venerdì, Aprile 19, 2024

Analisi on board Hamilton – Stiria 2021: Verstappen scappa via

Arrivare ad un Gran Premio nella scomoda posizione di chi deve rincorrere sta diventando una condizione quasi endemica per gli uomini Mercedes. Il Red Bull Ring è il circuito di casa del team anglo-austriaco, anche se il fattore campo in F1, essenzialmente, non può esistere stante il categorico divieto di operare test privati. Quindi il ritardo che le W12 hanno accusato nel GP di Stiria dipende solo ed esclusivamente da una deficienza tecnica che la creatura prodotta dallo staff guidato da James Allison sta pagando nei riguardi della quasi perfetta RB16B.

Lewis Hamilton, in qualifica, riesce a strappare una prima fila che arriva con la complicità di Valtteri Bottas che, durante le libere, pasticcia in pit lane facendosi penalizzare di tre posizioni in griglia. Il britannico, attardato di ben 12 lunghezze in campionato, è chiamato a rialzare la cresta per riportare sui giusti binari una stagione che si sta complicando. Vediamo come si sono svolte le operazioni nel GP di Stiria.

Il GP si è disputato su pista asciutta. Specifichiamo ciò perchè le previsioni meteo parlavano di concreto rischio pioggia che, col passare del tempo, è diventato sempre più basso fino ad essere completamente scongiurato. La giornata è stata dunque tipicamente primaverile, con temperature dell’aria di 26°C e della pista, alle 15:00, di 52°C.

Lewis Hamilton scatta quindi dalla seconda piazzola con gomme medie, così come Verstappen che lo precede. Alle sue spalle vi sono Lando Norris e Sergio Perez che montano Pirelli a banda rossa. E in effetti, in partenza, è a questi due piloti che bisogna fare attenzione poiché potranno godere di un extra grip conferito da una mescola più morbida. Nel giro di schieramento, come sempre, Hamilton dedica cura maniacale alla messa in temperatura degli pneumatici.

La W12 n°44 è nella sua piazzola, sul lato destro della pista in attesa del segnale di completamento della procedura che sarà dettato come sempre da Peter Bonnington. Il circuito, che misura 4318 metri, andrà ripetuto per 71 volte. “Last car approaching the grid” avvisa l’ingegnere inglese. I semafori iniziano ad accendersi.

Lo spunto di Hamilton è buono. Il britannico cerca di incollarsi alla vettura di Verstappen che, per coprire l’interno di Curva 1, si sposta tutta a destra. Lewis tenta l’affiancamento a sinistra, all’esterno, ma non ne ha per sopravanzare il rivale. Anzi, all’uscita di Curva 1, prima, e di Curva 4, poi, la W12 scoda leggermente in accelerazione consentendo a Lando Norris – che nel frattempo ha nuovamente sopravanzato Perez che s’era preso la terza piazza al via – di farsi minaccioso alle spalle del campione del mondo.

Il primo giro fila via liscio, ma al secondo c’è un momento di spavento per Hamilton che vede, in pieno rettilineo, un detrito sbattere sull’anteriore destra. In un primo momento si pensa che sia qualcosa volato via dalla macchina di Verstappen. Invece si tratta di un pezzo di carbonio staccatosi dalla Alpha Tauri di Pierre Gasly che ha avuto un contatto con la Ferrari di Leclerc che nel frattempo va ai box per sostituire l’ala. L’impatto arriva al giro 3, ma già nel passaggio precedente si vedevano pezzi di carbonio sull’asfalto:

L’immagine successiva, invece, mostra con chiarezza l’impatto con l’endplate della AT02 del francese:

Hamilton si apre in radio e dice: “Qualcosa ha colpito l’anteriore destra“. Dopo un breve check con Bono si capisce che non vi sono problemi di sorta: il pericolo è subito fugato poiché l’impatto con l’oggetto non provoca danni allo penumatico. La gara può procedere.

Al quinto passaggio Bono avvisa che il DRS è attivo. Nel giro successivo, mentre Hamilton è impegnato a tenere il distacco da Verstappen sotto la soglia di guardia, arriva la comunicazione di un warning per essere andato largo in Curva 9-10. Lewis spinge per non lasciar scappar via il rivale. Opera vana.

