Hercule Poirot non avrebbe dubbi su quanto accaduto in F1 a Monza: il colpevole è quello che non ti aspetti, come da manuale per ogni giallo che si rispetti. Nel nostro caso di “omicidio”, la FIA. D’altronde, un noto adagio afferma che “di buone intenzioni è lastricato il pavimento dell’inferno”. Molti lo attribuiscono a Carl Marx, ma con tutta probabilità la sua origine è legata a San Bernardo. Profano e sacro.
Mi è venuto questo pensiero per la mia tesi volutamente provocatoria. Vale a dire che molto probabilmente, se non ci fosse stata questa Federazione iperburocratica, che ha riempito di norme spesso astruse il regolamento tecnico e sportivo della F1, probabilmente i due neanche si sarebbero sfiorati ed avrebbero continuato il loro duello a distanza, come abbiamo spiegato su FUnoAT. Sia gli errori Red Bull che Mercedes sono infatti da imputare alle nuove regole sui pit stop e al fatto che non c’è stato molto tempo per adattarsi (per saperne di più leggi qui).
La Federazione con il brutto vizio, sempre più frequente, di intervenire a campionato in corso (pratica assai discutibile), ha deciso di regolamentare i pit stop con correzioni e aggiustamenti. Forse perché qualche team era diventato assai bravo, e qualcun altro non lo era abbastanza. Chi lo sa. E ovviamente la “coperta” usata è stata quella della sicurezza.
Ma non cambia la sostanza: c’è questa furia legiferatrice per ogni cosa. Un pilota deve sfrecciare a 300 chilometri all’ora e nel contempo, in frazioni di secondo, conoscere a menadito il regolamento di questa F1 (un tomo ormai smisurato) e pure come si deve, nel caso, interpretare a seconda dei commissari. Questo non significa che Hamilton e Verstappen, entrambi in rotta di collisione, non ci mettano del loro per scontrarsi. Ma qui parliamo di un evidente nesso causale e di un effetto collaterale e casuale di una cosa ridicola decisa “in corsa”.
Ironia dell’ironia, l’autoscontro di Monza poteva causare molti più danni, anche letali (ad Hamilton), se non ci fosse stato l’Halo, fortemente voluto da Todt. E su questo, cioè sull’attenzione per la sicurezza dei piloti, nulla da dire. Più ce n’è e meglio è, di sicurezza. Però, ecco, la FIA, lo ripeto, sembra schizofrenica, come dottor Jekill e Mr. Hide. Fa una cosa buona, ma ha la controparte cattiva.
Cito giusto alcuni esempi. Se non fai fare i test in F1 o accorci le prove libere, crei spettacolo (o perlomeno questo pensano) e imprevedibilità perché impedisci ai piloti di avere confidenza con il mezzo (o di correggere il set up). Se fai scorrere il cronometro durante le prove libere in presenza di bandiera rossa, idem con patate. Risultato: meno sicurezza. Se lasci il parco chiuso con condizioni meteo che cambiano repentinamente, crei rischi ancora maggiori. E anche in questo caso, meno sicurezza.
Ma di questo procedere per avere più sicurezza e poi avere norme che la riducano, di questo Giano bifronte, ci occuperemo un’altra volta. Resta il fatto che senza la “normazione” dei pit stop, di cui non si sentiva affatto il bisogno, difficilmente avremmo avuto un doppio errore e il patatrac.
Pensateci…
F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: Mercedes AMG F1 – Red Bull Racing Honda