103. Sono questi i punti che, potenzialmente, un team potrebbe raggranellare se dovesse fare un en plain clamoroso negli ultimi due gran premi del mondiale di F1 2022. Due vittorie, altrettanti secondi posti, i giri veloci e un doppietta nella sprint race brasiliana potrebbero portare in dote questo ragguardevole bottino. Senza fare calcoli cervellotici considerando i piazzamenti altrui, sarebbe una quota che potrebbe pretermettere alla Mercedes, sul filo di lana, di sopravanzare la Ferrari in classifica Costruttori.
Ad oggi sembra utopia. Vero è che la Rossa si sta afflosciando come un pan di spagna mal riuscito e che la W13, di converso, s’è messa in testa di funzionare proprio nel rush finale dell’annata, ma appare assai improbabile che i cannibali della Red Bull, alle prese coi loro record interni, vogliano lasciare la scena ai due novelli duellanti. Quindi, ad essere lucidi, l’operazione aggancio di Brackley a Maranello sembra piuttosto irrealizzabile.
F1. Mercedes/Ferrari: una rimonta clamorosa
Ma la sola idea che possa accadere, il fatto che se ne stia parlando, dà la cifra di cosa sia stata la seconda parte di campionato per la Leclerc e Sainz. Un duo che fino al GP di Francia, a legittima ragione, rivendicava la possibilità di concorrere per il titolo piloti e che, nelle restanti gare, ha dovuto fare fronte che una realtà durissima ed amarissima. Ne hanno dovuti ingoiare di rospi giganteschi gli alfieri del Cavallino Rampante in questi ultimi quattro mesi. I Carlo sono quasi sembrati inermi dinnanzi al mare in tempesta. Il GP del Messico come la cartina di tornasole di una fase discendente quasi irreversibile che sembra aver sancito un’altra sconfitta: il sorpasso prestazionale da parte della Mercedes.
“Mercedes sta tornando su. Hanno sviluppato la macchina più di noi che invece ci siamo fermati relativamente presto per concentrarci sul progetto 2023. Non sono troppo preoccupato dal loro tasso di sviluppo perché noi ci siamo fermati. Sicuramente ci sarebbe stato potenziale da estrarre, ma non c’era la disponibilità economica del budget cap per farlo”. Queste le considerazioni di Mattia Binotto riferite dopo i mestissimi quinto e sesto posto di Sainz e Leclerc all’Hermanos Rodriguez. Ma c’è qualcosa che non torna nel ragionamento del manager di Losanna.
F1. Mercedes/Ferrari: approcci diversi, simili risultati nell’immediato
Perché Mercedes ha del denaro a disposizione e Ferrari no? La domanda lo poniamo in maniera brutale e diretta. Partendo dall’assunto che gli anglo-tedeschi non hanno sforato il vincolo di spesa rappresentato dal budget cap, è semplicemente successo che, forse, hanno meglio calendarizzato e razionalizzato le spese per lavorare su una macchina oggettivamente nata male ma cresciuta parecchio nell’arco dei gran premi che spesso sono stati usati come lunghe sessioni di test. Domandare a Lewis Hamilton pe conferma.
A Brackley hanno sempre creduto a ciò che dicevano i simulatori. Ossia che la W13 – e lo ha ammesso lo stesso Hamilton qualche giorno fa – doveva essere una vettura straordinariamente veloce. Almeno sulla carta. La pista ha detto altro. Ecco perché gli ingegneri ci hanno sbattuto su il muso cercando di capire perché la prassi aveva bocciato la teoria che parlava di un progetto potenzialmente annichilente.
Per fare ciò non hanno di certo anticipato fondi destinati al 2023. Anche perché non è concesso. Forse, invece, non hanno conservato risorse di quest’anno per lo sviluppo della W14. Cosa logica se la macchina andrà in continuità tecnica col modello attuale. Scenario che potrebbe non concretizzarsi in Ferrari. Ragioniamo con consequenzialità perché è Binotto ad aver riferito che i tecnici si sono fermati nel far progredire l’auto ad un certo punto del campionato. E in effetti la F1-75 è senza dubbio la macchina che ha ricevuto il minor numero di update. Non è un caso se la sue performance abbiano camminato al passo di gambero.
F1. Ferrari: all-in sul 2023?
Eppure Ferrari aveva più ore di sviluppo rispetto a Red Bull e Mercedes. Quindi sono due le cose: o si è mal programmata la stagione in termini di “schedulatura” delle spese oppure si è deciso, a metà cammino, di puntare tutto sull’anno prossimo lavorando ad un modello chiamato a contrastare l’imperio della Red Bull. Mossa azzardata che potrà essere valutata solo a fine stagione futura poiché – e qui torniamo ad uno dei problemi più gravi – la Ferrari continua ad essere debole dal punto di vista dello sviluppo in corsa della monoposto. Una storia che si ripete ciclicamente e che è stata una triste realtà nell’era turbo-ibrida.
Dalle parole di Binotto possiamo quindi desumere che il 2022 della Rossa può essere sintetizzato in un mix di incapacità e mancanza di volontà di aggiornare un modello di auto che evidentemente si pensava che non avesse troppi margini. A Maranello sono focalizzati anche sulla soluzione dei problemi d’affidabilità che hanno attanagliato la power unit che sta sovente girando sotto i suoi standard per non incappare in rotture o in troppe sostituzioni con relative e penalizzanti retrocessioni in griglia.
Fatto sta che gli elementi su cui possiamo ragionare ci inducono a pensare che il Cavallino Rampante abbia “distratto” fondi e risorse umane a questo campionato che si riteneva compromesso per dirottarli allo sviluppo della macchina 2023. Mossa che, se vogliamo, non è nemmeno criticabile perché la RB18 vista negli ultimi tempi non sembrava essere attaccabile. Negli uffici tecnici hanno fatto un calcolo dei pro e dei contro e hanno deliberato che fosse più saggio rinviare, ancora una volta, il sogno iridato. E forse anche così si spiega la netta virata comunicativa di un Binotto che è passato dai proclami di febbraio all’attuale mestizia narrativa nella quale è tornata una vecchia e non attesa amica: l’analisi dei dati in fabbrica.
Sul fronte Mercedes, vista la perseveranza con cui si è lavorato, è possibile che il modello che le succederà possa andare in continuità tecnica con la W13. Nonostante Toto Wolff, un paio di settimane fa, abbia parlato di modifica al DNA della macchina. Espressione che vuole dire tutto e nulla. Il pacchetto di update portato ad Austin ha dato ottimi riscontri e sembra aver sbloccato del potenziale celato. A Brackley sono convinti che ve ne sia ancora e il poter contare su più ore di sviluppo rispetto a Ferrari e Red Bull potrebbe essere la chiave per ritornare con stabilità nelle zone d’avanguardia della griglia di partenza dopo una stagione di purgatorio.
In questo duello tra gli inseguitori non rientra la Red Bull che si gode “la guerra dei poveri” dall’alto di due titoli ottenuti con una sfrontatezza ed una facilità disarmanti. I problemi, nel caso, potrebbero presentarsi l’anno venturo quando il team sarà costretto a lavorare con una pesante limitazione dovuta dalla combo regolamento-penalità post budget cap gate.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG