Red Bull/Liberty Media: divergenze strategiche insanabili?

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Stefano Domenicali - Christian Horner

Il rapporto tra il mondo Red Bull e Liberty Media non sembra essere così solido ultimamente. La proprietà della F1 e i campioni del mondo si stanno beccando a distanza da un po’. E’ soprattutto Max Verstappen ad aver dimostrato una certa allergia alla parabola tracciata dagli americani che, in maniera lenta ma inesorabile, stanno buttando giù i non più solidi archetipi della categoria.

L’olandese, ripreso e rimbrottato da Stefano Domenicali, proprio non riesce a farsi piacere la versione evoluta della sprint race che ha debuttato, con risultati sinceramente non troppo esaltanti, nel weekend del Gran Premio dell’Azerbaijan.

Per ora pare che sia stato individuato un punto di sintesi tra i due, ma l’impressione è che si tratti di una mossa atta a far calmare le acque per evitare un continuo e controproducente botta e risposta che farebbe male alla F1 visto che coinvolge il pilota più rappresentativo in questa fase storica. 

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Chris Horner (team principal Oracle Red Bull Racing)e Stefano Domenicali (CEO Liverty Media) discutono sulla griglia di partenza

F1: calendario troppo fitto per i gusti di Chris Horner

Il team principal della Red Bull, fregandosene di certi tentativi di sopire le tensioni, è andato a bomba sul discorso calendario che è ritenuto pieno come un uovo. La critica non è solo sul numero di gare, ma sulla ratio con la quale si sta procedendo negli ultimi anni. Horner ritiene che certe scelte siano imposte senza contraddittorio oltre che cervellotiche.

Liberty Media agisce come se dicesse “Immagina Las Vegas un sabato sera. Ok, allora lo aggiungeremo quella gara. Andremo a Las Vegas“. Una decisione che piomba dall’alto senza la possibilità di vagliare strade alternative. 

E questo è il problema – ha spiegato Horner Continuano a inventare queste location fantastiche alle quali è difficile dire di no. Inoltre, visto che nessuno vuole perdere i circuiti storici come Silverstone, Spa-Francorchamps o Monaco, si arriva ad avere un calendario che sta diventando sempre più pieno. Ora abbiamo raggiunto il punto di saturazione“.

Il dirigente britannico ritiene che la quota massima debba coincidere con 23 gare annue e che l’idea da percorrere è quella della rotazione. Molti, infatti, sono i circuiti che bussano alle porte di Liberty Media Corporate che si trova nella comoda situazione di poter fare selezione e soprattutto di poter imporre prezzi di ingresso molto elevati.

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Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing)

D’altro canto è una elementare legge di mercato a spiegarlo: in presenza di domanda elevata e di offerta scarsa i prezzi schizzano alle stelle. Stante il limite di 24 gran premi annuali che per essere modificato ha bisogno di un voto ratificato da una maggioranza di 2/3 nella F1 Commission (formata da 30 soggetti: 10 in quota Liberty Media, 10 FIA e 10 team, ndr), ci sono ben poche alternative per trovare una sintesi, considerando che le tappe presenti oggi in calendario hanno tutte più o meno dei contratti in essere tranne Spa Francorchamps il cui accordo con i vertici della categoria scade quest’anno.


F1: regionalizzazione e rotazione il futuro del Circus?

In queste condizioni non resta che percorrere la strada che porta alla rotazione dei gran premi. Un meccanismo che non è stato ancora attivato e che potrebbe presentare delle problematiche, come abbiamo spiegato in un nostro scritto recente. Ma, nonostante ciò, quando c’è una richiesta così elevata bisogna contemplare il rischio di attivare un sistema che presenta delle controindicazioni.

Un Gran Premio da tenersi ogni due o tre anni, infatti, sarebbe una sorta di politica al ribasso, quasi come se ci si accontentasse mentre si osserva il carrozzone andare verso mete esotiche che poco hanno a che vedere con lo spirito autentico della serie che da sempre ha messo al centro l’Europa.

F1
Lewis Hamilton (Mercedes AMG) in un evento di lancio del Gp di Las Vegas

Quello che concretamente pare possa accadere negli anni a venire è implementare finalmente un campionato su base regionale per evitare sprechi e per ottimizzare una volta e per tutte la logistica che è una delle prime voci di spesa dell’intero Circus iridato.

Questa della razionalizzazione geografica è l’altra strada da percorrere per far accettare alle scuderie calendari iper compressi che attualmente, visto che si schizza da una parte all’altra del globo, stressano il personale, condizionano i piloti e limitano la facoltà dei tecnici di far progredire le vetture. E poi ci sarebbe ancora un’altra via: quella che porta ai borsoni carichi di danaro di Liberty Media e che qualcuno vorrebbe più aperti per affrontare senza paturnie una F1 che muta geneticamente. Le parole di Horner vano lette in tal senso?


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing

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