sabato, Novembre 9, 2024

F1 accerchiata dai pezzi grossi: cambio procedure necessario

Sentirsi a disagio in un abito costoso. Questo è quanto accade a Max Verstappen che, da tre volte iridato, non è entusiasta della parabola descritta dalla F1. Più volte l’olandese ha espresso critiche su aspetti chiave del motorsport come la lunghezza del calendario, la tipologia delle nuove piste, la necessità di dover gestire in gara piuttosto che aggredire e, non ultimo, sul “format sprint” che Liberty Media, sotto sotto, punta a definire come lo standard della serie.

A meno di due mesi dell’avvio della stagione più lunga di sempre, una stortura logistica per Max, il tre volte iridato è tornato a parlare producendo un mezzo cataclisma che di certo non renderà felici chi possiede il giocattolo e lo sta trasformando, inesorabilmente, in qualcosa che pone al centro di tutto lo spettacolo e il business marginalizzando la sfera sportiva e tecnica.

Proprio sul formato che presenta la garetta del sabato, che è stato confermato in sei palcoscenici, è sorta l’intolleranza che stavolta ha mostrato tratti parecchio duri. Non è la prima volta, infatti, che l’alfiere della Red Bull bacchetta aspramente il meccanismo del Parco Chiuso che si attiva dopo una sola sessione di libere. Battaglia filosofica lecita che è letteralmente deflagrata quest’anno dopo il Gran Premio degli Stati Uniti d’America

Il coro degli intolleranti, dopo l’evento del COTA, ha cantato all’unisono, chiedendo atti concreti e revisioni immediate. Il riferimento è a quanto accaduto nel dopo gara in relazione alle squalifiche della Mercedes n°44 e della Ferrari n°16.

F1
Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) – terzo al traguardo della Sprint Race con la sua SF-23 – Gp Usa 2023

F1: i piloti chiedono modifiche dopo i fatti di Austin

Le cose sono note: le due vetture di cui sopra non erano risultate conformi all’Articolo 3.5.9 comma E del regolamento tecnico. La squalifica, dunque, era partita automatica e inappellabile. Entrambi i team, dopo le osservazioni di Jo Bauer, delegato tecnico della FIA, avevano inviato un rappresentante per parlare con i commissari provando a spiegare che l’elevata usura dei pattini antiscivolo era stata probabilmente il risultato della combinazione scaturente da una pista accidentata e dal programma di gara sprint che aveva ridotto al minimo il tempo per impostare e controllare la vettura prima della gara.

Giustificazioni comprensibili ma che non potevano generare deroghe non previste dalle norme. I commissari, avendo certificato che l’onere a carico del concorrente è quello di garantire che l’auto sia sempre conforme ai regolamenti, non avevano potuto far altro che escludere le due vetture dall’ordine d’arrivo.

In altre circostanze nessuno avrebbe effettuato rimostranze, ma il fatto che Austin coincidesse con un weekend sprint aveva di fatto scatenato le reazioni di sanzionati e non. Quel che è nato in quella circostanza è un movimento eterogeneo e trasversale che invoca a gran voce alcuni cambi nel sistema della Sprint Race in modo da evitare che le squadre possano incappare in situazioni analoghe a quelle texane.

La mancanza di tempo è stata il vero nemico della possibilità di mettere a punto i mezzi, una falla da sistemare una volta e per tutte. Un solo turno di libere non può bastare per configurare al meglio monoposto complesse come le Formula Uno odierne. Ancora, sul banco degli imputati è stato messo anche il meccanismo del controllo a campione che quest’anno ha visto spesso protagoniste Mercedes e Ferrari con cinque test random a testa.

Nulla di anomalo se non fosse che la Red Bull super vittoriosa, fino ad Austin, ha subite solo due di verifiche post gara. Così come McLaren. Aston Martin è stata oggetto delle analisi di Bauer una sola volta. Zero per AlphaTauri e Williams. E’ evidente che il sistema vada ottimizzato per renderlo più preciso e soprattutto credibile. 

