venerdì, Aprile 19, 2024

Essere Fernando: un punto invisibile

Essere Fernando: un punto invisibile


Imola regala il primo punto a Fernando, ma non risulta particolarmente benevola con Matador. Mette a nudo una ruggine inspiegabile, un’assenza di mordente, uno stato quasi catatonico. Mentre proliferano errori, svarioni, addirittura il caos, Alonso rema nel gruppo senza mostrare un guizzo, impaludandosi in qualche evitabile svista. Imola bagnata non ha dato lustro al campione asturiano, lo ha fatto tornare sulla terra, dopo i fasti dorati del Bahrain in cui si era mostrato in grande spolvero, nonostante un’Alpine piuttosto deludente. Da un’inaspettata Q3 a una desolante Q2. Da una gara tonica a una corsa apatica. Da un ingiusto ritiro a un misero premio di consolazione.

Imola non doveva essere questa, nei piani di Fernando. La mente corre ai vecchi ricordi, il cuore galoppa inseguendo le suggestioni di un passato glorioso. La grande prova di sedici anni or sono, quando riuscì a tenere a bada sua maestà Michael, a contenere i suoi attacchi. Il tedesco alla guida di una Ferrari monca, tarpata da un regolamento cavilloso, che proprio sulle rive del Santerno ritornava a ruggire. E l’edizione successiva, targata 2006, in cui Alonso ha provato fino all’ultimo a contendere la vittoria al grande Schumacher. Due storie con esito simile ma opposto, due finali che si intrecciano in un chiasmo perfetto, a rinverdire il mito di una pista leggendaria.

Essere Fernando
Fernando Alonso ai box

Fernando non è più il ragazzo scanzonato alla conquista del suo primo mondiale. Gli occhi pieni d’irriverente malizia sono mutati in uno sguardo attento e disincantato, i capelli lunghi e ribelli lasciano il posto a una chioma ordinata, le straripanti esultanze sono sostituite da una gestualità misurata. Il sole caldo di quel finale di aprile non fa capolino, si nasconde dietro a ombre di nuvole. Un vento sferzante e una pioggia decisa aggrediscono le certezze, lasciando Alonso in piedi sotto a un ombrello, passivo come raramente lo si è visto. Una brutta qualifica non fa testo e la gara, a conti fatti, non è da buttare. Perché aggiunge un piccolo segnale positivo, il primo punticino iridato, un’inezia da prendere come buon auspicio.

Eppure qualcosa non va, Imola poteva e doveva essere diversa. Il punto non è arrivato sul campo, ma solo nel corso della sera, a causa di un’altrui penalità, che ha traghettato Fernando in top ten. L’undicesimo posto sotto la bandiera a scacchi, in scia ad Ocon, è una sentenza di quelle che lasciano l’amaro in bocca. Certo, Alonso si stava riprendendo e mostrava i muscoli in quel finale rocambolesco, un campo di battaglia abitato da coraggiosi superstiti. Ma troppo tardi e senza la grinta a cui ci aveva abituati. Una domenica da battuta d’arresto, non perché brutta, ma perché scivolata nell’anonimato.

Essere Fernando
Fernando Alonso, Gp Imola 2021

E nulla, per Fernando, può essere peggio dell’invisibilità. Poche inquadrature scarne a sottolineare momenti infelici, come la rottura dell’ala alla Tosa, avvenuta prima del via, un lungo o un sorpasso subito. L’auto blu non porta il sereno a Imola e neppure nel suo umore. Ma Alonso non ne fa un dramma, è consapevole del suo valore e quasi certamente sta già guardando avanti, come sempre. Gli scherzi del destino hanno reso fallibili gli dei, hanno giocato con le emozioni, hanno offerto inattesi scossoni. Imola ha cambiato le regole, spiazzando i pronostici e rimescolando le certezze. Ma #EssereFernando significa avere molti altri assi nella manica e la capacità di mischiare le carte a proprio vantaggio. Vedere per credere!


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Alpine

Veronica Vesco
Veronica Vesco
Il candore di un foglio bianco che m'invita alla scrittura. Il fragore di una monoposto rossa che accende la mia natura. Due colori tratteggiano il mio profilo fin dall'infanzia. Due colori capaci di accompagnarmi nel tempo, assumendo molteplici tonalità, sfumate dagli eventi della vita. Da una penna a una tastiera. Da un'auto a pedali agli autodromi. Da una laurea in Lettere al primo libro. Sempre nel segno di una Ferrari. Sempre con il sogno di cavalcare le mie passioni.

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