Il mondiale di F1 2021 è appena finito. Nelle terre arabesche festeggiano i soliti noti. Non c’è lo spumante, vietato dalla religione mussulmana, ma non mancano le bollicine. Anche se non è la stessa cosa, perché sono finte. E’ vero che, sino a due gare dal termine di questa maratona, il Re era ancora indietro. Ma negli ultimi due appuntamenti non c’è stato nulla da fare per l’olandese volante che, scornato, guarda con gli occhi stretti come fossero lame sottili, furente come non mai, l’ennesimo titolo andato sempre nel solito posto.
Il giovane-vecchio pilota, mentalmente promette vendetta… tremenda vendetta. “Se non ci fossero stati quei maledetti della Stella a tre punte, aiutati sempre dal potere” pensa, forse avendo ragione e forse avendo torto, “io questo titolo l’avrei vinto. Me lo meritavo!”.
Sua maestà il baronetto modaiolo ha battuto ogni record in F1. Otto titoli rifulgono splendidi, incastonati sulla corona. Sono tutti ai suoi piedi e quell’ebbrezza gli piace da matti. D’altronde, eccettuato un solo anno, dal 2014 il rituale è scontatissimo. E le sue treccine, di nuovo vittoriose, possono agitarsi liberamente fuori dal casco multicolore e dalla balaclava. Il re sta anche contemplando di ritirarsi. Ha vinto tutto. Non deve dimostrare più nulla a nessuno. E le sirene del jet set sono così suadenti e invitanti…
Qualche settimana dopo, nella lussuosa e ovattata sede della più potente organizzazione mondiale che regola lo sport motoristico, a Parigi, presso l’Hôtel de Crillon, vige un silenzio irreale.
Smartphone rigorosamente fuori dalla sala del Presidente, in custodia a solerti valletti. E comunque, il Presidente ha fatto installare un raffinato sistema elettronico che blocca ogni possibile frequenza legata alla tecnologia. Gli basta schiacciare un pulsante e quella stanza diventa invisibile, non esiste. Quel pulsante verrà schiacciato appena arriverà Herr Kommandant, con la sua faccia tronfia. La stessa faccia che ha visto all’inizio del precedente decennio. Molto più umile. Ma si sa, il successo trasforma.
Il Presidente sembra immerso dietro il suo enorme tavolo, nella sua enorme poltrona di pelle nera, ha davanti a sè, alla sua destra, due enormi schermi da 30 pollici. La scrivania futuristica è tirata a lucido, come sempre. Herr Kommandant è atteso dal presidente in persona e dall’uomo dei diritti televisivi, detto il “Dom”. E’ stato messo lì per traghettare il massimo sport motoristico a ruote scoperte verso lo spettacolo in stile USA. Lo scopo è massimizzare i guadagni del giocattolo. Sta procedendo a tappe forzate. Ed ha un legame simbiotico con il Presidente.
Faccia da bravo ragazzo, il Dom non nasconde un certo nervosismo. Si aggiusta gli occhialini rotondi e non riesce a sentirsi a suo agio nonostante l’abito sartoriale calzi come un guanto e la poltrona in pelle lo sorregga superbamente. Siede davanti al Presidente, dall’altra parte della scrivania. Al suo fianco, la poltrona ancora vuota che fra poco sarà occupata dalle terga di Herr Kommandant. L’incontro doveva cominciare tre minuti fa.
Il nostro ha deciso di far attendere il Presidente, per ribadire la sua forza politica. D’altronde, non gli è ancora andata giù che quell’italiano tanto simile a Hegon Spengler si sia messo di traverso bloccando la sua ascesa verso il posto che occupa il Dom. E, soprattutto, che il Presidente non abbia mosso un dito per aiutarlo.
“Buongiorno caro, come va?”, esordisce il Presidente in maniera informale.
“Benissimo, anzi ottimamente, ora che abbiamo pure altri due titoli in tasca…” (beccati subito questo, pensa l’ospite, mostrandosi urticante).
“Ecco, noi vorremmo proprio parlare di questo…” esordisce il Dom.
“Bè, cosa ci sarebbe da dire? Abbiamo vinto lealmente e non abbiamo giocato sporco, i titoli ce li meritiamo!”
