Formula 1

Ecco la verità dietro il mancato test a Fiorano della Scuderia Ferrari

F1. Avete presente quando sta per iniziare un concerto e si abbassano le luci, la musica che accompagna l’avvicinamento alla performance si ferma, il pubblico inizia a rumoreggiare eccitato e poi, d’un tratto, una voce algida comunica che il cantante ha la raucedine e la serata verrà rinviata? Beh… più o meno quello che è successo ieri a Fiorano.

Era tutto pronto per la sessione di test che la Ferrari ha impostato in chiave 2022. Robert Shwartzman era il primo pilota cooptato per il programma di prove. Il talento dell’Academy avrebbe anticipato l’impegno di Charles Leclerc e di Carlos Sainz dei due giorni successivi. Ma cosa è successo per arrivare ad una sosta forzata e sorprendente che ha imposto uno stop sino a venerdì?

Il problema è sorto per via della monoposto da utilizzare. Maranello intendeva adoperare la SF21, vettura che ha chiuso al terzo posto nel campionato costruttori nella stagione 2021. La scelta era ricaduta su questa versione perché tutti i team e la Federazione Internazionale erano d’accordo nel sostenere che tra i modelli usati fino ad un mese fa e le macchine di nuova generazione non vi fosse continuità tecnica. Un’evidenza ratificata da un regolamento scritto ma non evidentemente da una disposizione ufficiale emanata dall’ente parigino.

In mancanza di un documento con valore legale ha prevalso il buon senso, pur dovendo sottolineare che la Ferrari ci ha comunque provato a disputare la sessione con la SF21. Ovviamente questa valutazione andava fatta in precedenza per evitare un brusco stop che non dà propriamente l’idea di una squadra con le idee chiare. Questa è una prima, dura, valutazione. Ma potrebbe essere un’analisi superficiale perché, come spesso accade in F1, c’è il sospetto che il fermo si sia reso necessario per la pressione più o meno diretta di un altro competitor.

Secondo informazioni raccolte da FormulaUnoAnalisiTecnica, infatti, parrebbe che che il soggetto alla base della retromarcia sia facilmente identificabile. Tutti gli indizi portano a Milton Keynes che avrebbe fatto una comunicazione alla FIA nella quale chiedeva chiarimenti in merito. Red Bull, nota per la sua spiccata propensione a tenere tutto sotto controllo, ha drizzato le antenne tramite la sua pletora di avvocati. Il chiaro obbiettivo resta il medesimo: non concedere vantaggi a nessuno. Soprattutto ad una scuderia che potenzialmente potrebbe tornare in auge e mettere i bastoni tra le ruote.

Christian Horner, team principal Red Bull Racing Honda

Il “timore” della squadra vicecampione del mondo è che Maranello potesse trarre vantaggio dal provare elementi che vedremo nel 2022 sulla vettura dell’anno scorso. Ovviamente la parte oggetto di sospetti è la power unit che, negli ingombri, dovrebbe essere riversabile da una monoposto all’altra. Decisamente più difficile sarebbe allocare e testare il propulsore sulla SF71-H, la macchina che ha disputato il mondiale 2018 e che oggi gira sulla pista di proprietà della Ferrari.

Lo abbiamo raccontato in diversi approfondimenti: il V6 allocato nella monoposto che verrà svelata il 17 di febbraio ha parti in comune con il modello precedente. Tuttavia, benché utilizzi la stessa tecnologia, oltre a diversi aggiustamenti del caso, il sistema ibrido ha subito ulteriori modifiche identificabili nei moto generatori.

Cambiamenti sostanziosi hanno preso corpo anche nella sezione a combustione interna del propulsore italiano. Procedimento utile e necessario per adattare la camera di scoppio alle nuove benzine ibride E-10. Il layout generale ha pertanto subito variazioni, così come la componentistica di servizio già testata in parte durante le ultime gare del 2021 attraverso materiali sperimentali.

uno scatto dell’ultima specifica della power unit italiana, dotata della nuova tecnologia ibrida che verrà implementata nella versione 2022

La volontà della scuderia italiana, purtroppo, non ha trovato sfogo in pista nella giornata di ieri. Accumulare dati preziosissimi sul motore, base concettuale di quelli che verrano utilizzati sino al 2025 a causa del congelamento regolamentare, non è stato possibile. In attesa che si sblocchi l’impasse sulle vetture 2021, Ferrari ha stabilito di andare avanti con il programma in vista dei test di Barcellona che inizieranno il 23 febbraio, al Montmelò.

La sessione odierna servirà ai piloti titolari per togliere un po’ di ruggine accumulata durante la sosta forzata. L’intoppo sul modello fruibile non cambia comunque i piani di una scuderia che si presenta ai nastri di partenza con l’ambizione di chiudere il gap sulla concorrenza che, evidentemente, inizia ad attenzionare una possibile ascesa della compagine modenese tanto da far pressione sulla FIA circa un test oramai da tempo schedulato.

P.S.

Come riportato la scorsa settimana, scritto fruibile cliccando a questo link, si confermano le buone sensazioni sull’ultima nata in casa Ferrari. Ad un mese esatto di distanza dal debutto ai primi test catalani, l’attesa per corroborare i dati raccolti durante l’inverno impera…


F1-Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz

Foto: Scuderia Ferrari – Red Bull Racing Honda

Condividi
Pubblicato da
Zander Arcari