venerdì, Aprile 26, 2024

Mattia Binotto e la difficile gestione di due fuoriclasse

La Ferrari, nel 2019, ha disputato due campionati. Il primo, terminato in Ungheria, è quello delle sofferenze, della monoposto difficile da comprendere, delle gomme in overheating in quasi tutti i terzi settori di ogni circuito affrontato. Ed è soprattutto il periodo delle zero vittorie. Poi la calura estiva si placa, la pausa porta consigli e la SF90, da asinello, si trasforma in un puledro di razza, in quell’animale che fieramente s’impenna nel logo aziendale. Pole position, vittorie ottenute (e sprecate), punti che arrivano copiosi come una grandinata autunnale. La seconda parte del mondiale è un mix di sensazioni per gli uomini alle dipendenze di Mattia Binotto: orgoglio per il recupero tecnico poderoso, amarezza per essersi destati con un colpevole ritardo lasciando, ancora una volta, alla Mercedes tutta la posta in palio. In questi “due mondiali in uno” vi è un filo conduttore ed è quello che lega Charles Leclerc a Sebastain Vettel con un laccio che possiamo chiamare “rivalità“.

Binotto, in apertura di stagione, aveva sentenziato che Seb avrebbe fatto la prima punta e Charles l’apprendista. Ben presto il banco è saltato. Se uno è veloce di certo non alza il piede, in gara e in qualifica, per rispettare ruoli verbalmente assegnati ma contrattualmente non formalizzati. Il ragazzino, ad un certo punto, ha preso a randellare, sportivamente parlando, il quattro volte campione del mondo che la pressione l’ha avvertita tutta. E da qui le scaramucce, le disposizioni disattese, le scie non offerte e quelle sfruttate più degli accordi presi in una saletta appartata di un motorhome russo. Due caratteri forti, due piloti veloci, due uomini coriacei e con attributi da vendere che hanno seriamente rischiato – e forse ancora lo fanno – di trasformare il box Ferrari in una Santa Barbara pronta a detonare. In questo non semplice contesto da amministrare è il team principal di origine svizzere a dover fare da pompiere gestendo il vecchio campione che vuole dimostrare di poter vincere anche senza la Red Bull dei record e la giovane promessa che vuole imporre al mondo intero la sua forza.

Mattia Binotto e la difficile gestione di due fuoriclasse
Charles Leclerc a colloquio con Sebastian Vettel

A sentire i due protagonisti l’idillio di inizio anno non è spezzato. Ma quando la bestia affamata sente l’odore della preda la diplomazia diventa un affare da burocrati in doppio petto. Vettel e Leclerc si giocano un terzo posto nel campionato del mondo. Sulla carta potrebbero addirittura puntare alla piazza d’onore che non è troppo distante. Roba di lusso, in questi tempi dominati dall’argento della Mercedes, essere i primi degli altri, impersonare il pilota che sarebbe campione del mondo se quelli là con Stella impresa sul casco non esistessero. E non si prendessero quasi gioco degli altri. A quattro gare dal termine e con 104 punti in palio sono intatte le velleità dei due alfieri rossi di accomodarsi in un posto al sole. Con tutte le problematiche che potrebbero scaturirne in termini di gestione di due animali da corsa che si scornano. Un problema che Binotto dovrà fronteggiare anche l’anno prossimo quando, verosimilmente, la nuova monoposto di Maranello si presenterà ai nastri di partenza per essere protagonista e non guest star.

Non credo che corriamo il rischio di perdere il controllo dei piloti” ha riferito il manager al canale ufficiale della Formula Uno. “Abbiamo la consapevolezza che i piloti vanno gestiti. Non ci limitiamo alla sola intenzione di farlo. Esiste sempre una soluzione atta ad evitare problemi. La nostra intenzione è quella di gestire i ragazzi in modo che si faccia prevalere il bene del team e non quello dei singoli. Sicuramente ci sono cose possono essere affrontate diversamente ed eventualmente migliorate. Ed è proprio quello che stiamo facendo in chiave futura“.

Binotto, che si è sempre contraddistinto per la grande onestà intellettuale, non ha fatto mistero che delle interlocuzioni si sono rese necessarie tra sè e i suoi piloti in seguito ai fatti di Monza, Russia e, marginalmente, di Singapore. A conferma che delle tensioni si sono effettivamente verificate e che non si trattava di congetture mediatiche: “Penso a quanto è accaduto a SochiNon si è trattato di niente di particolarmente brutto o grave – ha ammesso il TP – ma sicuramente qualcosa va migliorato alla luce di quanto si è verificato. L’episodio è per noi una lezione, un modo per capire come migliorare certe dinamiche e non farle più succedere. Ecco perchè sono certo che non accadranno analoghe situazioni. Seb e Charles sono ottimi driver. Entrambi hanno un unico obiettivo, ossia vincere. Ma la cosa ancora più importante è che siano chiari con noi del team. Questo è il vero target da centrare. E’ vero che i due sono molto competitivi tra loro – ha concluso l’italo-svizzero – ma gestire piloti così forti non un problema. Anzi, è un lusso“.

Mattia Binotto e la difficile gestione di due fuoriclasse
La Ferrari SF90 in azione a Suzuka

La Ferrari si appresta dunque ad affrontare una parte finale di campionato con la necessaria tranquillità ambientale dopo i chiarimenti delle ultime settimane. Un clima sereno sotto al quale potrebbe covare la tempesta. Difficile pensare che sia Sebastian che Charles alzino il piede se si trovassero a lottare per la vittoria. E domenica potrebbe esservi l’ennesimo banco di prova per Binotto che è chiamato a tenere la barre dritta anche in caso di bufera sportiva.

Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: Ferrari

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