“Sì, ma vede, il discorso è un pò più generale, diciamo un pò più ampio”, dice a voce bassa il Dom mentre intreccia compulsivamente le dita delle mani strette fra di loro sopra le ginocchia.
“Voi italiani siete sempre gli stessi dai tempi di Macchiavelli e Guicciardini, curiali, dite e non dite, prendete sempre le cose alla larga, non sapete essere diretti, questa vostra diplomazia sfinisce…” replica perfidamente Herr Kommandant.
“Se non lo hai ancora capito, ci hai rotto il c#@>Zç!”, replica secco e sibilante il Presidente, rompendo l’idillio di plastica. “Ecco, invece a voi francesi diciamo che non si può rimproverare la mancanza di franchezza e un certo gusto dell’eccesso…” risponde sarcastico l’accusato. “O suvvia, smettila di fare il panzer tedesco e cerca di capire il punto… ci avete fregato!”
“Ecco, forse il capo voleva dire che siete stati un pochino troppo voraci, magari dovevate vincere di meno, lasciare qualche campionato agli altri… magari agli italiani o agli alati energizzanti…” interviene il Dom.
“Una volta che si sono date delle regole, se noi vinciamo che colpa abbiamo? Da quando in qua vincere è un reato?“
“Sì, ecco, però poi lo spettacolo, cioè va anche a vostro detrimento, ecco, perché nessuno alla fine, non è un mio parere, riporto solo ciò che si legge sui social, pensa davvero che quei titoli ve li siete meritati tutti… insomma, ci sono state annate dove vincevate… ecco, per usare una metafora, nel deserto…” spiega ansiosamente il Dom cercando di stemperare il clima teso…
Il Presidente alza la mano destra e quasi in modo imperioso blocca il Dom, che infatti si cheta istantaneamente. “Scusa, vorrei ricordarti quali erano i patti dal vostro ritorno in pompa magna, semmai te ne fossi scordato… voi avete messo un sacco di soldi nella F1, è pacifico, e ovviamente vi aspettavate di vincere qualcosa… te le ricordi le lagne che facevate tu e la buonanima tuo compatriota perché le gomme non vi duravano neanche tre giri, che ve ne andavate se continuava così…e ti ricordi come vi abbiamo protetto per quel pasticciaccio brutto dei test segreti del 2013?”
“Ricordo tutto, ma non ricordo un termine temporale alle nostre vittorie” commenta serafico HerrKommandant. “Allora, cercherò di essere ancora più chiaro. Vi abbiamo permesso di turlupinare tutti i team, o che alcuni di loro accettassero di buon grado qualche vostro campionato in bacheca ma, comunque, le scuderie credevano che dal 2014 avrebbero avuto molte chances di vincere delle gare”
“vi abbiamo fatto praticamente costruire il regolamento, tassello per tassello, grazie al lavoro da vecchio volpone del signorMarrone, e dovreste erigergli un monumento… ma era chiaro, mi pare, che ciò poteva riguardare un ciclo non troppo lungo, era sottinteso… e voi cosa avete fatto? Avete continuato a vincere, avidi e ingordi e ora guardo i dati, anno su anno, e la disaffezione verso questo sport aumenta…”
“Non è colpa nostra se altri non hanno capito… e si sono legati mani e piedi ad un regolamento che impediva qualsiasi sviluppo durante l’anno, dando un vantaggio competitivo a chi era più bravo o più furbo… se, ad esempio, ciuffo ribelle pensava che stando bravo e buono avrebbe vinto di nuovo il titolo credo avesse capito male volendo capire male… che ridere, ha accettato pure, anni prima, che gli togliessero i test privati senza battere ciglio, avendo ben due circuiti di proprietà! Mai visto un livello tale di autolesionismo…”
“Bè, io c’ero, diciamo che abbiamo forse leggermente sottovalutato le cose” soggiunge il Dom.
