sabato, Luglio 27, 2024

Chi lo ferma?

Il Gran Premio di Francia non rimarrà
certamente negli annali per quanto concerne lo spettacolo offerto. Le cose più emozionanti, a
dire il vero, le abbiamo vissute in qualifica grazie ad un ritrovata
McLaren in grado di monopolizzare la terza fila dello schieramento e ad un Sebastian Vettel pasticcione che
ottiene uno scialbo e impronosticabile settimo posto in griglia.
 
La gara è un monologo argenteo, con
l’ennesima doppietta della Mercedes 
mai stata in discussione (sesta in otto gare, nda) nonostante il recupero perentorio di Charles
Leclerc
su Valtteri Bottas. Tentata rimonta accompagnata dal crescendo dei
decibel nel commento della coppia di telecronisti che, poveri loro, devono creare
un minimo sindacale di interesse per
un mondiale che sembra già
tumulato ad un terzo dal suo compimento
.
Ecco, la questione è
proprio questa. Dopo sei vittorie di tappa (quattro consecutive),
considerando la parabola discendete di un Bottas emotivamente
travolto dall’ascesa del compagno di squadra e tenendo conto della
quasi totale assenza di avversari credibili, mi chiedo chi possa
essere in grado di contrastare Lewis Hamilton. Chi può, in parole
semplici, impedirgli di arrivare al sesto titolo?
 
 
FINE DEL BALANCE OF POWER
 
Il campionato è rimasto in bilico fino
alla quarta gara. Sino a quel momento Bottas e Hamilton si erano
spartiti la posta in palio. Il finlandese, seppur di un’inezia, era
arrivato a Barcellona da leader della classifica. La stessa Ferrari,
nonostante un sonoro zero nella tabella vittorie, aveva dimostrato di
poter trionfare agevolmente in Bahrain con uno sfortunatissimo
Leclerc. Anche a Baku la SF90 aveva dato la sensazione di non essere
così distante dalla rivale anglo-tedesca. 
Ma al ritorno del carrozzone in Europa la musica cambia. Barcellona è una Caporetto tecnica per
Maranello. A Monaco arriva un secondo posto più fortunoso che
meritato. Del Canada e della Francia sappiamo tutto. Ossia che il
campione del mondo in carica ha cannibalizzato la classifica,
lasciando per strada solo tre punti per altrettanti giri veloci
mancati. 
 
Bottas, che continua a dire di poter battere Hamilton, è
caduto in uno stato semi catatonico
ben rappresentato
dall’espressione che domenica aveva appena toltosi il casco. Le
speranze iridate del finlandese dovevano passare necessariamente per
una prima metà di campionato giocata diversamente. Perché Hamilton,
solitamente, inizia a carburare con calma. Quest’anno la situazione è mutata: assistiamo, difatti, al miglior avvio nella carriera
dell’anglo-caraibico
. Bottas, dopo la superba pole spagnola, ha
alzato bandiera bianca. In gara è sempre stato randellato senza
mostrare una convincente capacità di reazione.


 
In tal senso il Gp di Francia è
esplicativo della situazione. La gara termina alla prima curva, quando
Hamilton vira dinnanzi al compagno di squadra. Da qual momento la
partita si conclude definitivamente. L’inglese si prende un margine di sicurezza e lo
fa in maniera sciolta e a suon di giri veloci. Proprio su questo
aspetto si marca una divergenza sostanziale che indica il momento di
forma di Hamilton e le difficoltà di Bottas. Se il finnico, in
qualifica, non esce mai ridimensionato pure quando non riesce a stare
davanti, è in gara che le differenze emergono nette. La difformità
di passo è sempre stata evidente quest’anno
, anche quando Bottas ha
svoltato davanti alla prima curva congelando, de facto, le posizioni
fino al traguardo. Esce da questa comparazione, per ovvi motivi, il GP d’Australia nel
quale Hamilton ha avuto problemi per via di un fondo danneggiato.
 
