancora nella candidatura di Max è l’atteggiamento McLaren. È evidente che, sino a quando la lotta per il titolo era solamente interna, la condotta ruvida poteva essere contemplata. Nonostante sia ancora a distanza, l’olandese resta pur sempre una chiara minaccia. Per questo, incontri ravvicinati tra le due MCL39 in stile Canada rappresenterebbero un assist clamoroso per Verstappen.

Giocoforza, i piloti della McLaren saranno obbligati a seguire le direttive del muretto, e questo potrebbe non piacere a Lando e Oscar che ragionano secondo la egoistica per vincere il titolo. Finché Max avrà la probabilità di vincere il titolo, le papaya rules dovranno essere rispettate dai piloti, in quanto per il team di Woking è importante portare a casa il titolo piloti indipendentemente da chi lo conquisti.
Incognita affidabilità Mercedes
Nonostante il congelamento delle power unit sia iniziato nel settembre 2022, mai come quest’anno i propulsori Mercedes hanno accusato numerose noie tecniche. Con sei Gran Premi ancora da disputare, è molto probabile che, sia i piloti McLaren, sia sulla monoposto numero 1, sarà necessario omologare componenti addizionali delle power unit rispetto ai massimali previsti dal regolamento.

Le penalità in griglia ancora una volta sembrano uno scenario del tutto ineludibile, a meno che i costruttori non opereranno una rotazione virtuosa delle unità di potenza già omologate. Scenario comunque molto complicato. Ecco che parliamo pertanto di scelte che potrebbero costare caro. Chi tra Red Bull e McLaren saprà gestire meglio tale contesto potrebbe avere un beneficio non da poco.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull – F1TV