“Ma smettila, che le cose non stanno affatto così, era tutto apparecchiato e ciuffo ribelle non poteva fare diversamente, sapeva che lo avremmo ricompensato facendolo rivincere a tempo debito, ora toccava a questi. Poi però è stato defenestrato dallo Svizzero che ci ha fatto la guerra, e il resto è storia…” replica caustico il Presidente che, dopo un attimo di silenzio, quasi a voler mettere ordine fra i pensieri, si lancia nella sua “arringa”:
“Ma, Herr Kommandant, ti rendi conto che c’è un sacco di gente che non ne può più di questo vostro dominio, che noi abbiamo voluto, ma che noi non volevamo certo di questa entità? Vedi, questo sport può andare avanti senza di voi, come è già successo. Nessuno di voi è indispensabile, forse a parte gli italiani, ma quelli si fanno del male da soli e ogni tanto ci pensiamo noi a farli deragliare se diventano troppo forti; e per cosa credi che abbiamo fatto il nuovo ciclo regolamentare? Lo abbiamo fatto per porre fine al vostro dominio.
E questa volta non avrete mister Marrone-risolvo-problemi, capita l’antifona? La vostra arroganza sta cominciando a stancarmi e dimentichi anche che senza tifosi uno sport non esiste!”
“Che il ciclo sia finito è tutto da vedere, ci avete dato due anni di vantaggio, e noi, modestamente, siamo bravi, molto bravi. Nel nostro mondo, dominato dalla tecnologia, due anni sono come il maiale, non si butta via niente. Restano. Eccome se restano… e per le tue preoccupazioni e i tifosi… quelli credono qualsiasi cosa, e poi, quando comincerà il prossimo anno, foglio bianco e amen. Forse.”
“Bene, allora credo non ci sia altro da aggiungere”… conclude, irritato, il Presidente.
Nulla di fatto, ognuno resta sulle sue posizione in uno stallo imbarazzante.
Il Dom s’è fatto piccolo piccolo, quasi inghiottito dalla poltrona.
“Vedi, amico mio, il problema, a fare patti con Belzebù, è che ci sono le postille, scritte in piccolo, che non vedi in fondo al contratto. Quelle che ti fregano. Auf wiedersehen!” Conclude Herr Kommandant, alzandosi e andandosene tronfio come era arrivato.
Il Dom fa per accompagnarlo, ma lui replica: “Non scomodarti, conosco la strada”.
ll Presidente, nel frattempo, liquida rapidamente il Dom. Vorrebbe prendere a calci quel gaglioffo di Herr Kommandant… ha creato un mostro, pensa fra sè.
“A me non l’ha mai fatta nessuno. E chi ha provato a mettermisi contro, ha pagato uno scotto salatissimo…” gli vortica nella mente.
Negli occhi socchiusi, un piccolo lampo preannuncia tempesta, mentre l’unghia dell’indice destro picchietta nervosamente sulla scrivania.
“Vedremo, vedremo… noi ti abbiamo creato…”
Sipario.
P.S.: questa è un opera di fantasia. Ogni riferimento alla realtà è da considerarsi puramente casuale. La caratterizzazione personale attribuita ai personaggi rende la storia un’opera di fantasia dell’autore.
Titolo di nuovo alla Mercedes. Voto: c’è chi lo sa, e chi fa finta di non saperlo.
Max Verstappen. Voto: titanico. Il motivo già lo sapete. Non perfetto nel fine settimana, ma ha ottenuto il massimo possibile in gara, stante la netta supremazia Mercedes.
Mercedes. Voto: sono tornati i cannibali.
Hamilton. Voto: tutto troppo facile.
Ferrari. Voto: la miglior gara stagionale…
Bottas. Voto: qualcuno salvi il soldato Ryan.
Bin-eight e il suo entusiasmo per la griglia invertita. Voto: vado fuori di testa.
Alonso. Voto: sublime.
La FIA, il suo sistema regolamentare, i tempi di attesa, la certezza del giudizio. Voto: che pena. Sarebbe tutto tragico se non fosse ridicolo rientrando a pieno titolo nel teatro dell’assurdo..
I piloti riuniti per esigere applicazioni uniformi del regolamento. Voto: un petardo ammuffito. Lo sentite il rumore. No, non è un boom… ma un ploff! La montagna ha partorito il cosiddetto topolino. Un piccolo, innocuo peto. Manca gente di carisma. Questi non potrebbero neanche allacciare le scarpe ad un Piquet, ad un Prost, ad un Senna, figuriamoci ad un Jackie Stewart…
F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
foto: Mecedes AMG F1 Team