Bono rammenta, poco dopo, che bisogna gestire gli penumatici. Cosa che in effetti Hamilton cerca di fare senza che Max prenda il largo. Ma, di giro in giro, il distacco cresce. La Red Bull si stabilizza sull’1’09 alto, Lewis paga costantemente un paio di decimi al giro.

Il comportamento della W12 sembra buono anche se continuano le leggere scodate soprattutto in uscita dalla 1 e 4. Al giro 15 il delta temporale è ormai arrivato a tre secondi. Una condizione che metterebbe l’olandese nella situazione di difendersi agevolmente da un eventuale undercut che, va sottolineato, su questo tracciato paga ben poco.

Subito dopo arriva la richiesta di balance check dopo che Bono ha imposto l’ibrido su posizione HPP3-1 e l’endotermico su settaggio STRAT 5. Mappature che servono a dare maggior potenza a Lewis che non è comunque in grado di chiudere il gap. Il controllo del bilanciamento è sovente propedeutico alla definizione di scelte strategiche. Nel caso di specie c’è poco da fare perché fermarsi metterebbe l’inglese nel traffico. Si decide di andare avanti. Infatti Hamilton risponde con un serafico “It’s ok“. Nel frattempo l’olandese è un martello con un passo che oscilla tra l’1’09”6 e l’1’09”9. Un race pace inarrivabile per Lewis.

Al giro 25, quando ormai il distacco cronometrico tra la 44 e la 33 si è consolidato sui 4 secondi, arriva una sbavatura da parte di Hamilton che allarga ulteriormente la forbice tra di due capofila. Lewis seguiva una Haas e, poco prima, si era lamentato per delle vibrazioni alle gomme. In approccio di Curva 6 Bono gli comunica che nulla è possibile fare per annullare questo fastidioso problema e, immediatamente dopo, l’errorino che costa un altro secondo di distacco: +5.2.

Successivamente Hamilton chiede con enfasi quale sia il passo di Verstappen, evidentemente meravigliato del ritmo indiavolato della RB16B. Bono risponde confermando l’1’09”9 e imponendo STRAT 7. Lewis si limita a replicare “Tyres are finish” per poi affermare: “I just keep driving“. Nemmeno il tempo di dirlo e arriva la chiamata al box. Siamo al giro 29.

La sosta è rapida (2.2 secondi, nda). Quando Lewis riprende la via della pista, con gomme hard, il gap dal contendente al titolo è di 25.6 secondi.

Al passaggio successivo anche Verstappen si ferma per rientrare nuovamente in prima posizione con un gap di 4.9 secondi. Red Bull protegge benissimo il flebile undercut della Mercedes e può avviarsi alla seconda metà di gara col pallino del gioco in mano.

Nei dieci giri successivi Hamilton sciorina un ottimo passo e dà la sensazione di poter rosicchiare qualcosa. Il campione del mondo riesce a piazzare una piccola striscia di giri veloci che lo portano a ridurre il distacco a poco meno di 4 secondi. Nel box ci credono tanto che Lewis si apre in radio e domanda: “Devo gestire la gomma?“. Bono risponde in maniera perentoria: “No, cerca di ridurre il gap“. Da sottolineare, in questa fase di guida aggressiva, che Hamilton avvisa il muretto che la pista è particolarmente ricca di detriti.

L’illusione dura poco perché dopo la tornata n° 40 Verstappen inizia ad imprimere un passo bestiale che Hamilton non riesce a tenere. Nonostante ciò l’olandese non toglie il giro veloce che è saldamente nelle mani del britannico. In questa fase Bono continua a dare i distacchi e, ad un certo punto, avvisa che la temperatura della pista si è abbassata di cinque gradi.

C’è poco da raccontare fino al passaggio 51, quando ne mancano 20 al termine. Il gap si è fatto importante (poco meno di 7 secondi, nda) anche per una meno perfetta gestione dei doppiaggi da parte della Mercedes. Inutili i continui richiami alle “blu flags” di Hamilton. La gara non accenna a cambiare il canovaccio narrativo sin qui sciorinato. Nessuno scossone arriva. Né la pioggia che Meteo France prevedeva né una safety car a sparigliare le carte. Nel frattempo Lewis, avvedutosi che c’è poco da fare, chiede dove la W12 perda tempo rispetto alla creatura di Adrian Newey. La risposta è la solita: “On the straights“.

