martedì, Maggio 21, 2024

Rimpasto ai vertici della F1: Chase Carey fa il pieno di poteri

Da quel 7 settembre 2016, data in cui la F1 passò formalmente dalle mani di Bernie Ecclestone a quelle di Liberty Media, colosso statunitense dell’intrattenimento presieduto da Greg Maffei, tante cose sono cambiate in termini di organizzazione della categoria. Un investimento multimilionario quello affrontato dalla munifica società “a stelle e strisce” che, via via, sta modellando la serie regina del motorsport a sua immagine. Una ristrutturazione che ha inteso innanzitutto svecchiare e rendere meno arroccati in torri d’avorio mediatiche i protagonisti del Circus che, anche grazie allo sviluppo sempre più massiccio dei social network, hanno iniziato ad essere molto più interattivi con la base del tifo.

Il non semplice compito i trasformare la F1 da uno sport d’élite (nella comune percezione) ad uno più aperto al pubblico è toccato a Sean Bratches, sessantenne esperto di marketing nativo di Berlino. Che, dopo essersi insediato nel 2017 col ruolo di direttore commerciale, ha deciso di dimettersi dopo aver centrato gli obiettivi che la proprietà gli richiedeva. Bratches è stato uno stretto collaboratore di Chase Carey, tanto essere uno dei dirigenti più quotati un seno a Liberty Media insieme a Ross Brawn. L’esperto responsabile commerciale non mollerà del tutto la sua attività che continuerà dagli Stati Uniti con un ruolo da consulente.

Ma, fattivamente, qual è stato il lavoro di Bratches per la Formula Uno? La sua opera è stata silenziosa, ma gli effetti sono stati evidenti. Ha praticamente rivoluzionato l’approccio commerciale dell’intera categoria. E’ lui che è riuscito ad aumentare in maniera esponenziale le entrate frutto degli accordi con gli organizzatori dei singoli gran premi. Un lavoro di duplice profilo. Da un lato – e il rinnovo del GP di Monza sta a testimoniarlo – ha provveduto alla ridiscussione, al rialzo, di tutti i contratti preesistenti firmati da Ecclestone (che nemmeno scherzava nelle richieste economiche) e, dall’altro – e questa è stata l’attività con effetti più visibili – ha lavorato con successo alla ricerca di nuove sedi di gara col fine di allargare il calendario delle attività sportive che, tra qualche anno, a detta di Jean Todt, dovrebbe toccare le 25 tappe stagionali.

Liberty Media, per rientrare dallo sforzo mostruoso che è stato necessario per strappare il giocattolo dal vegliardo Bernie, ha avviato una massiccia campagna di recupero fondi che ha toccato sia i ricavi dai singoli GP che la crescita del volume medio di traffico social che sotto Ecclestone era praticamente da encefalogramma piatto. La strategia di Bratches ha funzionato, basti vedere il numero sempre crescente di tifosi che affollano i vari canali ufficiali della F1.

A conferma del buon lavoro del manager di origini tedesche arrivano le parole di Chase Carey che, nell’annunciarne la rimodulazione dell’incarico, lo ha lodato pubblicamente: “Sean ha ampliato il ventaglio degli sponsor, migliorato notevolmente la portata dei diritti media globali, migliorato gli accordi con gli organizzatori di Gran Premi chiave e introdotto due nuove gare che debutteranno nel 2020, ossia Vietnam e Olanda“. Ma non finisce qua. Ancora Carey: “Sotto la sua guida il business digitale della Formula Uno è stato rinnovato con il lancio di una nuova piattaforma web che ha esteso il marchio in vari settori, dal podcasting alle scommesse passando per i giochi. Fatti che hanno permesso il miglioramento di una serie di elementi chiave per il motorsport: partecipazione del pubblico alle gare, aumento delle share televisivo, coinvolgimento sui social network“.

Rimpasto ai vertici della F1: Chase Carey fa il pieno di poteri
Sean Bratches, direttore commerciale della F1 per conto di Liberty Media

Una serie di successi che hanno nascosto forse l’unico fallimento della sua gestione: l’organizzazione di un secondo GP negli Stati Uniti, per la precisione a Miami. Una gara la cui nascita è slittata a causa di ragioni logistiche e topografiche. In ogni caso questa battuta d’arresto non può sminuire tutto l’enorme lavoro fatto da Bratches che ha rilasciato brevi dichiarazioni di commiato: “Sono orgoglioso di lasciare la F1 in una posizione migliore rispetto a quella che ho trovato quando mi sono insediato. Con i miei collaboratori ho creato un team che ha lo scopo di servire al meglio i nostri fan e raggiungerne altri in giro per il mondo“. A capo di questa squadra, che risponderà direttamente a Chase Carey, ci saranno Ellie Norman (responsabile marketing) e Frank Arthofer (responsabile globale dei media e delle licenze).

Si evince, da questo nuovo contesto gestionale, che il triumvirato Carey-Brawn-Bratches che ha sin qui gestito le sorti della Formula Uno è stato spezzato, con il baffuto sessantaseienne di origini irlandesi a prendere una posizione ancor più preponderante. Se Ross Brawn, per competenze e storia professionale, circoscrive il suo lavoro ad un sfera prettamente tecnica, Chase Carey si trova investito di ulteriori compiti che ne accrescono la potenza in seno alla Formula Uno. E questo fatto potrebbe significare molto nelle future strategie di Liberty Media. Ricordiamo, infatti, che Greg Maffei potrebbe decidere di non rinnovare il mandato del suo collaboratore principale.

Voci insistenti volevano la candidatura di Toto Wolff in forte ascesa. Ma, a partire dal veto posto dalla Ferrari (leggi qui per approfondire) per finire alle difficoltà dell’ex “TP” della Williams a slegarsi dalla Mercedes – anche in virtù del possesso del 30% del pacchetto azionario – sembra difficile che il boss della Stella a Tre Punte possa prendere lo scranno di Carey. E’ vero che Maffei ha dichiarato a più riprese di pensare ad un uomo di pista per il timone di LM, ma sembra difficile, al momento, che un uomo che ha ben operato possa essere rimosso a cuor leggero. Il fatto che le mansioni di Bratches siano ora svolte da un duo che fa riferimento diretto a Carey indica che la proprietà di Liberty Media ha piena fiducia del presidente in carica della Formula Uno. Con buona pace di chi pensava di vedere Toto Wolff in cima alla piramide decisionale.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1

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1 commento

  1. LIBERTY MEDIA ci sa fare, ma io ODIO GLI AMERICANI!!! Speriamo non vogliano trasformare la F1 in una sorte di INDYCAR!!! Però non sarebbe male se team Amercans entrassero in F1. Vedi PENSKE,ANDRETTI o GANASSI.
    Meglio loro di MB o dei BIBITARI.????????❤????

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