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Il nuovo fondo della Mercedes W14 introdotto ad Austin

Molti protagonisti, successivamente, avevano lasciato trasparire un certo fastidio. Hamilton aveva sostenuto che alla fine della gara non erano solo la sua macchina e quelle di Leclerc ad essere fuori regola. Leclerc, fattore importante, aveva sottolineato come la sua SF-23, dopo i controlli a valle delle Fp1, presentasse una tavola perfettamente nei parametri. Se fosse stato possibile eseguire un’altra verifica alla fine delle terze libere, come accade nei weekend standard, il problema sarebbe emerso e vi sarebbe posto rimedio.  


F1: l’intolleranza di Max Verstappen

Verstappen, che non era coinvolto nei fatti, aveva esplicitamente difeso le squadre penalizzate ponendo l’accento sulla mancanza di tempo per definire i setup e per correggere quelli errati. Ieri, ad AMuS, ha rincarato la dose presentandosi col piccone in mano. Il pilota ha usato parole fortissime, a tratti esagerate, per descrivere lo sport di cui oggi è il massimo protagonista. Un “Circo” (questa la definizione adoperata) che non definisce regole chiare che sovente sono misteriose anche ai protagonisti.

Sento parlare di un format di qualifica per la Sprint con un solo giro a disposizione. Già non mi piace il formato attuale, non si sa cosa fare. Un solo giro veloce? O veloce, lento, veloce? Sarebbe una proposta molto rischiosa“, ha tuonato l’olandese a cui non va proprio giù tutto il contorno spettacolarizzato che sottrae spazio alla pista.  

Ho sempre detto che capisco il lato commerciale – ha aggiunto – ma io lo vedo dal versante di un pilota puro. La Sprint Race toglie magia. Nelle gare normali non hai tutte le informazioni interne sul degrado degli pneumatici o cose del genere. Vedi una Red Bull, una Mercedes e una Ferrari sulla griglia di partenza e ti chiedi come andrà a finire”. 

“Una Sprint, invece, ti permette di sapere cosa succederà più o meno il giorno dopo, a meno che si verifichino circostanze strane, come un cambiamento del meteo. Di solito – ha arringato Verstappen – si può giudicare il ritmo di gara dopo una Sprint, e credo che questo tolga tensione”.

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lo sguardo deciso di Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) – Gp Las Vegas 2023

Il punto dolente è quello relativo al Parco Chiuso, una vera e propria stortura concettuale che va ad attivarsi in occasione della Sprint Race: “Se sbagli sei intrappolato in quel setup per il resto del weekend. È uno schifo. Ci è successo l’anno scorso in Brasile. Quest’anno abbiamo avuto un paio di buoni weekend di gara. Tuttavia, non ero completamente soddisfatto”. E poi, come accaduto già dopo i fatti americani, la difesa nei confronti dei rivali della Mercedes e della Ferrari, a conferma che la sua battaglia non è di facciata

Per quanto riguarda l’altezza da terra ad Austin, Mercedes e Ferrari non hanno certo abbassato le loro vetture di proposito: una volta che si entra in una strada sbagliata non si può più uscirne. Se si vuole continuare a fare le Sprint, dal mio punto di vista, bisogna fare dei cambiamenti. Io farei un Parco Chiuso per il sabato e un altro per la domenica“. Proposta lineare, lucida, facilmente applicabile.

A queste e ad altre lamentele la F1 non può restare indifferente. E infatti sembra che qualcosa inizi a muoversi. Prendere una decisione definitiva sull’assetto in 60 minuti non è il massimo, ormai è chiaro anche a chi scrive le regole del gioco che solitamente reagisce con la lentezza di un bradipo a situazioni oggettivamente ingestibili. 

In questi giorni si stanno valutando altre strade che portano alla verifica costante dell’usura dei pattini dopo ogni sessione, in modo da tenere sotto controllo il fenomeno. Non si è trovata ancora la quadratura, ma i fatti del Circuit of the Americas, uniti al coro di voci ultra critiche, stanno convincendo chi di dovere che è giunto il tempo di modificare le cose. La palla passa alla F1 Commission, l’organo deputato alla riscrittura delle regole del gioco.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team

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