giovedì, Maggio 16, 2024

F1: tre condizione ostative per la rotazione dei GP

Calendario saturo, Paesi che fanno richiesta di accesso e nuovi circuiti che spingono per avere la F1 sul proprio asfalto. Come si conciliano queste esigenze? Stante il limite di 24 gran premi annuali che per essere modificato ha bisogno di un voto ratificato da una maggioranza di 2/3 nella F1 Commission che è formata da 30 soggetti (10 in quota Liberty Media, 10 FIA e 10 team, ndr), ci sono ben poche alternative per trovare una sintesi, considerando che le tappe presenti oggi in calendario hanno tutte più o meno dei contratti in essere tranne Spa Francorchamps il cui accordo con i vertici della categoria scade quest’anno.

Ed è proprio l’iconico circuito belga che rischia di essere estromesso dal mondiale di Formula Uno in favore di nuove entità che stanno spingendo fortemente. Come salvare da un destino apparentemente segnato la storica pista? La soluzione potrebbe essere a portata di mano, avviando una turnazione tra nazioni che si vanno a dividere il singolo evento, organizzandolo in maniera non più continuativa. Questo modo di procedere è esente da controindicazioni? La F1 a intermittenza presenta tre aree problematiche. Vediamole.


F1. Rotazione GP: il problema della vendita biglietti

Dati alla mano, la gran parte dei biglietti per un evento che si tiene in un determinato campionato vengono venduti già nell’anno precedente, poco dopo che il GP in questione si è concluso. L’eco recente della gara è una sorta di “boost psicologico” che invoglia i tifosi a prodursi immediatamente nell’acquisto e magari a spendere anche cifre di un certo rilievo. In effetti è raro vedere che la vendita dei tagliandi di un evento si apre quando la stagione è ferma. Questo perché non si può far affidamento su quella che è l’emotività del consumatore.

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Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing), Charles Leclerc (Scuderia Ferrari F1) e George Russell (Mercedes AMG F1) festeggiano davanti alla marea rossa in occasione del Gp d’Italia 2022

Ora, organizzando una gara saltuaria da concretizzarsi una volta ogni due o tre campionati come ipotizzato da Stefano Domenicali, questo tipo di meccanismo va a spezzarsi. Quindi la vendita avrebbe senso soltanto nell’anno in cui si svolge l’evento, con il rischio che l’attenzione generale possa essere più bassa in una stagione, ad esempio come quella 2022 che, ad un certo punto, aveva mostrato un esito scontato.


F1. Rotazione GP: rischio mancato sviluppo strutturale

C’è un’altro problema che si potrebbe verificare con un evento che si disputa di tanto in tanto: l’incapacità – o per meglio dire l’impossibilità – degli organizzatori di restare al passo sia coi tempi che con le richieste infrastrutturali di Liberty Media che sono sempre più pressanti. Caratteristiche che, per essere soddisfatte, necessitano l’iniezione di grandi cifre che non sempre sono a disposizione delle piste storiche.

Uno dei problemi che stanno incontrando i tracciati della vecchia Europa è quella sorta di “concorrenza sleale” che giunge da altri teatri che hanno una capacità di spesa molto più elevata. I circuiti mediorientali, nonché quelli statunitensi, alle spalle hanno dei veri e propri colossi che non incontrano difficoltà nell’elargire cifre ingenti. Cosa che, invece, dalle nostre latitudini sta diventando sempre più difficile.

A dare uno sguardo a quanto mediamente offre un promoter del Vecchio Continente e quanto uno afferente alle nuove realtà, si nota una differenza molto netta e probabilmente incolmabile. Cosa che ha una certa incidenza sulle scelte dei possessori della categoria. Più passano gli anni, più questo delta tra gli impianti “vintage” e quelli nuovi tende ad allargarsi. Ecco perché la Formula Uno sta spostando il suo baricentro fuori dall’Europa. Liberty Media è diventato un rabdomante di denaro e mira il suo bastoncino magico altrove

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Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

Pochi fondi, poca capacità di spesa, poca possibilità di migliorare le strutture che già ora sono deficitarie rispetto a quelle dei circuiti che si affacciano al Circus dei gran premi. Una rotazione molto spinta di certo non aiuterà in questo processo e terrà le vecchie piste in una condizione minoritaria rispetto alle nuove. Così messa, dunque, l’idea di Domenicali non sembra essere poi così furba.


F1. Rotazione GP: scarsa sostenibilità

Il secondo punto riconduce direttamente all’idea della sostenibilità. Jorn Teske, amministratore delegato dell’Hockenheimring, parlando della possibilità della Germania di rientrare nel giro dei GP, ha rimarcato un concetto chiaro: investimenti insensati e perdite economiche non sono contemplabili. Il concetto chiave del ragionamento del dirigente tedesco è quindi la sostenibilità economica.

Non è pensabile che i promoter paghino una cifra di ingresso molto alta per avere le vetture della massima formula, senza che questa possa essere coperta dalla vendita dei tagliandi. E’ proprio questo il motivo per il quale la Germania ha deciso di non far parte più del carrozzone.

I bilanci della gara tedesca erano in rosso e servivano continue iniezioni di denaro per tenere in vita l’evento. Un po’ quello che sta accadendo in Italia, con gli organizzatori del GP di Monza che cercano sempre il supporto del governo o delle autorità politiche locali per trovare i budget da concedere a Liberty Media. In certi paesi dove la spending review è una politica diventata addirittura una stella polare, quindi, è impensabile che si possa derogare a questi principi.

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Il rettilineo principale del circuito di Hockenheim – Edizione 2019

Pertanto, la proposta fatta da Liberty Media, che tra l’altro non è stata ancora ratificata con atti formali, presenta delle falle concettuali che rischiano di farla abortire ancor prima di essere messa in cantiere. Ciò che potrebbe aiutare a superare questa difficoltà è l’allargamento del numero di gare, ma c’è da convincere tre parti che negli ultimi tempi non sono state molto concordi nell’avere una visione unica sulla questione.

Qualcosa in più la capiremo nella seconda parte del campionato 2023, quando solitamente si vanno a definire i calendari per l’anno successivo e soprattutto quando si capirà l’evoluzione della situazione relativa a Spa Francorchamps, il circuito il cui destino sta determinando il futuro di medio periodo della Formula Uno.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

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