giovedì, Aprile 18, 2024

Riscritture regolamentari in corso d’opera: Red Bull scontenta e felice

La F1 si prepara a volare oltreoceano, in quel Texas che potrebbe diventare teatro per la fine definitiva del mondiale. Da Austin, infatti, Red Bull potrebbe tornare con il titolo Costruttori in tasca, un risultato raggiunto l’ultima volta nel 2013. Queste ultime tappe del mondiale 2022 sono state però caratterizzate da una nuova discussione, parte del gioco politico della F1, ovvero quella legata all’infrazione del budget cap 2021 da parte del team di Milton Keynes. Un’azione che ancora attende di conoscere la sua pena.

Toto Wolff, non potendo quest’anno vedere le sue vetture combattere in pista con le RB18, è così tornato alla carica. Christian Horner, da parte sua, non ha lasciato da solo il rivale. Il team principal Red Bull è così tornato a parlare della TD39, arrivata in Belgio dopo, in particolare, le forti lamentele dei piloti Mercedes. Un cambiamento a cui il team di Milton Keynes ha dovuto adattarsi, visto che le vetture di Adrian Newey non avevano mostrato particolari problemi di porpoising. Uno svantaggio dunque per chi aveva svolto al meglio il proprio lavoro. Ma è stato davvero così?

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Adrian Newey, capo progettista del team austriaco Red Bull Racing

F1. Quando la TD39 mise i brividi a Red Bull e Ferrari

Nei mesi che hanno preceduto il GP del Belgio, svoltosi al ritorno dalla pausa estiva, si è spesso discusso della famosa Direttiva Tecnica 39. Un intervento correttivo imposto dalla FIA per questioni di sicurezza e con l’obiettivo di limitare, se non eliminare, il porpoising. Quest’ultimo è stato infatti il fenomeno dovuto all’effetto suolo che ha caratterizzato, chi più chi meno, tutte le nuove monoposto di F1. Un problema che Red Bull ha dovuto affrontare in maniera molto molto marginale

L’arrivo della TD39 a giochi in corso non è dunque stata ben accolto. Red Bull e Ferrari, da prime della classe, hanno infatti dovuto fare i conti con un’imposizione regolamentare che avrebbe anche potuto stravolgere le forse in pista. Uno scenario che né da Milton Keynes né da Maranello speravano di dover vivere. Tra chi invece pare aver spinto per avere l’intervento da parte della Federazione c’è stata Mercedes.

Il progetto che ha dato vita alle W13 non ha infatti funzionato a dovere, costringendo il team guidato da Wolff a svolgere un lavoro riparativo. Non solo, il porpoising in casa AMG sembrava ormai un ospite fisso, tanto da portare, grazie anche al potere politico del team di Brackley, a chiedere ed infine ottenere la discussa TD39. Ed è proprio su questo che si sono riaccesi i vecchi rancori. Una discussione messa da parte fino al momento giusto.

L’attacco di Wolff nei confronti di Red Bull, dopo il responso dato dalla FIA sul budget cap, è così stato utile a ritirare fuori quanto avvento nel corso dell’anno, poi sepolto per qualche mese. Cambiare le regole a stagione in corso non è infatti un’azione vista di buon occhio, soprattutto se può portare a conseguenze diverse. Non tutti i team di F1 hanno infatti giovato della TD39. Red Bull compresa, stando a quanto detto da Horner. Ma è davvero stato uno svantaggio per il team di Milton Keynes?

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Dettaglio della parte posteriore del fondo della Red Bull RB18

Red Bull e TD39: svantaggio o vantaggio, questo è il dilemma

Come detto, le polemiche che si sono sollevate a causa dell’ufficialità dello sforamento del budget cap di Red Bull lo scorso anno, hanno permesso comunque a Horner di ribattere. L’attacco è ovviamente stato riservato al team principal Mercedes, “sponsor” della controversa direttiva. Una novità che ha costretto Red Bull a dover correre ai ripari nonostante l’ottimo lavoro fatto con la RB18 ad effetto suolo.

Ciò che la pista ha poi mostrato al debutto della nuova regola non è però stato uno svantaggio per il team di Milton Keynes. Al contrario, le RB18 hanno potuto approfittare delle difficoltà che invece si sono create in casa Ferrari. La TD39 non ha dunque portato a degli effettivi vantaggi in pista, visto che il porpoising era già assente dalle RB18, ma non ha neanche portato a perdere quella forza mostrata fin dall’inizio.

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Christian Horner (Oracle Red Bull Racing)

Il vantaggio per la scuderia guidata da Horner è infatti stato quello di non avere più avuto rivali dal dopo Francia in poi. Fino a quel momento infatti, errori a parte, la F1-75 era la vettura da battere. Le prove per l’arrivo della TD39 fatte in Ungheria hanno poi visto Carlos Sainz faticare. Un piccolo indizio di quanto sarebbe poi avvenuto al termine della pausa estiva. Il debutto della Direttiva in Belgio ha infatti dato come risultato una Ferrari che sembrava non poter più competere. Una coincidenza arrivata un po’ troppo puntuale per non penare che la Rossa abbia sofferto la TD39. Più di Red Bull ovviamente. E questo dopotutto uno svantaggio non lo è stato.

Con una Ferrari caduta nelle grinfie della nuova regola, il team guidato da Horner ha potuto strafare, soprattutto con Verstappen. Dalla Francia all’Italia il gradino più alto del podio non ha visto altri piloti. Uno svantaggio Ferrari che ha così permesso all’olandese di chiudere i giochi in Giappone; una cosa che Red Bull spera di replicare a Austin. “L’arma letale” voluta da Wolff si è dunque infine rivelata tale solo per la Ferrari, creando di fatto un vantaggio per il team di Milton Keynes. Ma questo non è un favore che in Red Bull possono ammettere di aver ricevuto.


Autore: Chiara Zambelli – @chiarafunoat

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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