Mercedes “sei” nella storia

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Sei mondiali costruttori consecutivi. Una striscia così lunga, nella storia della Formula Uno, l’aveva costruita solo la Ferrari dei record. Quella che, con Michael Schumacher, Jean Todt, Ross Brawn e Rory Byrne, portò a Maranello i titoli 1999, 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004. Sei allori ai quali corrisposero cinque campionati per il tedesco che dovette abbandonare l’idea di vincere l’ultimo del vecchio millennio a causa dell’incidente di Silverstone che, per una gamba fratturata, lo tenne fuori dai teatri di gara per diverse settimane. Quello stesso Schumacher che, dopo l’esperienza rossa, si legò, nel 2010, alla Mercedes contribuendo alla crescita di un team che scolpirà nel marmo un risultato che difficilmente sarà superato a breve: dodici titoli (perchè la vittoria di Hamilton è praticamente una formalità), tra piloti e costruttori, in sei stagioni.

Mercedes "sei" nella storia
La Formula Uno celebra il sesto titolo costruttori consecutivo della Mercedes

La posta in palio interamente cannibalizzata, con la concorrenza annichilita e costretta ad accontentarsi delle briciole. Su 17 Gran Premi sono 12 le vittorie degli uomini di Brackey (nove per Hamilton, tre per Bottas, nda). La W10 è stata giù dal podio solo due volte: 15 le presenza totali sui “tre gradini della gloria” in questo campionato. Con quella odierna sono 99 i trionfi totali nella storia della Mercedes che, in stagione, punterà a toccare quota 100.

Le sesta gemma arriva dopo una conquista perentoria di Valtteri Bottas che, scattato come una saetta, uccella un Sebastian Vettel indeciso e forse graziato dai giudici per un evidente jump start. Fattispecie molto simile a quella che ha portato, in Russia, alla penalità di Kimi Raikkonen. Questione di tolleranze dei sensori ci fanno sapere dalla FIA. Annotiamo. In ogni caso, il finnico, che torna sul gradino più alto dopo un’astinenza che durava da Baku, viene accompagnato nei festeggiamenti dal tedesco della Ferrari, secondo al traguardo, e da Hamilton vittima di una strategia rivedibile operata da suo muretto. Poco male perchè i 39 punti accumulati dalle Frecce d’Argento tra i cordoli di Suzuka fanno sì che la Ferrari non possa recuperare nelle restanti quattro gare.

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La regina del 2019 in azione a Sochi

La stagione di Hamilton e Bottas, paradossalmente, è stata un decrescendo. Le difficoltà non sono mancate anche se il brillante risultato finale non è mai stato in discussione. Partita in pompa magna con cinque doppiette consecutive, è proseguita con otto vittorie in altrettante gare. Alle porte del Gran Premio d’Austria, nono appuntamento in calendario, la W10 dava l’impressione di essere un’autentica schiacciasassi, un rullo compressore implacabile che appiattiva qualsiasi forza che cercava di frapporsi tra sè e la vittoria. Una vettura affidabile, veloce in ogni condizione, che veniva supportata anche da un fato raramente avverso.

Ma qualcosa si è spezzato in Stria, proprio laddove i team rivali avevano alzato la voce contro la Pirelli chiedendo di ritornare alle gomme 2018, quelle col battistrada più spesso di 0,4 mm che qualche grattacapo avevano dato alla sorella maggiore di casa Brackley-Brixworth. E proprio l’interpretazione degli pneumatici del costruttore italo-sinico ad aver rappresentato una discriminante. Fino al Red Bull Ring, James Allison e soci avano compreso più di ogni altro team le caratteristiche delle coperture. Una comprensione alla quale, lentamente, sono arrivati anche gli altri competitor. E infatti Red Bull si prende la posta in palio nel GP di casa, con una Ferrari beffata ma comunque più consistente della W10.

Negli appuntamenti successivi, quelli che precedono la pausa estiva, i “grigi” mettono in bisaccia due vittorie: Silverstone, con doppietta, e Ungheria con un Hamilton indemoniato a recuperare su Verstappen che pregustava il terzo trionfo annuale. I due succitati appuntamenti sono intervallati dal momento più basso della stagione anglo-tedesca. Nell’anno del 125esimo anniversario del debutto in pista, Bottas va a muro, Hamilton ne fa un più di Bertoldo e alla fine si accontenta di un magrissimo non posto: una festa programmata forse con troppa sicumera che fallisce pietosamente nella mestizia generale.

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Lewis Hamilton in uno dei rari momenti di difficoltà della stagione 2019

Dopo la tregua agostana la W10, veloce sul passo gara, perde sistematicamente la tenzone del sabato pomeriggio. Leclerc si prende quattro pole di fila, un’altra la conquista Vettel proprio in Giappone. La Ferrari acciuffa tre strabilianti vittorie consecutive con l’acuto di Monza che manda in visibilio il popolo rosso. La tendenza s’inverte in Russia quando, un po’ fortunosamente, Hamilton e Bottas strappano l’ottavo uno-due di un campionato che s’incammina, dopo qualche marginale timore, sulla strada di Stoccarda.

Il titolo nel Costruttori formalizzato in Giappone arriva, quindi, con quattro gare d’anticipo. Una condizione che sta diventando quasi un’abitudine e che sancisce un dominio incontrastato avviatosi quando, nel 2014, hanno debuttato i motori V6 turbo-ibridi tanto voluti dall’ex n°1 di Daimler-Benz, Dieter Zetsche. Un anno trionfale quello della Stella a Tre Punte, un (quasi) doppio titolo che piloti, ingegneri, maestranze e vertici dovranno dedicare alla memoria di Niki Lauda, scomparso lo scorso 20 maggio, che molto ha fatto per creare, insieme a Toto Wolff, quell’equipe che ha segnato gli ultimi sei anni e, in generale, la storia di questo sport. Senza dimenticare il solito superbo lavoro del nostro Aldo Costa che è stato il padre tecnico dei sei gioielli che hanno scritto pagine rimarchevoli della contemporanea Formula Uno.

Mercedes "sei" nella storia
Aldo Costa e Niki Lauda

La scuderia del record è ora chiamata al compito più arduo: confermare la sua supremazia nell’ultimo anno di status quo regolamentare (ammesso che si trovi la sintesi sulle norme 2021) nonostante il superbo recupero della Ferrari e della Red Bull che hanno voglia, forze e risorse tecniche ed economiche per spezzare un regno finora solidissimo. La W11 dovrà, per contrastare le velleità dei rivali, correggere quei difetti che, specie nella seconda fase del campionato, hanno afflitto il modella che l’ha preceduta: abbassare il drag aerodinamico senza sacrificare il carico e trovare maggiore potenza in un V6 ibrido che non pare più essere il punto di riferimento tecnologico. Il 2020 è giù iniziato in casa Mercedes, con la consapevolezza che alzare l’asticella sarà molto complicato. Ma a Brackley sanno come vincere certe sfide apparentemente impossibili. Non si conquistano sei titoli costruttori consecutivi in maniera incidentale.

Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1

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