giovedì, Ottobre 3, 2024

Analisi on board Hamilton – GP Olanda 2021: resa strategica

Dopo il Gp fantasma di Spa Francorchamps la F1 si sposta in Olanda per il gran ritorno in un circuito di Zandovoort rinnovato e reso accattivante da curve con un banking mai visto in precedenza. Lewis Hamilton era chiamato a difendere la sua leadership in classifica, operazione fallita in un week end – e non è affatto il primo – in cui la W12 non ha mai dato la sensazione di poter mettere il muso dinnanzi alla rivale anglo-austriaca. Un gara all’attacco caratterizzata da scelte strategiche – le ennesime – poco efficaci e che lo stesso britannico ha criticato a motori spenti.

La gara scatta sotto un cielo terso. La temperatura dell’aria è di 21.5 °c, quella della pista di 37. Hamilton monta pneumatici Soft C3, così come il suo rivale che lo affianca in prima fila.

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Last car approaching the grid” riferisce Peter Bonnington alla radio dopo un giro di schieramento come al solito molto oculato. La procedura può partire. Allo spegnimento dei semafori Hamilton pare avere uno spunto leggermente più efficace rispetto a quello di Max Verstappen. La nera Mercedes, nell’abbrivio, recupera qualche metro. Questione di istanti. Non è infatti abbastanza per infastidire la RB16B che vira davanti alla prima curva per poi iniziare ad imprimere un ritmo forsennato sin da subito. Evidentemente la W12 ha faticato a mettere in temperatura gli pneumatici a giudicare dal comportamento dinamico nelle prime pieghe.

Bono attende che la fase cruciale della partenza sia completa e passa subito ad imporre HPP3-2 della parte ibrida del V6 prodotto in quel di Brixworth. Per poi comunicare il distacco su Bottas, terzo, e quello dal battistrada olandese. Non passa molto per avere il primo feedback dell’inglese che, alla fine del secondo passaggio, chiede conto del passo e ammonisce che a questa andatura le gomme non dureranno molto. Il tecnico, al giro succedaneo, avvisa della possibilità di utilizzare DRS. Un miraggio nella lunga rincorsa all’alfiere della Red Bull. In ogni caso Lewis replica affermando “I push!“.

Il gap cresce lentamente ma con una certa costanza. Al decimo giro troviamo la 44 a 2.9 secondi. Lewis chiede “Gap behind” per iniziare a capire se Bottas può essere utile in chiave strategica per provare la sortita nei confronti di Verstappen. “4 seconds” risponde l’ing. Bonnington

Come abbiamo imparato a capire, il momento che precede un pit stop di Hamilton è scandito da qualche sorta di criptico messaggio sullo stato delle gomme. Stavolta, però, la conversazione è meno misteriosa del solito. Lewis si apre in radio, dopo che Bono ha chiesto un “tyre switch“, e afferma senza mezzi termini: “Sono al limite con queste gomme“. Passano pochissime curve e arriva la chiamata. E’ il ventesimo giro dei 72 previsti.

Box, box, box to opposit Verstappen“. Anche stavolta bisogna registrare una Mercedes imperfetta del pit stop. Come in Bahrain, come ad Imola, come a Monaco per citare tre casi stagionali. La fermata di Hamilton è lunga a causa di una piccola difficoltà nel montaggio dell’anteriore destra. 3,6 secondi a fronte dei 2,7 che impiegherà Verstappen. La Freccia nera riparte con gomme a mescola media e si ritrova, dopo la fermata di Max al passaggio 21, in terza piazza con un distacco di quasi quattro secondi. Non solo l’undercut non riesce, ma c’è anche l’aggravio del ritardo accresciuto.

Quando Lewis sta percorrendo la corsia dei box per riaffacciarsi all’azione, Bono riferisce che la pista è libera e, contestualmente, comanda STRAT 4. Ancora una volta la power unit Mercedes può contare su un surplus di potenza per cercare di ricucire lo strappo dalla Red Bull n°33.

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Lewis alza il ritmo e, al passaggio 22, segna il miglior tempo in 1’13”757. Il gap si chiude ma iniziano a sorgere dei problemi di tenuta alle gomme postieri “Rear left limited as we espected” avvisa Bono. E poi: “Tyre management in 7-8“.

Le velleità di vittoria di vittoria di Hamilton passano anche e soprattutto per il contributo che può dare Bottas nel tenere a bada Verstappen. La Mercedes n°77 e la Red Bull si incontrano al giro 31.

Valtteri, con gomme ormai finite, si lascia sfilare con relativa facilità dopo un errore abbastanza gratuito nella penultima curva. Il finnico sarebbe comunque capitolato, ma averlo fatto con tale arrendevolezza complica i piani di Mercedes e di Hamilton che, frattanto, risale in seconda piazza.

Lewis cerca di non perdersi d’animo e si fa sotto al rivale. Al passaggio 37 il gap dalla vetta è di appena 1,4 secondi. E’ il punto minimo in questa fase di gara, poi la forbice si allarga anche a causa del traffico dei doppiaggi.

Hamilton si apre in radio, con riferimento all’olandese e dice: “He’s super lucky with traffic“. Ne segue un tyre update che prelude alla seconda sosta. Effettuata in un momento del tutto errato visto che la 44 sarà rimessa in pista nel bel mezzo di alcuni doppiati. Una lettura strategica pessima.

Al passaggio 40, Bono richiama dunque Hamilton. Lewis era a circa due secondi da Verstappen quando prende la via del pit. Una distanza che poteva portare alla riuscita dell’undercut. La sosta è rapida stavolta, 2.5 secondi durano le operazione di montaggio di un altro treno di medium, ma la lettura del GPS da parte dello staff al muretto è pessima.

