venerdì, Luglio 26, 2024

Ferrari, stabilità line-up piloti: manifestazione di una nuova politica interna

Per la Ferrari la stagione di F1 2023 ha rappresentato un passo indietro. L’anno passato, di questi tempi, si parlava di una vettura che, pur chiudendo in decrescita a causa di sviluppi bloccati e senza aver risolto i problemi di affidabilità emersi in maniera fragorosa in Spagna, era stata in grado di chiudere al secondo posto nella classifica costruttori. Cosa che aveva permesso a Charles Leclerc di fare altrettanto in quella piloti superando, nel rush finale, Sergio Perez

Quest’anno la SF-23 non è stata all’altezza della RB19 né della F1-75. Il distacco, in dodici mesi, è più che raddoppiato. L’anno scorso il gap era quantificato in 205 lunghezze, oggi si è allargato a 454. Un raddoppio nel quale si è infilata anche la Mercedes che ha chiuso con soli tre punti di vantaggio, quel poco che è bastato a rendere semi disastrosa l’annata rossa nonostante Carlos Sainz sia stato in grado di strappare l’unica vittoria ai piranha di Milton Keynes

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L’acceso duello tra Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing) e Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) nelle fasi finali del Gp d’Italia 2023

Leclerc, quarto quasi a sorpresa dopo aver mal digerito la vettura che per lunghi tratti sembrava più affine allo stile di guida di Sainz che predilige mezzi che tendono al sottosterzo più che al sovrasterzo, ha saputo pazientare iniziando a determinare la traccia di sviluppo che ha portato la SF-23 più dalla sua parte. Una base su cui costruire un 2024 migliore. Che non significa vincente poiché il vantaggio della Red Bull è cospicuo e sarà difficile eroderlo completamente in un lasso di tempo ristretto.

Ferrari: Leclerc e Sainz prossimi al rinnovo

La distanza in classifica tra i due alfieri rossi è stata così esigua che tutto lascia pensare che non ci fosse altro potenziale da tirar fuori da un mezzo nato male e sviluppatosi con dei limiti evidenti. L’abnegazione alla causa e l’aver chiuso l’ennesimo anno avaro di soddisfazioni ha indotto i vertici della storica scuderia ad avvicinarsi al doppio rinnovo contrattuale spazzando via quelle voci alimentate ad arte circa una coppia pronta ad esplodere.

Mesi di battaglie da stadio tra tifoserie, polemiche create ad arte da una stampa spesso faziosa sono state spazzate via dalle parole del presidente della Ferrari che hanno avuto l’effetto di una ventata salvifica: “Sainz e Leclerc? Restano certamente. La stagione è stata deludente, perché siamo arrivati terzi in campionato. Ma nell’ultimo quarto del campionato abbiamo potuto competere anche con la Red Bull e abbiamo fatto molte pole. Ora dobbiamo prendere tutto questo per spingere ancora”. Con queste dichiarazioni John Elkann, all’Agenzia Italpress prima dell’Investor Day di Exor, ha di fatto chiuso una telenovela che iniziava ad assumere i contorni del grottesco.


Ferrari, Leclerc e Sainz: la stabilità prima di tutto

Elkann, spesso accusato (non a torto ad essere onesti) di essere un po’ troppo assente, quasi lontano dalle cose ferrariste, ha capito che la grande stella polare da seguire nelle notti fredde e ventose è la continuità; materia sulla quale il Cavallino Rampante ha pagato sovente dazio a causa di politiche lunatiche e scellerate. 

In Ferrari essere a capo della Gestione Sportiva non è mai stato un compito semplice visto che il leader non ha mai vita lunga. Dalla data di fondazione della squadra, nel 1929, sono stati 29 i dirigenti della GeS. Da quando invece è nato il mondiale di Formula Uno – posizioniamo le lancette al 1950 – Maranello ha visto avvicendarsi, da Federico Giberti a Frédéric Vasseur, 25 capi. 26 se consideriamo che nel 1976 la direzione fu bicefala, affidata a Guido Rosani e Daniele Audetto.

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John Elkann, presidente della storia scuderia Ferrari

Praticamente, con un calcolo elementare, si evince che nella Scuderia un team principal resta in sella mediamente poco più di quattro anni. Un tempo troppo breve, nella F1 attuale, per poter gettare le basi su cui costruire il castello del successo. E infatti, a confermare che uno dei più seri problemi di gestione della Ferrari è la spiccata tendenza a mozzare teste, è il dato relativo all’era Jean Todt

Per contrasto è facilmente dimostrabile che la longevità paga. Non può essere un elemento incidentale il fatto che il dirigente francese abbia preso possesso dei suoi uffici il primo luglio del 1993 per abbandonarli il 12 dicembre 2007 aprendo ad una stagione di successi mai vista prima e non più replicata.

Dal giorno del commiato di Todt, la GeS è stata affidata a cinque manager: Stefano Domenicali (il più longevo), Marco Mattiacci (una meteora durata un amen e di cui nessuno ha più memoria), Maurizio Arrivabene, Mattia Binotto che agli inizi di quest’anno ha ceduto il testimone a Vasseur. Una cinquina di uomini in quindici anni. Mutazioni frenetiche che non hanno offerto continuità di vittorie. Cosa che invece è accaduta sotto il governo di Re Jean da Pierrefort.

Ora John Elkann e Benedetto Vigna hanno puntato convintamente su Frédéric Vasseur a cui pare sia stato dato un supporto incondizionato. Questi, in nome di una filosofia votata alla valorizzazione delle risorse interne, ovviamente di quelle ritenute valide, ha voluto e ottenuto che i due piloti continuassero a lavorare sinergicamente per creare un blocco solido

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Frederic Vasseur, team principal della storica Scuderia Ferrari

Ferrari crede che quello a due punte, un po’ come capita in Mercedes, sia lo schema più valido per provare a battere la Red Bull dei record.  Proprio i due succitati team, quelli che hanno egemonizzato la Formula Uno degli ultimi tre lustri, presentano le direzioni sportive più stabili. A Milton Keynes Chris Horner è di casa dal debutto del team in F1; a Brackley Toto Wolff è arrivato nel 2013 prendendo così tanto spazio da diventare uno dei tre proprietari della scuderia anglo-tedesca. Casi lampanti di come, col supporto delle giuste competenze, la continuità paghi.

Ecco che la stabilità della posizione del dirigente plenipotenziario quale è Frédéric Vasseur si intreccia, annodandosi, con la persistenza della coppia piloti, la malta che tiene insieme il muro che la Ferrari, mattone dopo mattone, sta provando ad erigere solido da quando è stato annunciato il commiato di Mattia Binotto la cui gestione non puntuale si è riverberata anche in questo 2023. Sfide ardue attendono i protagonisti della scuderia modenese, ma i vertici ritengono che con la coesione tutto può essere affrontato con meno ansie. 


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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