Al Paul Ricard il best lap di Hamilton,
solitario al comando, è stato di 1’32”764. Quello di Valtteri,
incalzato da Leclerc, è di 1’33”586. Una differenza di otto decimi
che fotografa lo stato di salute dei due piloti.
Il “77” ha poche altre chiamate per
riaprire il giochi. E la prima arriva sulla sua pista preferita, quel
Red Bull Ring avvolto dai boschi della Stiria e che, tra le altre cose, potrebbe essere più nelle corde
della Ferrari. Circostanza che, paradossalmente, potrebbe aiutare Hamilton a
tenere a debita distanza l’unico avversario credibile in un mondiale
che sembra già decisamente incanalato sulla strada di Stevenage.
 
Bottas può contrastare Hamilton?
Quello delle prime quattro gare può provarci, quello della ultime
no
. E lo scrivo in maniera categorica, corroborato dai numeri che non mentono. Per provare ad agguantare il
titolo non è possibile bivaccare come fatto tra Spagna e Francia.
Così continuando il divario in graduatoria rischia di diventare
incolmabile ben presto.
 
 
 
UN CONNUBIO PERFETTO
 
 
 
La W10 è una schiacciasassi. E’ la
miglior Mercedes di sempre
. E non lo sostiene chi scrive, ma chi quella
macchina la conosce da vicino. Sia Hamilton che Toto Wolff si sono
espressi in tal senso. E la loro idea è supportata dalle evidenze matematiche: otto
vittorie in altrettante gare, sei pole, sette prime file
. Cinque
doppiette consecutive. La McLaren dei record nel mirino
.
Fatta questa premessa, ragiono per
assurdo: se ci fossero due Bottas al volante della monoposto di Brackey-Brixworth la supremazia della creatura
concepita dallo staff diretto dall’ex Ferrari James Allison sarebbe
lo stesso così schiacciante? Una risposta non esisterà mai, ma è
chiaro che Lewis sta traendo il massimo dal mezzo tecnico sublimando il suo stile di guida grazie ad
una vettura che sembra un vestito d’alta sartoria che gli è stato cucito
addosso
dopo qualche modifica fatta a seguito delle prime uscite. La
W10 è una monoposto dall’anteriore molto preciso che consente di
esaltare le caratteristiche di guida di Hamilton che ha sempre adorato buttare il muso dentro le curve in maniera brusca per poi controllare un posteriore imperecettibilmente più leggero dell’avantreno.
 
Un feeling che, dovesse continuare,
aumenterebbe la sicurezza di un uomo già in totale  fiducia. E si sa quanto questo aspetto sia fondante in uno sport dove
la sfera psicologica conta in maniera determinate per limare quel
centesimo, per aggredire quel cordolo e per provare quel sorpasso decisivo. Ad avvalorare questo legame giunge anche un’indiscrezione,
una voce secondo cui Hamilton stesso abbia contribuito, tra la prima
e la seconda settimana di test tardo-invernali spagnoli, ad indicare la
direzione tecnica da seguire. Un particolare confermato da un
ingegnere della Stella che spiegherebbe anche quanto il pilota sia
diventato determinante nello sviluppare l’auto e, ovviamente, nel
farlo in base alle sue abilità di driving. Cosa che potrebbe in parte
esporrebbe compiutamente le recenti difficoltà di un Bottas che non riesce a tirar fuori, specie in gara, tutto l’enorme potenziale della W10.
 
Ma Hamilton non vive un feeling
esclusivamente tecnico con Mercedes. La simbiosi è totale e coinvolge il team nel suo insieme. Toto
Wolff ha capito che per liberare il potenziale del
trentaquattrenne di Stevenage deve consentirgli anche di avere la sua vita
extrasportiva, magari sottraendo qualche ora alle normali attività
del team. Ed è per tale motivo che il giovedì prima della gara,
mentre Bottas faceva il buon aziendalista tra foto e chiacchiere di routine, Lewis poteva starsene a
Parigi ad un evento in onore di Karl Lagerfeld. 
Hamilton si giova
di questa situazione e si gode il grande credito che lo stesso Toto
Wolff gli dà, anche verbalmente, quando questi afferma che verrà
ricordato come uno dei piloti più grandi di sempre. Un modo per
stimolarlo ulteriormente a trovare ulteriore performance. Il Team Principal austriaco è un
dirigente abile e sa come pizzicare le corde giuste.


 
 
 
 
Ricapitoliamo. Hamilton in questo
momento sembra lanciatissimo verso il titolo per tre ragioni
:
 
1.Totale simbiosi tecnico-ambientale
con l’aziende che gli dà il lavoro;
2.Decisa involuzione psicologica e sportiva di Valtteri Bottas, unico competitor che potrebbe insediare l’inglese in
virtù del medesimo mezzo tecnico;
3. Quasi totale assenza di avversari
credibili.
 
In relazione all’ultimo punto non si
faccia l’errore di pensare che chi scrive ritenga piloti come Sebastian Vettel
piuttosto che Max Verstappen o Charlse Lecler non avere le carte in regola per
spodestare Hamilton dal suo trono. Ciò che manca è il mezzo tecnico
che consente ai suddetti di lottare ad armi pari col britannico
.
 
 
NESSUN OSTACOLO SUL CAMMINO?
 
 
All’orizzonte, nel breve termine, non
ritengo possano esserci le condizioni per mutare drasticamente lo
status quo. L’unico spauracchio che qualcuno inizia nemmeno troppo
timidamente a brandire è quello di un cambio delle scarpe che la W10
calza con gran comodità
La Pirelli, ne ho parlato diffusamente
nelle puntate precedenti di questa rubrica, è stata accusata (in
maniera gravemente riduzionistica) di aver concepito gomme che
funzionano solo sulla W10. Con una la richiesta della larga
maggioranza dei team, regolamento alla mano, il gommista italo-sinico
sarebbe costretto a rivedere le caratteristiche costruttive dei propri
pneumatici. Ad oggi nessuna domanda formale è giunta alla “P Lunga” tramite la FIA. Ma serpeggia un malumore che sta diventando virulento
nonostante il primo avversario degli anglo-tedeschi, ossia la
Ferrari, non abbia mai lanciato accuse. Nè palesi nè velate. La
fronda anti Pirelli è guidata da Red Bull e Haas
che non perdono
occasione, tramite i propri rappresentanti più illustri, per giustificare le mancate performance in base a gomme poco leggibili nel loro
utilizzo. 
 
La stagione 2019 si avvia spedita verso il giro di boa
che si avrà il 28 luglio, in Germania. Gara che divide esattamente
in due il calendario. Improbabile che, in questa fase, sette team
trovino l’accordo per esigere un cambiamento di indirizzo produttivo così come previsto
dalle norme sportive. Ecco perchè, almeno per quest’anno, quella
“gommistica” non pare essere una questione che possa
sparigliare le carte.


 

 

 
Per spostare l’inerzia che il
campionato ha preso dovrebbero mutare uno o più elementi dei tre su
descritti. Non credo che si possa spezzare l’idillio tecnico e
ambientale tra Hamilton e la Mercedes. Né ritengo che Red Bull e
Ferrari, grandi assenti di questa stagione, possano invertire repentinamente una rotta grazie a sviluppi che sinora non hanno dato
chissà quali frutti. L’unica speranza di non vedere un mondiale defunto con largo anticipo è dunque riposta in Valtteri
Bottas da Nastola.
Altrimenti, ragazzi, chi lo ferma Lewis
Hamilton?
 
Autore: Diego Catalano
@diegocatalano77
Foto: Mercedes-AMG F1 – @MercedesAMGF1

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