Alla ripartenza l’ingegnere inglese comanda STRAT 4 per offrire la massima potenza dell’endotermico. Lewis, sconsolato, risponde “traffic, man. In effetti la W12 si trova alle spalle di una Williams e di una McLaren mentre Verstappen ha pista libera e, al giro succedaneo, protegge l’attacco della Mercedes fermandosi a sua volta.

L’olandese monta gomme hard per arrivare a fine gara. La strategia di Hamilton è poco chiara poiché non v’è certezza che le Pirelli a banda gialla possano offrire la possibilità di durare per altri 32 giri. E in questo stint emerge nuovamente lo stato confusionale da parte degli strateghi di Brackley. Bonnington avvisa del differente compound selezionato dai rivali e afferma “pace vantage“. Così non sarà.

Poco dopo Hamilton striglia il team affermando che il loro “bluff” è stato scoperto immediatamente. Chiaro riferimento ad una strategia non puntuale che Red Bull ha subito annullato. Si inizia ad instillare il timore che queste gomme non possano reggere per tutto lo stint. Tanto che Hamilton è costretto a gestire vedendo il suo distacco portarsi intorno ai tre secondi.

Ma, quando mancano 24 passaggi al termine, è il pilota a rompere gli indugi cercando di inventarsi qualcosa mentre il suo muretto appare privo di idee. Prima si apre in radio dicendo più o meno “Queste gomme non funzionano” e poi, come sovente succede, piazza il passaggio veloce al cinquantesimo.

Ma, nonostante ciò, il distacco non cala in maniera sensibile. “Sono così veloci” constata amaramente il britannico che non si dà per vinto e continua a stressare la sua W12. Al giro 55 il gap è arrivato a 1.2 secondi, la quota minima dall’inizio del GP d’Olanda. Bono rammenta che Lewis deve arrivare fino in fondo con questo treno di gomme. Il messaggio è eloquente e sa di resa. Hamilton non ci sta: “Dont’race?” chiede. E poi “Push until the end, come on“. Passano pochi istanti e Bono, in soldoni, gli dice di fare ciò che ritiene necessario. Non un gran momento di gestione.

Gli sforzi di Hamilton non daranno i frutti sperati. Max, con gomma hard che ha potuto non frustare, dà la sferzata decisiva che coincide con il cliff prestazionale degli penumatici della Freccia Nera. Il britannico ci ha provato ma la scelta di non montare gomme C1, le più dure di quelle prodotte dalla Pirelli, è stata fallace.

Fino alla fine della gara sarà solo una gestione del distacco sul primo e su Bottas, terzo, che, d’un tratto, viene chiamato per una sosta ulteriore che genera un certo imbarazzo per come il finnico, evidentemente già con la testa alla nuova scuderia che lo ospiterà dal 2022, affronta le cose.

Al giro 69 Valtteri viene inviato a cambiare le gomme per presunte vibrazioni. La mossa potrebbe essere dettata da un eccesso di sicurezza visto che queste coperture avevano 40 giri sul groppone. Il gap su Pierre Gasly consente la sosta e il team preferisce non rischiare problemi con pneumatici ormai terminati.

Al rientro in pista, Bottas è chiamato alla semplice gestione della vettura. Ma lui va per la sua strada e illumina di viola i suoi parziali. All’inizio del T3, Riccardo Musconi arringa il pilota intimandogli di non fare il giro veloce che appartiene al compagno di team. Il finnico, imperterrito, marca la miglior prestazione. Che ottiene.

Serve una reazione immediata per mettere una toppa a questa situazione surreale. Alla fine del giro 70 Lewis viene richiamato per montare gomme soft e provare, sperando di non incorrere in un muro di doppiati, a riprendersi la miglior prestazione in gara. Cosa che riesce a fare sulla sirena finale col tempo di 1’11’097 dopo che l’ingegnere aveva imposto l’ormai famosa modalità STRAT-4.

E’ l’ultimo atto di un GP in cui non è bastato buttare il cuore oltre l’ostacolo. Da sottolineare che il pilota non viene avvertito che il tempo è stato “scippato” dal collega di garage.

Dopo la bandiera a scacchi che certifica il secondo posto, vi sono i rituali scambi di vendute tra muretto e macchina con annessi complimenti. Hamilton sottolinea quanto oggi fosse rapida la Red Bull e quanto abbia provato ribaltare la situazione. Bono replica confermando il buon lavoro e che si va a Monza per riprovarci ancora.

Alla fine del GP d’Olanda Hamilton si vede riscavalcato in classifica. La distanza è minima, parliamo di sole tre lunghezze, ma l’inerzia tecnica sembra essersi spostata nuovamente dal lato della Red Bull. Domenica si torna in pista, per il Gp d’Italia, che rappresenta l’ultimo tassello di un trittico di gare che potrebbe dare una forma più precisa alla classifica. Mercedes, dopo i disastri strategici di Zandovoort, è chiamata a rispondere in maniera perentoria se culla ancora velleità di titolo.

F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1TV

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2 Commenti

  1. Strat qua strat la, per mercedes non ce n’era, Redbull è andata a spasso marcando i rivali senza far vedere quanto potesse realmente andare, altrimenti wolf poi avrebbe preteso che la fia facesse correre le auto dei bibitari con delle lattine al posto delle gomme posteriori….Quanti errori dal box mercedes….Chissà se a monza useranno lo strat refrigerante???

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