giovedì, Maggio 16, 2024

Las Vegas 2023: la “de-europeizzazione” della F1 prosegue spedita

F1 – L’americanizzazione della Formula Uno è ormai completa. Nella notte italiana – ormai era il segreto di Pulcinella – i vertici della categoria hanno svelato il layout dell’ennesimo tracciato urbano che entrerà in calendario sin dall’anno prossimo. Un nastro d’asfalto di 6,12 km composto da un totale di 14 curve che sorgerà nel centro di Las Vegas, in Nevada. Il progetto prevede tre rettilinei, una sequenza di curve ad alta velocità e un’unica sezione di chicane. Il percorso si ripeterà 50 volte e si stima che il picco velocistico toccherà i 350 km/h.

Il circuito presenterà medie orarie paragonabili a quelle di Monza. Le vetture sfrecceranno tra luoghi famosi come il Caesars Palace, il Bellagio e il Venetian. I nomi delle tre strutture non sono stati citati a caso dato che, insieme a Live Nation Entertainment e Las Vegas Convention and Visitors Authority (LVCVA), figurano tra gli organizzatori dell’evento.

Un annuncio dato in pompa magna con tanto di reazioni molto “plasticose” da parte dei piloti (se ci tenete a guardare il video ecco il link: clicca qui), la sublimazione di un american-style che fa tanto anni ’80. Ma ormai la parabola che la F1 ha intrapreso è questa in ossequio alla volontà di chi detiene il carrozzone. Ne parliamo da tempo sulle colonne di FormulaUnoAnalisiTecnica: è in corso una vera e propria de-europeizzazione della massima categoria del motorsport che si allarga sempre di più verso mercati più munifici e capaci di soddisfare sia la fame sportiva dei tifosi (e questo è un bene) che l’appetito di un mostro tentacolare che ha bisogno di molto foraggio per sopravvivere.

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Il layout del Circuito di Las Vegas dove si correrà a partire dal 2023

Il Gran Premio di Las Vegas si affiancherà a Miami ed Austin a formare un tripletta a Stelle e Strisce. Naturalmente, ad oggi, non si sa se ti tratterà della 24esima gara in calendario o se prenderà il posto di qualche altro GP traballante. Ma la prima ipotesi, data la volontà della proprietà di stiracchiare ulteriormente la lista di eventi, è quella più plausibile. Quello a Las Vegas è un ritorno per il Circus Iridato visto che la città ha ospitato gare nel 1981 e nel 1982 ovviamente su un altro circuito.

Non poteva non essere raggiante Greg Maffei, amministratore delegato di Liberty Media Corporation, che si lecca i baffi per un accordo multimilionario i cui dettagli sono stati tenuti ben celati in una cerimonia in cui le luci scintillanti della città l’hanno fatta da padrone: “L’iconica Las Vegas e la F1, ossia l’apice del motorsport, è il connubio perfetto tra velocità e glamour. La nostra fiducia in questa opportunità unica – ha riferito il manager di origini italiane – è totale. Non potremmo essere più entusiasti di lavorare con i nostri partner locali per creare un evento importante. Il potenziale della Formula Uno è stato ben dimostrato nelle ultime stagioni e il GP di Las Vegas lo porterà solo al livello successivo”.

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Greg Maffei, amministratore delegato di Liberty Media

A Maffei fa eco Stefano Domenicali, CEO della F1 incaricato da Liberty Media: “Questo è un momento incredibile per la categoria che dimostra l’enorme appeal e la crescita del nostro sport con una terza gara negli Stati Uniti. Las Vegas è una destinazione conosciuta in tutto il mondo per la sue capacità di eccitare, di ospitare, e produrre emozioni. Non c’è posto migliore per correre per la Formula Uno che nella capitale mondiale dell’intrattenimento e non vediamo l’ora di essere qui l’anno prossimo. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo evento, in particolare il governatore Sisolak, la Clark County Commission, Steve Hill presso l’LVCVA e i nostri partner locali“.

Al di là delle normali dichiarazioni di circostanza, un necessario corredo per accontentare autorità locali e sponsor, restano due evidenze. Della prima abbiamo accennato: la F1 tende sempre più a spersonalizzare se stessa. Uno sport che nasce sostanzialmente europeo ma che oggi tende a diluire lentamente la sua radice storica per aprirsi a nuovi mercati che offrono possibilità d’intrattenimento correlate.

Las Vegas, come altre location da poco introdotte nel calendario, sembra essa stessa il fulcro dell’evento. Il GP pare quasi essere un elemento collaterale, un pezzo di un sistema più grosso. L’esatto opposto di ciò che succede su ogni singolo circuito “old style” in cui la pista è il pivot intorno al quale ruota tutto. Oggi sembrano ribaltarsi le prospettive. Una visione molto statunitense figlia di eventi come il Super Bowl. Ci abitueremo? Difficile rispondere.

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Il circuito di Jeddah, Arabia Saudita

Altro trend manifesto è quello di puntare su piste semipermanenti. I circuiti cittadini calano il Gran Premio in un contesto di totale fruibilità dei sistemi di intrattenimento. Si tende, quindi, a creare manifestazioni sportive in grandi città evitando tracciati “dispersi” nelle campagne o nei verdi boschi del Vecchio Continente. Struttura lasciate le quali c’è poco o nulla. In questo nuovo contesto, di contro, la pista è adagiata in mezzo a mille luoghi di svago che catalizzano l’attenzione del tifoso e dei media. In favore degli organizzatori che possono monetizzare dopo aver ceduto corposi assegni ai vertici della F1.

Las Vegas, in chiusura, rappresenta la solidificazione di un modello organizzativo che Liberty Media vuole proporre come nuovo standard. Dimenticatevi i fine settimana assiepati su tribune naturali dietro le quali potersi accampare. Questa prospettiva romantica e tradizionale va via via spegnendosi. Nuova proprietà, nuove esigenze, nuovi modi di intendere le gare. Quando il colosso americano acquisì la categoria dalle mani di Bernie Ecclestone dovevamo aspettarcelo: stanno semplicemente attuando la loro visione strategica.

Piccola postilla. Che la gara si disputerà di sabato sera è un dettaglio che abbiamo preferito non commentare. Il registro non sarebbe stato consono allo stile di questa testata.


F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto:F1

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