E’ Red Bull che mette un po’ di pepe al GP quando, al giro 55, richiama Sergio Perez ai box per un pit stop dal doppio obiettivo: togliere il giro veloce ad Hamilton e cercare di strappare la terza piazza a Bottas sul finale di gara. La tornata più rapida per il messicano arriva puntuale al passaggio 57.

In questo momento a Mercedes non resta che deporre le armi accontentandosi di una seconda piazza che non può lasciare soddisfatti. Guardando i distacchi, inizia a maturare l’idea di un secondo pit per prendersi il punticino del giro veloce. L’ultima speranza del britannico viene mortificata da Bonnington. Hamilton domanda: “La pioggia arriva?“. L’ingegnere smorza l’entusiasmo riferendo che non è previsto nessun fenomeno atmosferico. La gara di Lewis può dirsi terminata.

Il ritmo di Hamilton diviene talmente compassato che Carlos Sainz, che ha tardato tantissimo la sua sosta, si fa sotto con decisione:

E si sdoppia poco dopo:

Al passaggio 69 matura l’idea di riprendersi il giro veloce per limitare parzialmente i danni in classifica. E’ una mossa che fotografa il momento che sta vivendo la Mercedes che è costretta ad accaparrarsi un punto sperando che possa servire nella più ampia economia del campionato.

La sosta arriva al giro 70. Lewis monta gomme soft usate (ricordiamo che durante la Q3, unico in pista, aveva provato ben tre assalto con gomme rosse, nda). Il pit si svolge in pieno controllo.

Lewis rientra in pista con un solo giro per scaldare le gomme e con l’ultimo per provare il giro rapido. Quando è sul tracciato viene sfilato prima da Mick Schumacher e poi da Lance Stroll.

Il candese viene subito passato, ma serve sbarazzarsi anche di Schumacher Jr per avere una tornata pulita. Hamilton alza il ritmo e, nell’approccio di Curva 9, vede la HAAS occupare l’interno per dare strada. E’ l’occasione che serviva. Bono impone STRAT 5 per avere il massimo della potenza disponibile. Il passaggio successivo, l’ultimo della gara, è quello buono per il giro perfetto. Le dieci curve del Red Bull ring vengono percorse in 1’07”05. Il punto aggiuntivo è nel carniere. Nel frattempo Verstappen aveva tagliato il traguardo per primo incamerando altri 25 punti a fronte dei 19 dell’inglese.

Dopo la bandiera a scacchi Bono si complimenta per il lavoro svolto e comunica la posizione di Bottas. Hamilton risponde confermando il buon lavoro svolto aggiungendo “Non è ciò che volevamo ma abbiamo dato tutto. Continuiamo a spingere“. Bonnington risponde dicendo che nel team sono tutti concentrati per fare ancora di più.

Il GP di Stria di Hamilton è stato sospeso tra la voglia di invertire la rotta e l’impossibilità di farlo. Lewis e Max hanno guidato al di sopra di ogni altro pilota, emblematici sono i distacchi conferiti ai compagni di squadra. Ma in questo momento la Red Bull è troppo avanti per consentire al campione del mondo di difendere il titolo. La sensazione è questa.

La rotta può essere invertita? Difficile dirlo. Alla fine del mondiale mancano ancora 15 gare, ossia 2/3 del cammino. Ma il trend è preoccupante: Red Bull ha infilato la quarta vittoria consecutiva e Toto Wolff ha candidamente ammesso che lo sviluppo della W12 è giunto all’epilogo visto che a Brackley sono concentrati sul 2022. Anche se James Allison, ieri, ha lasciato uno spiraglio aperto parlando di aggiornamenti “cantierizzati”.

Hamilton non è nuovo a recuperi importanti, ma sembra difficile che la rimonta possa avvenire in questo contesto tecnico. Nel prossimo weekend si replica ed è verosimile che le prestazioni viste domenica saranno riproposte a meno che il meteo non scompigli la tavola apparecchiata coi colori della Red Bull. Venerdì prossimo, durante le libere, saranno introdotte le gomme Pirelli a maggior resistenza. Forse è l’ultima preghiera che il team anglo-tedesco può recitare per riaprire i giochi.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1TV

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