sabato, Maggio 18, 2024

Ferrari SF-23: la lenta agonia di un progetto tecnico fallimentare

In Ungheria, Ferrari ha riproposto i valori apprezzati nel precedente round di Silverstone. Se il format sperimentale delle qualifiche ATA (Alternative Tyre Allocation) ha parzialmente rimescolato le carte, sulla distanza dei 300 chilometri i rapporti di forza sono emersi in maniera nitida. La RB19, nelle mani di Max Verstappen, è un mezzo di un’altra categoria. Quando il fuoriclasse olandese ha percorso il tracciato magiaro in 1:20.504 dopo l’ultimo pit stop è apparso chiaro che al momento il due volte campione del mondo stia giocando al gatto con il topo.

Una monoposto che per ragioni strategiche raramente esprime il reale potenziale, per non attirare le attenzioni dei padroni del vapore che stanno tentando in ogni modo di rianimare un mondiale dall’esito scritto ancor prima di iniziare. Alle spalle della corazzata di Milton Keynes è in corso una battaglia per la conquista del poco gradito ruolo di seconda forza.

Aston Martin è ormai in caduta libera, dopo un avvio di stagione fenomenale legato all’operato di ingegneri ex Red Bull che avevano trasferito i razionali vincenti della RB18 sulla AMR23. Mercedes al pari di McLaren ha virato verso una completa review della specifica di inizio campionato, mostrando un netto progresso delle performance specie per quanto riguarda il team di Woking.

In questo pacchetto di mischia anche la Scuderia Ferrari è intervenuta in modo invasivo sulla SF-23, senza riuscire tuttavia a scalare nelle gerarchie del midfield. L’involuzione della rossa è stata certificata su una pista teoricamente poco invalidante per il progetto 675. Le monoposto di Maranello hanno evitato l’onta del doppiaggio per questioni di secondi, ma a rendere più amara la domenica del Cavallino Rampante sono gli oltre trenta secondi rimediati dalla McLaren di Norris e dalla Mercedes di Lewis Hamilton.

Il cambio gomme lento di Leclerc e la penalità rimediata dal monegasco per eccesso di velocità in pitlane non modificano la sostanza, nonostante Vasseur abbia affermato a caldo che il passo delle rosse era abbastanza vicino a quello della Mercedes del sette volte campione del mondo. Negare l’evidenza di un ritardo tecnologico è il modo peggiore per cercare di uscire dalle sabbie mobili.

Ferrari
Il pit stop lento di Leclerc a causa di un problema alla pistola del pneumatico posteriore sinistro

Probabilmente il Gran Premio di Ungheria è il punto di non ritorno della campagna agonistica 2023 della storica scuderia modenese. Se le dignitose prestazioni offerte in Canada e Austria lasciavano intatte le possibilità di riuscire a staccare la concorrenza, al termine della gara nel toboga magiaro il sentimento dominante è quello della rassegnazione. La SF-23 non è un progetto tecnico valido nemmeno nella sua versione evoluta.

Mentre Mercedes e la dispersa McLaren hanno comunque individuato le aree di improvment dei propri progetti tecnici, gli uomini di Maranello sono ostaggio della totale imprevedibilità della loro vettura. Il leitmotiv del momento è la sensibilità al vento come se le raffiche d’aria esistessero solo per le monoposto italiane. Arduo credere che la causa di tale mediocrità sia figlia solo delle condizioni metereologiche.


Ferrari: dichiarazioni di circostanza che mascherano delusione e rassegnazione

Le reazioni a caldo dei piloti e del team principal sono un mix di ovvietà a cui i fan della Ferrari sono tristemente abituati. Il dover imparare da propri errori, il non mollare ribadito da Leclerc con gli occhi lucidi, infatti, mascherano una disincanto che va ben oltre le peggiori previsioni di inizio stagione. Il monegasco ha posto l’accento sulla necessità di lavorare sulla sensibilità della monoposto con il vento e di non essere demotivato ma focalizzato al 100% sul progresso della monoposto.

Carlos Sainz, che ha concluso la gara a circa sette decimi virtuali dal suo compagno, ha espresso la necessità di comprendere i deficit che affliggono la SF-23 nonostante gli importanti aggiornamenti introdotti dal Gran Premio di Spagna. L’iberico non nasconde la delusione per un risultato insoddisfacente conseguito su un tracciato favorevole, almeno sulla carta.

Ferrari
Frederic Vasseur, Team Principal della Scuderia Ferrari

Il manager di Draveil punta il dito sui numerosi errori compiuti nell’intero arco del fine settimana: dalla scarsa reattività rispetto al format suddetto sino al problema occorso durante il pit stop di Charles. Tuttavia il transalpino ha giudicato soddisfacente il passo delle rosse anche se non gratificante dal punto di vista del risultato complessivo. Osservazione che dal punto di vista di un osservatore esterno rappresenta un paradosso.

Se le monoposto numero 16 e 55 avessero avuto il ritmo per competere con la concorrenza sarebbero arrivate davanti o almeno a ridosso dei rivali. Se a Vasseur non può essere imputata la mediocrità del progetto 675, sfortunata eredità del precedente mandato affidato a Mattia Binotto, la gestione degli sviluppi e delle operazioni in pista continua ad essere troppo simile a quella del recente passato.

In ogni caso le aspirazioni riposte nella seconda metà della stagione sembrano malinconicamente limitate da un ritardo tecnologico incolmabile, non solo verso l’imprendibile Red Bull. Se il secondo è il primo degli sconfitti il Cavallino Rampante sembra avviato a un finale di stagione da KO tecnico.


Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Immagini: Scuderia Ferrari

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