lunedì, Aprile 29, 2024

Mercedes e il gioco di squadra…

Mercedes e il gioco di squadra…


Bottas Valtteri. Il mio nome è quasi stonato per essere finlandese. Nessuna lettera forte che mi contraddistingua, giusto quella doppia ‘t’ a generare un mistero, ma pare frutto dell’errore più che dell’appartenenza. Perché forse un errore lo sono stato, quando ho scelto una gloria effimera, una nota stonata in mezzo ad altre che cantavano alla perfezione. Ormai in pochi lo ricordano, rintronati dal numero 77 in Mercedes, che di mestiere fa lo scudiero, più o meno conclamato. Ma io ho saputo esserci, in un tempo non troppo lontano. Ho saputo gridare con una monoposto decente, non eccellente, che un posto al sole l’avrei meritato.

Nel 2015 Bottas è una rivelazione, così dicono. Senza troppa enfasi, data la mia proverbiale concretezza. Il podio del Messico, che ricordo sublime! Unito al quinto posto finale, non è stato cosa da poco. Ma io sono Valtteri, il ragazzo di Nastola, e non sono nato per farmi illusioni, al massimo per cullare qualche piccolo sogno, senza darlo troppo a vedere. Non è nelle mie corde emergere per doti istrioniche, mi piace esprimermi in pista, quello sì. Sono così atipico che amo Sochi, quell’anonima accozzaglia di curve e rettilinei che gravita attorno a uno stadio olimpico, che non ha storia e non conosce gloria. Quel circuito lo adoro perché un po’ mi somiglia, insulso per i più, ma ottimo per mettere alla prova. Una Monaco di serie B, senza glamour né anima: non rifulge e non chiede luci della ribalta, però può essere insidioso e tedioso.

Valtteri Bottas ai tempi della Williams

Non per me, almeno lo credevo. Nel 2016 sono anche partito dalla prima fila, al fianco di Nico Rosberg, da cui avrei ereditato il sedile. Quasi un passaggio di testimone, con il senno del poi. Non esiste un perché, ma quel rettilineo mi gasa. Non sono più il timido Valtteri quando lo percorro e quando stacco in curva due, pronto a immettermi in quel disarmonico ferro di cavallo: divento Bottas il giustiziere. Quasi nessuno mi può fermare. Hai presente quando da bambino vai sull’altalena e credi di toccare il cielo? Ecco, questo è quello che provo trovandomi lì. In quel luogo inutile e reietto, in quel mare grigio che non ha nulla di iconico e di affascinante, se non l’essere cornice della sfida che più mi appartiene.

A Sochi mi sono sempre distinto. L’hanno detto in tanti: il cavallo di battaglia di Bottas. Non volevo deluderli, non lo avrei mai fatto. Neppure in quel 2018, un campionato isterico, finalmente combattuto, con una Ferrari che aveva rialzato la testa. Vettel ci ha fatto tanta paura, specie prima dell’estate. E ce ne ha fatta ancora di più a Spa, quando non siamo riusciti a contenerlo. Lewis iniziava a dare segnali d’impazienza, Toto non ostentava più l’usuale sicurezza. La sua pretattica era da sempre farcita da sontuosi apprezzamenti nei confronti dei rivali. Ma, in quel periodo, a differenza di tante volte, le sue parole e i suoi timori erano reali.

Valtteri Bottas – Mercedes W10 – Sochi 2019

Ricordo come fosse ieri quel 30 settembre. Il giorno prima avevo conquistato una strepitosa pole e in gara volavo. Mi sentivo bene, come non mi capitava da tanto. Peccato che non sarebbe durata. Al giro 25 è arrivata la sentenza capitale, quella a cui non ti puoi opporre in alcun modo, quella che devi rispettare a tutti i costi. Mi sono preso giusto una licenza da nulla, un piccolo niente come quelli a cui sono abituato. Rallentare estremamente, quasi assurdamente, per rendere palese il gioco di squadra che nulla aveva del gioco e nientemeno del fare squadra. Quello che mi ha annientato, come pilota, ma soprattutto come persona.

Lewis, l’uomo dei record, è andato a vincere una gara di cui non avrebbe, a conti fatti, avuto bisogno. Uno sfregio al suo talento, talmente immenso da non richiedere favoritismi. Una mossa inutile, visto che la Ferrari, da lì in poi, si sarebbe sciolta come neve al sole. Io mi sono consolato con un inutile giro veloce, che all’epoca nemmeno garantiva il punto in classifica. Ero così arrabbiato, mi sono chiesto: “perché lo faccio?“. Stavo realmente pensando di mollare la Formula Uno e di rinunciare a tutto. Tuttavia non sarebbe stato giusto, non così, perché volevo dimostrare di non essere solo un numero due. Allora ho detto alla squadra che non avrei più rifatto una cosa simile, ho messo in chiaro le cose.

Mercedes, Aston Martin, Renault: quale futuro per Valtteri Bottas?
Valtteri Bottas e Lewis Hamilton

Lo so che vi verrà da ridere, che penserete alla mia scarsa autorevolezza, ma vi garantisco che io ci ho creduto davvero. Quando sono rientrato, la stagione successiva, mi sentivo rigenerato. E dopo aver spaccato cumuli di legna ero pronto a spaccare il mondo. Tuttavia le favole non sempre sono a lieto fine. Lo ammetto senza riserve: Lewis è troppo forte. E anche quando ha dato l’illusione di mollare un attimo, in realtà stava solo prendendo meglio le misure. Niente da fare, lui è il principe azzurro. Ma io non sono il giullare di corte, né, tanto meno, voglio impersonare a vita il cavalier servente.

Bottas ci proverà, anche quest’anno, come sempre. Non sarò più woodman, ma più semplicemente un man in cerca della sua occasione. E se sarà l’ultima poco importa. Se alla porta della Mercedes busserà Russell, per poi entrare, me ne farò una ragione, visto che il ragazzo merita. A quel punto mi metterò a pedalare verso l’eterna luce dell’estate boreale. Poiché la vita, in fondo, ci offre sempre un modo e un’alternativa per brillare. Basta rimanere se stessi.

Foto: Merces, Valtteri Bottas


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Veronica Vesco
Veronica Vesco
Il candore di un foglio bianco che m'invita alla scrittura. Il fragore di una monoposto rossa che accende la mia natura. Due colori tratteggiano il mio profilo fin dall'infanzia. Due colori capaci di accompagnarmi nel tempo, assumendo molteplici tonalità, sfumate dagli eventi della vita. Da una penna a una tastiera. Da un'auto a pedali agli autodromi. Da una laurea in Lettere al primo libro. Sempre nel segno di una Ferrari. Sempre con il sogno di cavalcare le mie passioni.

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