giovedì, Maggio 16, 2024

Gp Usa 2023: F1-Saturno divora se stessa

Cosa c’entra la F1 con “Saturno che divora i propri figli”? Quest’ultimo è un quadro (anzi una pittura murale) terribile di Goya e fa parte del suo ciclo detto delle “pitture nere”. Il padre degli dei olimpi che nella mitologia greca divora i figli perché essi non prendano il suo posto. Saturno è anche Crono, il Dio del tempo. Mi viene spontaneo pensare che, dopo lo spettacolo cui abbiamo assistito a Austin, sia la massima categoria del motorsport a divorare se stessa. Certo, in questo caso non se ne capisce il motivo… o forse lo si capisce pure troppo: macinare sempre più soldi.

Il problema però attiene al tempo e alla fisica. Quando una stella gigante esaurisce il suo combustibile collassa, deforma lo spazio tempo come un gigantesco imbuto che divora tutto ciò che la circonda, compresa la luce. Un buco nero. Voglio dire che c’è un punto di non ritorno, raggiunto il quale, poi, tutto implode. Anche in uno sport. Come mai mi sono lanciato in paragoni così “spericolati”, visto che parliamo di un Gran Premio?

Bè, intanto il tempo temo c’entri eccome. La F1 è il tempio della velocità, che tanto amiamo e che non è altro che il tempo accelerato, che corre veloce. E poi c’è il resto, cioè la voracità ha portato la F1 guidata da Domenicali a fare una cosa che non ha molto senso. Mi spiego meglio: non usare ad Austin il fine settimana canonico, ma quello delle gare sprint. Il problema è che è un circuito molto bello ma, nel Circus, è fra quelli con più asperità sul manto stradale. E tutto ciò ha creato un effetto a catena.

I team, stanti le regole attuali, non hanno potuto regolare al meglio le monoposto. Alcuni si sono tenuti il set up che avevano deliberato con il simulatore, altri hanno effettuato qualche correttivo. Ma subito, venerdì, arriva la mannaia del parco chiuso. Così taluni hanno deciso di utilizzare la mini gara, scientemente, per comprendere meglio le gomme. Altri, addirittura, hanno preferito partire dalla pit lane, domenica, proprio per poter intervenire sull’assetto delle proprie monoposto che evidentemente erano inguidabili. E se metti mano alle macchine in parco chiuso devi partire dalla corsia box, appunto.

In definitiva abbiamo assistito a storture incredibili che non solo sviliscono un format che non è mai davvero decollato ma che creano una serie di curiosi effetti collaterali. Ad esempio, alcuni scuderie come Ferrari e Mercedes (e chissà quanti altri, poi ci arriviamo) hanno bisogno di correre il più possibile schiacciati al fondo stradale perché il loro effetto suolo funzioni come sperano, cioè generando più carico possibile.

Solo che se corri su un circuito che ha dossi qua e là grattugi il fondo, soprattutto la parte della tavola in resina introdotta nel 1994 (per validi motivi) che, per regolamento, non può essere consumata più di tanto. Sennò incorri in una squalifica. E di più… fai 19 giri belli tirati per la gara sprint, e anche lì grattugi il fondo. Prima della gara vera e propria. E così, finita la corsa domenicale di un maestoso Hamilton e di un mesto Leclerc, controllo a campione e i due risultano con il pattino consumato oltre misura. Tre ore di conciliaboli e poi la decisione inevitabile.

Erano anni, molti anni che non accadeva una cosa simile. E sono pronto a scommettere quanto volete che in un fine settimana normale, dove il “coprifuoco” comincia dopo le qualifiche ordinarie del sabato, avendo a disposizione i canonici tre turni di prove libere, ogni team di F1 avrebbe trovato la quadra per evitare problemi di usura del pattino in resina senza incappare, in un secondo momento, nelle punizioni divine della Federazione Internazionale.

F1

E così, ovviamente, a notte fonda, quando ormai tutti i giornali avevano pubblicato la classifica ritenuta finale, ecco la vera e definitiva (per quanto ci è dato sapere) classifica finale senza Hamilton e Leclerc. Pensate ad Autosprint. Lo storico settimanale è andato in stampa a tempo di record e poi… scoprono ore dopo che le cose sono cambiate ma ormai il giornale sta arrivando in edicola, come ci ha raccontato Mario Donnini su Spit Stop.

Tornando a Domenicali, uno come lui dovrebbe ben sapere cosa significhi gestire una scuderia, una monoposto, cosa è tecnicamente la F1. Vivaddio, è stato il team principal della scuderia più importante e blasonata del motorsport. Tuttavia proprio il buon Stefano se ne era uscito tempo fa con una frase “leggendaria”, saturnina e sinistra: “Le prove libere piacciono solo agli ingegneri”. Che lui non le voglia per creare altre cose lo sappiamo. Spettacolo, spettacolo a tutti i costi. Ma siamo sicuri che lo voglia anche il pubblico? I numeri rispetto al Gran Premio dello scorso anno proprio ad Austin sembrano in controtendenza.

Eppure il “nostro” continua a difendere a spada tratta quel format che in fondo, diciamocelo, schifa quasi tutti. E stupisce che proprio Domenicali se ne faccia portabandiera. E allora vedete che torna tutto. Crono che divora i suoi figli, le stelle che esplodono e diventano buchi neri. E anche la pazienza di tanti appassionati che piano piano si spegne. O, forse, sono quelli come me che non hanno capito ancora nulla. Capita.


F1, Gp Usa 2023: Ferrari e il muretto disastroso non aiutano Leclerc

Red Bull-Verstappen. Voto: e vabbè

F1

Perez. Voto: “Sanza infamia e sanza lodo”

Leclerc. Voto: 5. Smarrito dal team, non capace di decidere e di avere visione di gara mentre gli snocciolavano piani A,B,C,D. Un muretto disastrato come quello attuale della Rossa non aiuta un pilota dal talento cristallino ma forse fragile in determinate circostanze come Leclerc. Incolpevole per la squalifica, meno per una partenza sbagliata. E così il primato è durato un centinaio di metri e tanti saluti ai suonatori.

Casco verde di Leclerc. Voto: Fra i più brutti che abbia mai visto.

Rapporto pole position-vittorie di Leclerc. Voto: sta diventando un incubo.

Sainz. Voto: 6. Solido, freddo. A differenza del compagno sa anche imporsi al muretto. La monoposto è quello che è, e allora massimizza. E i numeri in classifica gli danno ragione, per ora. Oltre al fatto che ha dato, per ora, l’unica gioia a Maranello (la vittoria di Singapore).

Hamilton. Voto: 8. Gara strepitosa. Al netto della squalifica, se il muretto Mercedes, secondo ormai solo a Ferrari e talvolta pure superiore nelle strategie sciagurate, non avesse fatto il solito pasticcio avrebbe potuto vincere. E battere il rivale che non sopporta (cordialmente ricambiato).

McLaren. Voto: sottotono.

Aston Martin. Voto: gambero verde.

Fia. Voto: e che ve lo sto a dire…


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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